Capitolo 36.

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ANITA'S POV:

Le guardie ci dividono per riportarci in cella, ma io sono più veloce di loro e senza farmi vedere da nessuno tiro Edoardo per un braccio, lui mi capisce al volo e senza fare troppe storie mi segue.
L'unico posto sicuro dove poter parlare con lui è sul tetto, anche se tornare lì mi provoca una strana fitta allo stomaco.

Una volta arrivati sul tetto, inizio a gridargli contro.-"Mi dici che ti è saltato in mente? Fare quella sceneggiata davanti a tutti? Davanti a mio fratello?"

"Volevo solo difenderti, non era giusto che Teresa ti trattasse così."- mi risponde lui come se fosse la cosa più normale del mondo.
"E secondo te ij teng bisogn e te che mi difendi?" - lo fulmino con lo sguardo.
"No Anita, tu sai difenderti da sola. Sei un'adulta, forte ed indipendente, che usa le persone, e che non ha bisogno di nessuno, brava complimenti." - batte le mani davanti al mio viso.
"E se hai capito questo di me perché hai fatto quel casino?" - gli chiedo incrociando le braccia al petto.
"Perché so nu scem, e perdo ancora tempo appriess a te." - dalla sua bocca fuoriesce una risatina amara.
"È tempo perso con me." - gli dico distogliendo lo sguardo.
Lui si avvicina. - "Non è mai tempo perso, se una cosa importante."
"Io sono importante?"- mi esce fuori ma poi mi mordo la lingua. Non dovevo chiederlo.
"Tu proprio non lo capisci che io ci ho perso la testa per te." - mi inchioda con lo sguardo, avvicinandosi sempre di più.
"Tu perdi la testa un po' troppo spesso." - gli dico con tono beffardo.
"Credo che 10 minuti fa ti ho dimostrato che non me ne frega un cazzo di nessun'altra, se non di te." - mi dice dolcemente.
Sto combattendo una guerra interiore con il mio cuore.
"L'hai fatto per questo? Per interpretare la parte del principe azzurro che salva la donzella in pericolo?"- gli chiedo sogghignando.
"Che devo fare per convincerti che voglio solo te?" - mi chiede a pochi passi da me.
"Niente, perché io non voglio te." - mento.
Ti voglio e pure fin troppo.

"E allora perché me purtat c'ca?" - mi chiede alzando un angolo della bocca.
Lo sapevo che sarebbe successo, che avrebbe rigirato la cosa a suo vantaggio.
"Dovevo mettere le cose in chiaro."- ribatto decisa.
"E quali sono queste cose da chiarire?"- mi chiede sogghignando.
"Che non devi fare mai più una stronzata del genere."- lo rimprovero.
"Ho imparato dalla migliore a fare e stronzate e poi subito dopo pentirmene."- mi guarda con rammarico, ed io mi sento morire.
"Non so a cosa ti riferisci."- incrocio le braccia al petto, per poter mettere una certa distanza tra di noi ma non  funziona lui continua ad essere sempre troppo vicino.

"Come la stronzata di aver fatto sesso con me." - mi dice colpevole.
Non c'è la faccio più a resistere.
"Quella non è stata una stronzata, è stata forse l'unica cosa buona che ho deciso di fare in vita mia." - gli confesso esausta di combattere una guerra che non riesco a vincere.
"Dimmelo ancora." - mi implora lui sorridendo.
È troppo vicino, non riesco a respirare regolarmente.

"Aver fatto sesso con te è la stessa la cosa più bella che io abbia mai fatto in tutta la mia vita." - gli confesso di nuovo.
"Tu sei tutta matta, perché hai alzato questo muro con me?" - mi chiede confuso.
"Perché avevo paura e quando hai paura hai due possibilità o scappi o la affronti, ed io ho deciso di prendere la via più facile." - gli spiego, lui si mette a ridere.
"Che c'è Anita Ricci tien paura di me?" - continua a ridere.
"Di te, di me, di quello che provo quando mi sei vicino, di questa situazione, della reazione di mio fratello se lo dovesse venire a scoprire." - inizio a farfugliare.
"Ne possiamo parlare in un altro momento? Perché mo sto morendo dalla voglia di mangiarmi stu muss cu stu russet russ." - mi dice guardandomi le labbra.

