Capitolo 8.

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CLARISSA'S POV:

Ricordo che a 7 anni ancora non avevo imparato a portare la bici senza rotelle. Un pomeriggio di calda estate mentre ero nel giardino di casa mia da sola a giocare, intanto che mia madre tornò in casa a rispondere al telefono che squillava, mi venne la brillante idea di prendere la bici rosa che mi avevano da poco comprato i miei genitori, e salirci sopra. Papà mi aveva detto che avrei dovuto aspettare lui, ma io già testarda come un mulo, mi impuntai che dovevo imparare da sola. Non riuscì a fare neanche un passo che subito caddi, mi rialzai subito per la vergogna di non esserci riuscita e non curante del dolore lancinante che provavo al ginocchio, mi intrufolai in casa correndo verso il bagno. Lì ero sicura di trovarci la cassetta di pronto soccorso perchè mamma la metteva sempre nel mobiletto in basso. Mi abbassai i jeans fino alla caviglie, per controllare la situazione, il ginocchio era graffiato ed insanguinato, ma non mi scoraggiai, sapevo cosa fare. Presi il dischetto d'ovatta e lo bagnai con l'acqua ossigenata, lo passai sopra i graffi e pure se bruciava, anche in quel caso non mi scoraggiai, ci misi sopra un cerotto e mi rialzai i pantaloni.

Mia madre non si accorse mai di nulla, e i graffi in pochi giorni scomparvero, ma qualcosa nel mio cuore cambio. Decisi da quel momento che sarei diventata medico per curarmi da sola le ferite, e per curare quelle degli altri.
Mi sono impegnata molto, ho sempre studiato, ho rinunciato alle uscite con le amiche, e se penso che tutto ciò potrebbe essere andato in fumo per un qualcosa che non ho neanche fatto mi sale una rabbia disumana.

Stamattina fortunatamente però mi permetteranno di vedere i miei genitori, non vedo l'ora. La mia compagna di stanza è già stata chiamata per i colloqui, io invece cammino avanti ed indietro per la cella aspettando il mio turno.
Stamattina la bruna, che ho scoperto chiamarsi Anita ha cercato di dialogare con me, ma io resto sempre sulle mie. Non mi fido della gente che circola qua dentro, tanto meno di questa Anita e del fratello Ciro, che per qualche strano motivo comanda tutti i ragazzi all' interno dell' IPM.

La guardia entra nella cella e mi guarda con compassione.
"Clari' mi dispiace ma per te non è venuto nessuno."- mi dice ed io non riesco a crederci.
"Come non è venuto nessuno? Ne è sicura? Mio padre? Neanche mia madre?"- le chiedo iniziando ad agitarmi.
Lei scuote la testa e mi accarezza una spalla con dolcezza.
"Non è possibile."- dico più a me stessa che a lei.
"Se vuoi però li puoi chiamare, concediamo una chiamata una volta alla settimana."- abbozza un sorriso.
"Sì, certo, grazie."- le dico tornando a sorridere. Forse c'è un motivo se non sono venuti, magari stanno male.
"Vieni con me."- mi dice e ci incamminiamo fuori dalla cella.

Arrivati in un piccola stanza buia, la guardia mi indica il telefono e mi comunica che però lei deve restare per forza qui con me perchè deve ascoltare l'intera conversazione. Sinceramente non me frega, non ho nulla da nascondere, voglio solo sapere cos'è successo ad i miei genitori.
Compongo il numero sul telefono fisso e subito me lo porto all'orecchio, passano i minuti ma il telefono continua a squillare a vuoto. Ci riprovo una, due, tre volte ma ad un certo capisco che non è il caso di continuare ad insistere, non mi risponderanno.

Prima di essere riportata in cella dalla guardia, le chiedo se gentilmente può farmi sapere se magari è successo qualcosa ad i miei genitori, magari c'è una spiegazione logica a tutto ciò, e lei mi dice che farà il possibile per scoprirlo.
Una volta rimasta da sola mi siedo sul mio letto e inizio a pensare che forse è colpa mia se i miei genitori non sono venuti. Sono sempre stata una figlia modello, certamente ho i miei difetti, ma sono sicura che non avrebbero mai pensato che sarei finita in carcere. Forse è colpa mia, mi merito tutto questo, loro sono delusi da me. Se solo sapessero però che io non c'entro nulla con quella droga tutto tornerebbe come prima. Calde lacrime iniziano a scendermi sul viso, tanto che non riesco neanche a vedere che Anita è appena entrata nella cella.

Abbiamo avuto una breve conversazione e presa dalla rabbia le stavo quasi confidando che in realtà io quella droga non l'ho mai vista, ma mi sono fermata in tempo. Lei e suo fratello non dovranno mai scoprirlo, mi crederebbero una debole e questo non deve succedere.

Ci hanno portato giù in cortile per la nostra ora libera ed Anita una volta arrivate mi lascia finalmente da sola. Poco lontano da me intravedo Carmine, il figlio di Wanda Di Salvo, sapevo che era qui. Lo conosco fin da quando siamo piccoli, lui è diverso dalla sua famiglia. E' una perla rara in mezzo alla merda che ci circonda.
Mi faccio largo tra le ragazze per raggiungerlo e quando anche lui mi vede gli salto praticamente tra le braccia.

"Clari' e che ce fai c'ca?"- mi chiede lui stupito di vedermi.
"E' successo un casino."- gli rispondo vaga.
"Che è successo?"- mi chiede preoccupato.
"Stavo andando ad una festa, e mi hanno trovato della droga nella borsa, ma ti giuro che io non c'entro nulla. Quella roba non l'ho neanche mai vista in vita mia."- mi affretto a rispondergli, stando attenta a non farmi sentire da nessun'altro.
"Clari' io ti conosco, lo so come sei fatta, e sono sicuro che tu sia innocente."- mi dice dolcemente ed io lo abbraccio.
"Grazie, non sai quanto è bello sentirti dire queste cose. I miei amici non mi hanno creduto, e i miei genitori non sono nè venuti al colloquio nè mi rispondo a telefono, nessuno mi crede."- mi agito al sol pensiero che i miei genitori non credono alla mia innocenza.
"Stai tranquilla, tutto si risolverà, ne sono sicuro."- mi rassicura lui.
"Tu come stai? E Nina?"- gli chiedo. Sono anni che è fidanzato con Nina, lei è veramente dolcissima e fortunatamente non fa parte di tutto quello schifo che si porta dietro. So che Carmine è qui per averla difesa, e questo fa capire quanto loro si amino.
"Sto bene, e Nina è - prende una pausa, sorride e poi riprende - è incinta."
"Ma questa è una notizia bellissima."- gli dico facendo dei piccoli saltelli sul posto.
"Sì, ma come posso fare il padre se sto chiuso qua dentro?"- mi chiede incupendosi.
"Hai ragione, però tu sei qui perchè hai difeso la tua ragazza, non dimenticarlo mai. Sei una brava persona."- abbozzo un sorriso.

Sono contenta di aver incontrato Carmine, almeno adesso ho una persona sulla quale contare qui dentro.

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now