Capitolo 35

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ANITA'S POV:

Finalmente  questo progetto dei quadri oggi finisce. Devo ammettere che  un po' mi è piaciuto. Ho iniziato a muovere insicura i pennelli sulla tela è mi è venuto fuori una bella cosa, ho scoperto  che inaspettatamente disegnare mi piace. Infatti ho rubato dei fogli e delle matite e le ho nascoste in camera, in modo che quando ho voglia di liberare la mia testa da i mille problemi che mi circondano mi basta appoggiare una matita sul foglio bianco e stranamente così riesco a calmarmi.

Beppe ci ha detto che l'insegnante del progetto valuterà con dei voti i nostri quadri, ed io non vedo l'ora di conoscere il mio voto. Non me n'è mai fregato nulla di studiare e di andare bene a scuola, ma in questo progetto mi sono impegnata e voglio essere ripagata almeno con un bel voto.

"Sono sicura che il tuo quadro riceverà un buon voto, forse il più alto della classe."- mi dice Clarissa al mio fianco. 

Siamo tornate a parlarci, dopo una settimana. Non mi è andato giù il fatto che lei abbia ficcato il naso nella situazione tra me ed Edoardo, e quindi le ho detto delle brutte cose che in realtà non pensavo neanche. Ma ieri l'ho vista piangere disperata in bagno e non sono riuscita a trattenermi nel chiederle cosa fosse successo. Lei mi ha confidato che i Di Salvo tramite suo padre le hanno ordinato di uccidere mio fratello, e lì ho sentito la terra tremare sotto i piedi. Sarei capace di ucciderli  uno ad uno a mani libere se mai dovessero toccare i miei fratelli, ma lei mi ha tranquillizzato  dicendo che Ciro ha un piano ed io di lui mi fido ciecamente.
Clarissa crede alla favole d'amore, un po' mi infastidisce questo suo voler volare con la fantasia  ma  dall'altra parte credo che  a mio fratello una così faccia solo del bene. Se lei riesce a far breccia nell'apatia di Ciro con questi suoi modi dolci e gentili ben venga, solo che questa storia è un po' troppo complicata e  non vorrei che nessuno dei due si facesse  male.

"Tanto non me ne frega più di tanto."- le dico fingendo indifferenza. 
"Ah e perchè ti sei portata dei fogli in cella e la notte ti metti a disegnare?"- mi dice lei prendendomi in giro.
"E tu che ne sai?"- chiedo fulminandola con lo sguardo.
"Per caso condividiamo lo stesso  spazio quasi 24 ore al giorno?"- mi chiede ridendo, io mi ammutolisco.
"Anita, non devi vergognati di quello che provi, almeno non con me."- mi dice dolcemente.
Sospiro e poi le rispondo.- " E va bene, hai ragione, mi piace disegnare."
"Ma poi me li fai veder questi disegni?"- mi chiede emozionata.
"Mo' ti stai allargando un po' troppo."- le schiaffeggio un braccio.

D'un tratto si avvicinano i ragazzi del progetto insieme all'insegnante.
"Allora ragazze ci fate vedere questi quadri?"- ci chiede l'insegnante. 
Io subito le mostro  entusiasta il mio quadro.
"Le stelle?"- mi chiede uno dei ragazzi del progetto.
Io annuisco  e poi rispondo.-" Non fatemi spiegare il motivo, perchè non ve lo dirò, e poi i quadri dovrebbero parlare da soli, no?"
L'insegnante ridacchia leggermente.-" E infatti questo tuo quadro dice tante cose, tante quante le stelle che hai disegnato. Sei stata molto brava,  credo che questo sia il quadro migliore che abbia visto fino ad ora. Studiavi disegno per caso  prima di finire qui dentro?"
"No e non sapevo neanche che sapessi disegnare."- le confido.

