Capitolo 69.

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CIRO'S POV:

Ho fatto l'ennesima cazzata, e questa volta la cosa peggiore è che l'ho fatta davanti allo sguardo spaventato di Clarissa. Non volevo perdere il controllo così, eppure appena ho visto Carmine appoggiare le mani sulla pancia di Clarissa, una strana gelosia mi ha attraversato tutto il corpo, e non ero solo geloso di lei, ero geloso perchè lui stava compiendo un gesto che avrei dovuto compiere io. Sarei dovuto essere io quello al suo fianco, che avrebbe accarezzato piano la sua pancia per farle capire che sarei stato con loro, qualsiasi cosa succeda, ma io non c'ero e non ci potrò mai essere.

Ho accompagnato Clarissa in infermeria perchè non si è sentita bene e questo ha confermato ancora una volta che io devo starle lontano, le faccio solo del male, e potrei farne anche al bambino che porta in grembo, e di questo non potrei mai perdonarmene.
Quando è uscita dall'infermeria, ovviamente, non voleva neanche parlarmi, e non posso biasimarla, anch'io non vorrei al mio fianco una persona come me. La cosa importante è che però loro stiano bene, e presto staranno anche meglio lontani da me.

Appena torniamo in cella, io mi avvicino alla finestra per fumare mentre Edoardo si siede sulla sedia vicino al tavolino.
Non ho neanche il tempo di prendere il pacchetto dalla tasca che Edoardo mi porge quella che penso sia una fotografia.
"Questa credo sia per te."- mi dice.
Confuso la afferro subito, ma appena metto a fuoco capisco subito che non si tratta di una foto.
E' l'ecografia di Clarissa, non si vede quasi nulla, solo un piccolo pallino al centro di un grande buco nero, ma a confermare che è quello che penso, è la scritta dietro: "Questa è per te, papà."

Le mani mi tremano, e quasi non mi casca l'ecografia, sento il cuore martellarmi impazzito nel petto. Perchè l'ha fatto?! Perchè cerca ancora di farmi cambiare idea?! E' già tutto così difficile.

"E' quello che penso?"- mi chiede impaziente Edoardo.
Annuisco continuando a guardare incredulo quell'ecografia, quel minuscolo pallino è il nostro bambino, e probabilmente questa è la prima e ultima volta che lo vedrò.
"Cirù."- mi richiama il mio amico, ed io alzo prontamente il viso per guardarlo.
"Devi parlare con lei."- mi dice gentilmente.
"Io. .. non posso."- balbetto, forse, per la prima volta in vita mia.
"Se adesso vado da Clarissa - continuo adesso più deciso - sono sicuro che poi dopo non sarò più in grado di lasciarla andare."
" Se è quello che ti senti di fare."- Edoardo sta cercando di affrontare di nuovo uno dei suoi soliti discorsi sull'amore, ma io lo interrompo.
"E' quello che non posso fare."
"E' quello che non vuoi fare? O che non puoi fare?"- mi chiede scrutandomi attentamente, io chiudo gli occhi sperando che quell'ecografia sparisca dalle mie mani.
Ma quando li riapro, è ancora lì, il mio bambino è ancora lì, mi sta guardando, sembra stupido ma io sento i suoi occhi, che probabilmente non si sono ancora neanche formati, fissarmi intensamente.

"Vado a parlarle."- decido allora, mettendomi l'ecografia in tasca, cercando di non rovinarla.
E così sotto lo sguardo attento e felice del mio amico mi incammino verso l'ala femminile.

Quando arrivo fuori la cella di Clarissa, mi fermo a guardarla. E' seduta sulla sedia, e da le spalle all'entrata, i suoi morbidi capelli che hanno sempre avuto un odore di cocco buonissimo le ricadano giù per la schiena, e le lunghe gambe adesso fasciate dalla tuta grigia, sono appoggiate sul tavolo, lei è intenta a guardare il cielo, chissà che starà pensando, forse mi stava aspettando.

"Possiamo parlare?"- esordisco facendola sussultare.
Clarissa si gira a guardami, mentre io sono entrato già nella cella senza neanche aspettare il suo permesso.
"Ciao anche a te, Ciro."- mi dice mentre si alza dalla sedia.
"Anita non c'è?"- le chiedo notando il letto di mia sorella vuoto.
"E' andata a farsi la doccia."- mi risponde mentre si appoggia al tavolo e incrocia le braccia al petto.

