Capitolo 4.

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ANITA'S POV:

Io e la ragazza abbiamo passato tutta la notte nella cella, è finalmente mattina quando ci comunicano che saremo trasportate all'IPM di Nisida. Non mi frega niente sinceramente, non tradirei la mia famiglia neanche sotto tortura, quindi possono farmi  tutti gli interrogatori possibili non dirò mai la verità.
Non pensavo però che la ragazza che era in cella con me sarebbe stata trasportata addirittura nell'istituto penitenziario, sembra così tanto una brava ragazza.

Il tragitto caserma - istituto penitenziario minorile lo conosco bene, non tanto tempo fa ero qui a colloquio con mio fratello per salutarlo ed ora invece sono qui come prigioniera.
La ragazza affianco a me, invece sembra spaventata, mi verrebbe da stringerle la mano ma purtroppo abbiamo entrambe le manette.

I cancelli si aprono lentamente e la pattuglia sulla quale siamo passeggere, entra  nell'immenso ingresso.
Nel campetto dove di solito ci sono i ragazzi nelle ore libere si inizia a sentire i vari schiamazzi, è ovvio che sono euforici di vedere chi è arrivato . Davanti a tutti noto mio fratello Ciro, è impossibile non notarlo con la sicurezza che lo contraddistingue prende una sigaretta dal pacchetto se la porta alle labbra e se la accende, il tutto senza mai distogliere l'attenzione dalla macchina della polizia. Mi viene da sorridere, pensando che non è cambiato di una virgola, è sempre lo stesso.

L'auto si ferma e una guardia penitenziaria viene ad aprirci la porta.
Appena scendo dall'auto vedo mio fratello perdere totalmente la sua sicurezza.
"Ani' - grida a gran voce per farsi sentire - che cazz ce fai c'ca?"
Ed ora come glielo spiego?! Guardo l'agente far scendere dalla macchina l'altra ragazza e approfittando del momento di distrazione corro verso il campetto da mio fratello.
"È successo un casino, devi dire a Pietro che deve parlare con me prima di fare qualsiasi stronzata." - mi affretto a spiegargli stando attenta a non farmi sentire dalle guardie. So che Ciro da qualche parte ha un telefono nascosto e so per certo che riuscirà a comunicare con nostro fratello.
"Ma che cazz stai dicen?"- è furioso, ma sapevo già che avrebbe reagito così.
"Dove credi di andare tu?"-la guardia viene a riprendermi tirandomi per un braccio.
"Fidati di me." - grido a mio fratello.
Spero che una volta sbollita la rabbia, faccia ciò che gli ho detto.

La guardia ci porta in una delle tante stanze, sotto lo sguardo attento delle ragazze.
"Questa è la vostra suite a 5 stelle."- ci prende in giro lei.
" E questi - prende dei vestiti da sopra una cassettiera e li porge alla ragazza alla mia destra  - sono per te ."
"Grazie."- lei sorride amaramente e si affretta a prendere i vestiti dalle mani della guardia. Deve essere stato un inferno aver passato tutta la notte in una cella con un paio di tacchi come quelli che indossa.
"Siete arrivate anche ad un orario perfetto visto che tra 10 minuti inizia l' ora ricreativa in sala comune con tutti."- continua con il suo tono di scherno  .
"Che cos'è?"- chiedo curiosa.
"E' na strunzat che si è inventata la direttrice  per farvi stare tutti insieme ed imparare qualcosa."- mi spiega.
"Ci saranno anche i ragazzi?"- chiedo euforica. Ho bisogno di parlare con Ciro, e quella sembra essere la mia unica opportunità.
"Sì ma non ti mettere strane idee in testa, ci saremo anche noi a controllarvi."- mi guarda con aria di sfida.
"Io non sto pensando proprio a niente, chiedevo per curiosità".- Tengo lo sguardo fisso verso di lei, se pensa di farmi paura non ha capito proprio nulla.
"Tra 5 minuti vi voglio pronte."- ecco appunto la prima a cedere è lei, che dicendo così va via.