"In realtà se mi permette prof.  non sono pienamente d'accordo con lei."-  Improvvisamente si intromette Teresa.
Ispiro e butto aria dal naso, cercando di restare più calma possibile.
"E perchè mai?"- le chiede confusa l'insegnante.
"Si tratta di una tecnica tutta sbagliata, partendo dalle linee e finendo per i colori."- spiega lei:
"E quando mai l'arte per comunicare qualcosa, deve essere perfetta?!"- la prof. sorride guardando fiera il mio quadro.
Di punto in bianco però l'insegnante viene richiamata da Beppe, alcuni ragazzi la seguono ma per qualche strano motivo Teresa resta impalata davanti a me.
"Non capisco cosa ci vedano di così tanto speciale in questo quadro."- lei fa spallucce.
In un movimento repentino afferro un pennello da tavolo per ficcarlo negli occhi di questa stronza, ma Clarissa è più veloce di me e mi blocca.
"Non vale la pena finire di nuovo in isolamento per lei."- mi ammonisce mentre io la guardo con il fuoco negli occhi.
"Ascolta la tua amica, sembra molto più intelligente di te."- Teresa sogghigna.
"Vuoi vedere come allungo la mia condanna uccidendoti direttamente?" - mi avvicino pericolosamente.
"Anita!"- una voce alle mie spalle mi richiama ma non è quella di Clarissa, è mio fratello Ciro che ci ha raggiunto insieme ad i suoi amici.
"Che sta succerenn c'ca?"- mi chiede ponendosi al mio fianco, io faccio istintivamente dei passi indietro.
"La ragazzina perde troppo facilmente il controllo."- risponde Teresa al posto mio.
"La ragazzina ti ha già messo  una volta le mani al collo, non ti è bastato? Vuoi il resto?"- le chiedo avvicinandomi ancora ma Ciro mi tira per un braccio.
"Ti ho detto che qua dentro non voglio casini e tu ne hai  già ne hai combinati tanti."-  ringhia a denti stretti.
"Io me ne fotto di quello che mi dici. Famm accirer a sta stronz."- mi scrollo dalla sua stretta.
"Ascolta tuo fratello , non combinare altri casini."- continua a ridere vittoriosa, pensando che io veramente sto agli ordini di Ciro.
E infatti con un movimento improvviso le do uno schiaffo così forte che quasi non le si stacca la testa dal collo.
Ciro mi tira questa volta con entrambe le braccia, io vorrei liberarmi dalla sua presa ma so che non posso attirare attenzione. 
"Tu non stai bene."- Teresa si porta una mano sulla guancia.
"Oh e mo' basta."- inaspettatamente Edoardo si sovrappone in mezzo a noi.
"E lei che ha iniziato."- si difende Teresa.
"Tu le rutt o' cazz, che  ti aspettavi?"- chiede Edoardo.
"Io non ho fatto niente di male. Le ho solo detto che il suo quadro non ha niente di speciale, ma lei non riesce a gestire la sua rabbia. Penso che debba andare da uno psicologo."- continua a provocarmi.
Io stringo i denti e più cerco di divincolarmi più Ciro stringe la sua presa su di me.
"Teresa ferniscel e ricer strunzat."- la ammonisce lui.
"Credi a lei e non a me?"- il suo viso si incupisce di colpo.
"Sì." - ammette Edoardo, io strabuzzo gli occhi, mio fratello guarda la scena confuso.
Ma che cazzo fa? Difendermi così davanti a tutti? Davanti a mio fratello?

D'un tratto si avvicinano le guardie.
"E c're stu burdell?"- ci chiede Lino.
"Stamm pazzian, è vero Ani'?"- Ciro mi fulmina con lo sguardo.
"Sì è tutto apposto."- finalmente mi lascia libera.

"Jammuncen ja."-  ci dice Lino mentre le guardie iniziano a dividerci.

Ma io  sto solo pensando di parlare con Edoardo, non deve mai più permettersi di difendermi, davanti a mio fratello, tra l'altro.



ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now