Mi infilo nervosamente le mani nelle tasche della tuta, non sapendo proprio da dove iniziare, Clarissa mi guarda e come sempre riesce a capire i miei stati d'animo.
"Non volevi parlarmi?"- mi chiede infatti, smorzando l'imbarazzo.
"Perchè lo hai fatto?"- le chiedo io, cercando di tenere sempre una certa distanza tra di noi, ma non riuscendo a distogliere lo sguardo da lei.
"Cosa, Ciro?"- mi chiede guardandomi attentamente.
"Lo sai."- le rispondo avvicinandomi di un passo, solo uno, solo per sentire il suo odore di cocco.
"Perchè sono una stupida."- mi dice sviando lo sguardo.
"Che significa?"- sono confuso, non capisco proprio perchè lo abbia fatto.
"Sono stupida perchè penso che nonostante tutto, tu avevi il diritto di vederlo, anche solo un'unica volta."- mi spiega.
"Questo non cambia le cose, lo sai."- non ce la faccio, non ce la faccio più a guardarla. Mi fa male nel cuore, nelle ossa, nell'anima.
"Finchè sono qui, vale la pena provarci."- scrolla le spalle, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
"Io non ne valgo la pena."- stringo i pugni nelle tasche perchè la voglia che ho di lei mi sta iniziando a far formicolare le mani.
"Questo è praticamente quello che mi continui a dire da quando ci siamo conosciuti, ma qui - si posa una mano sulla pancia- c'è la prova che tu ne vali la pena."

"Questo è stato l'ennesimo sbaglio che io ho fatto, ti ho trascinata a fondo, ti ho rovinato la vita. Pecchè nun o capisc?"- alzo la voce arrabbiato.
"Tu hai dato vita ad un altro essere umano, con l'amore..."- cerca di dirmi ma io la blocco.
"Ma qual amore Clari'?! Ho condannato un altro essere umano alla vita di merda che io ho vissuto fino e mo."- con un balzo mi avvicino a lei.
"Ciro, io ti amo, e sono sicura che anche tu a modo tuo, provi le stesse cose che provo io, è questo tutto quello che serve a questo bambino, noi lo possiamo proteggere."- siamo ad un millimetro di distanza.
" E se non ci riuscissi? Se succedesse qualcosa a te o al bambino?! Io non me lo potrei mai perdonare."- le confido i miei timori.
"Andiamo via da Napoli, io tu e il bambino, insieme."- mi dice accarezzandomi una guancia.
"Clari' io non posso."- appoggio la mia fronte sulla sua.
"Ti prego. Ho bisogno di te, abbiamo bisogno di te, papà."- mi dice mentre cerca di baciarmi ma io mi scanso, non può succedere.
Da quella posizione allunga le mani dietro la sua schiena e afferra la stessa ecografia che ha dato anche a me, credo ne abbia fatto delle copie.

La sovrappone tra di noi.
"Guarda questa e dimmi che non provi niente."- mi dice poi.
"Clari'."- distolgo lo sguardo, perchè fa male, è una coltellata dritta al centro del petto.

"Ciro, guarda tuo figlio e dimmi che non provi niente. Dimmi se è vero che tu sei solo il figlio di un boss che mi ha usata e basta, o se sei quello che mi ha difeso dai Di Salvo salvandomi la vita, che mi ha aiutato a sfidare tutte le mie paure, che mi ha fatto sentire viva come non mi è mai successo, e che mi ha fatto il miglior regalo del mondo."- gli occhi le si riempiono di lacrime.
Guardo prima l'ecografia, poi lei, cercando di essere il più freddo e crudele possibile.
"Sono solo Ciro Ricci, il figlio di un boss."- e così dicendole mi distacco da lei, sento improvvisamente una sensazione di vuoto intorno.

"Mi dispiace essermi sbagliata così tanto, purtroppo non c'è più niente da salvare in te."- mi dice mentre si asciuga una lacrima che le ricade sulla guancia, e questo fa più male di 10 coltellate.
"Dispiace anche a me, per tutto."- ammetto, e questa volta sono sincero.
"Tra due giorni vado via, così sarai contento di saperci lontani per sempre dalla tua vita di merda."- mi dice mentre mi da le spalle e si avvicina alla finestra, facendomi capire che non vuole più vedermi.
"E' meglio accussi."- le dico mentre la guardo probabilmente per quella che sarà l'ultima volta.
Voglio fotografarla mentalmente, così da poterla ricordare per sempre, poi piano esco dalla cella.

Sei stata l'unica, principessa, che è riuscita anche solo per un istante a farmi sentire vivo, a farmi pensare che forse una possibilità di vita migliore ce l'avevo anch'io, ma è durato tutto troppo poco. Tu sei tu, bella, intelligente, una brava ragazza con un futuro perfetto che l'aspetta, ed io sono io, il figlio di un boss, un'anima rotta, condannato a vivere una vita tra morte e sangue, e due come noi non potrebbero mai stare insieme.

SPAZIO AUTRICE:
Nonostante la testardaggine di Clarissa, Ciro ha fatto la sua scelta... sarà davvero un addio questo tra loro due?
Ci avviciniamo alla fine...

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now