Lo tiro verso di me e poi faccio combaciare le nostre bocche. Mi era mancato così tanto il suo sapore, che non lo lascio neanche respirare, mi prendo tutto.
È famelico, è passionale, è proprio come me.
Gli allaccio le mani dietro al collo, lui mi infila una mano sotto la maglietta fino a raggiungere il mio seno che stringe con forza.
Grugnisco sulla sua bocca, lui mi tiene ferma con l'altra mano posta sul fianco.
"Tu mi fai perdere totalmente il controllo." - mi sussurra sulla bocca, per poi passare a baciarmi dietro l'orecchio.
Io emetto un mugolio di piacere.
"Ho trovato il tuo punto debole." - mi dice continuando a baciare quel punto sensibile.
"Sei tu il mio punto debole." - sussurro roca.
"Nun me ricer accussi." - mi dice mordendomi il lobo dell'orecchio, e stringendo la presa sul mio seno.
"Ci dobbiamo fermare." - gli dico spostandogli il viso per poterlo guardare.
"Proprio mo?" - mi chiede contrariato.
"Dobbiamo tornare prima che qualcuno si accorga della nostra assenza." - gli dico a malincuore, mentre toglie lentamente la mano da sotto la mia maglia.
"Se scendiamo da questo tetto tu tornerai ad evitarmi?"- mi dice intristendosi.
Non so cosa dirgli, così distolgo lo sguardo. Ma lui mi afferra il mento per costringermi a guardarlo.
"Piccre'."- mi richiama di nuovo con quel soprannome tanto odiato ma che mi fa venire la pelle d'oca.
"Non so cosa in realtà io voglia."- ammetto flebilmente.
"Tu vuoi me come io voglio te, questo è palese."-  mi dice ad un millimetro dal viso.
"E' troppo complicato."- scuoto la testa.
"E a te non piacciono le cose complicate?"- sogghigna lui.
"Se mio fratello lo scoprisse?"- sospiro.
"E mica glielo dobbiamo dire per forza."- ribatte lui.
"Mentiresti al tuo migliore amico?"- chiedo confusa.
So che per mio fratello la fiducia è una delle cose più importanti, e so anche che cosa potrebbe succedere se qualcuno lo tradisse.
"Per te farei qualsiasi cosa."- mi dice rubandomi un altro bacio a stampo.
"Smettila di recitare la parte dell'innamorato con me."- lo ammonisco ridendo.
"Sto solo cercando di ammaliarti pe' te' ra natu vas."- mi prende in giro lui.
"E come procede questo piano?"- gli chiedo sogghignando.
Lui si avvicina e mi da un altro bacio, che io ricambio.
"Bene, non credi?"- ride maliziosamente.
"Ero seria comunque, come facciamo con mio fratello?"- gli chiedo facendomi più seria.
"Ma mica glielo dobbiamo dire per forza."- mi guarda malizioso.
"Edo' si metterà male, veramente molto male, se gli mentiamo."- lo ammonisco.
"Allora facciamo che non glielo diciamo per ora, poi più in là ci parlo io."- mi rassicura lui.
"Succederà un casino."- dico  atterrita.
"Piccrè guarda che il casino ormai lo abbiamo già fatto quando siamo stati insieme al mare."- mi dice stringendomi il fianco.
"Ed io muoio ogni volta che penso a quel pomeriggio ."- mi sussurra sulla bocca prima di darmi un altro bacio.

Ed io lo lascio fare, perchè so che tutto ciò è pericoloso ma so anche che  mi piace da morire.

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now