La bionda che è in stanza con me, da quando se n'è andata la guardia, non ha proferito parola, non so neanche come si chiama. Percepisco  nel suo sguardo tristezza e spavento, e non capisco proprio come una così sia potuta arrivare fin qui.
Dopo che la guardia ci ha lasciate da sole, si è chiusa in bagno per cambiarsi, ma dal mio letto la sento piangere. Sono tentata di andare a chiederle che succede, ma sinceramente ho altre cose per la testa che pensare a come stia lei.
"Siete pronte.?"- La guardia fa capolino dalla porta, e proprio in quel momento la mia compagna di stanza esce dal bagno. Tolti il vestito nero di strass, e i tacchi alti neri, e con indosso una semplice t- shirt bianca, dei pantaloni della tuta nera, e delle scarpe sportive, sembra più adatta a questo posto.
"Venite con me."- ci dice lei, e noi la seguiamo senza dire nulla.
Anche le altre ragazze stanno uscendo dalle loro celle per seguire la guardia che ci sta portando a detta sua nella sala comune, l'unico mio pensiero ora è Ciro quindi non presto attenzione a quello che mi sta succedendo intorno.

Arrivati in questa mega sala, posso notare all'interno dei divanetti, dei tavolini con delle sedie mal ridotte, un tavolo da biliardo e altri giochi simili, e poi posto al c'entro della sala un enorme pianoforte nero lucido. Alla vista del pianoforte gli occhi della bionda al mio fianco si illuminano e subito corre vero l'oggetto in questione, lasciandomi da sola.
Roteo gli occhi non riuscendo proprio a capire cosa ci sia di bello nel suonare qualcosa di così stupido, e mi metto a cercare mio fratello.
Lo vedo  appoggiato al tavolo da biliardo con le braccia incrociate al petto, con sguardo fisso verso di me. Al suo fianco ci sono quelli che credo siano i suoi amici, e mentre mi avvicino a loro posso notare uno in particolare che non smette di fissarmi. E' un po' più basso di mio fratello, lo sguardo assottigliato e un ghigno malizioso stampato in faccia. Ciro nota che ci stiamo guardando  un po' troppo e decide che uno scappellotto sulla nuca dell'amico sia la soluzione migliore per fargli smettere di fissarmi. 
"Sei sempre così simpatico."- gli dico sogghignando una volta vicino a mio fratello e al suo gruppo.
"Ani' nun pazzia', ci sono cose più importanti di cui parlare."- ribatte lui serio.
"E che fai? Prima non mi presenti ad i tuoi amici?"- gli dico maliziosamente, e poi lo scanso totalmente.
"Io sono Anita, la sorella di Ciro."- mi presento, porgendo la mano per primo ovviamente all'amico che prima mi fissava.
"Io sono Edoardo, è un vero peccato che Ciro non mi abbia mai parlato di te."- mi dice per poi prendere la mia mano e appoggiarci piano le labbra sopra.
"Si' proprij  tutt scem. - lo schiaffeggia un ragazzo da i capelli rossi - Io sono Toto', nun o pensà a chist."
"A vulimm fernì?"- Ciro richiama la nostra attenzione, poi mi prende per un braccio e mi fa girare verso di lui.
"Pietro mi ha raccontato tutto, che cazz è cumbinat?!"- mi sussurra a denti stretti.
"Hai sentito Pietro? Glielo hai detto che deve parlare con me al più presto?"- sussurro per non farmi sentire dalle guardie, ma grazie al casino  intorno nessuno fa caso a noi.
"Ci ho parlato e mi ha detto che domani viene ai colloqui per parlarti, ma io voglio sentire la tua versione dei fatti."- il suo sopracciglio destro, tagliato giusto in mezzo, si alza nervosamente.
"Dovevo andare là solo per controllare la situazione ma alla fine ho partecipato anche io, è arrivata la polizia e siamo dovuti scappare. Solo che mentre correvamo io sono inciampata, e sono caduta a terra. "- gli spiego velocemente.
" E chilli strunz ti hanno lasciata indietro?"- è sempre più arrabbiato.
"Sì ma non c'era alternativa, gliel'ho ordinato io di andare via e non restare lì con me."- gli spiego bene la situazione, cercando di calmarlo.
"Nun me ne fott nu cazz che glielo hai ordinato tu, non dovevano lasciarti alla polizia."- lui serra la mascella.
"Così venivano arrestati anche loro? Lo sai che là fuori c'è una guerra, e senza soldati a famiglia nostra comm po' vencer?"- Ciro sta quasi per rispondermi ma veniamo interrotti dalla melodia del pianoforte.
Quelle note dolci ma indecise, attirano l'attenzione di tutti e anche stranamente di mio fratello.
 

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now