Capitolo 31.

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CLARISSA'S POV :

"Mo' ti sij calmat?" - mi chiede Ciro seduto sul divano al mio fianco, io annuisco flebilmente.
Appena gli ho raccontato la storia delle mie ormai ex amiche sono scoppiata a piangere di nuovo e lui ha cercato, a suo modo, di tranquillizzarmi.

"Clari' l'amicizia è un sentimento sopravvalutato." - mi dice lui mentre si accende una sigaretta.
"Forse perché tu non hai mai avuto un amico, e non sai cosa significa essere pugnalati alle spalle." - gli dico io scuotendo la testa contrariata.
"Ti superstiti sapendo quello che io ho visto." - mi dice distogliendo lo sguardo.
"Voglio saperlo. - gli dico mettendogli una mano sulla gamba, lui guarda il mio gesto. - voglio sapere tutto quello che hai passato, voglio sapere tutto di te."
"Se te lo dico poi non dormiresti la notte." - mi dice inchiodandomi con lo sguardo.
Si alza improvvisamente, facendo ricadere la mia mano.
"Ti voglio portare in un posto." - mi dice cambiando discorso.
"Dove?" - gli chiedo curiosa.
"Sulle giostre." - mi risponde lui sorridendo.

Quando arriviamo alle giostre  che distano poco lontane da casa di Ciro, resto meravigliata, come una bambina che apre il suo regalo di Natale a mezzanotte.
"Mica tieni paura?" - mi chiede preoccupato Ciro.
"Era proprio ciò di qui avevo bisogno." - scuoto la testa sorridendo.

Ciro mi fa fare un sacco di giri sulle giostre di cui alcune non sapevo neanche il nome, ma non ho avuto paura neanche un po'. È stato magico, quando scendiamo dalla ruota panoramica ho ancora l'adrenalina che mi scorre nelle vene.
"Non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto questo." - gli dico sorridendo come un ebete.
"Conosco tanti modi con i quali potresti ringraziarmi." - sogghigna malizioso.
"Cretino!" - esclamo dandogli un leggero buffetto sulla spalla.
"Torniamo a casa Principe', c'è una cosa importante che voglio mostrarti." - mi dice  avvicinandosi, poi mi prende per mano e insieme ci incamminiamo verso casa.

"Che mi devi fare vedere?" - gli chiedo morendo dalla curiosità, appena mettiamo piede in casa sua.
"Vien cu'mme." - mi fa segno di seguirlo su per le scale.
Saliamo tre rampe di scale, attraversiamo un lunghissimo corridoio, e alla fine arriviamo in una stanza in cima alla casa. È semi buia e piena di scatoloni.
"Volevi che ti mostrassi una parte di me, questa è una di quelle." - mi dice guardandosi intorno.
"Non capisco." - gli dico confusa.
"Quando ero piccolo, avevo bisogno di un posto dove rifugiarmi. In casa c'era sempre gente, sempre grida, sempre casino ed io ero ancora troppo piccolo per capire tutto ciò che succedeva intorno a me. Così correvo su  per le scale e venivo a chiudermi in questa stanza. Qui smettevo di essere Ciro, il figlio di un boss, ed ero solo Ciro un bambino che fantasticava con la mente. Nessuno mi cercava mai, fin quando poi anni dopo Anita lo ha scoperto e me venev a scass o cazz. "- dice sorridendo con l'ultima frase.
"Immagino quanto sia stato difficile per te crescere in tutto questo." - gli dico e gli occhi mi si riempiono di lacrime.
"No, non lo puoi neanche immaginare. Tutto il male che io ho visto, ho subito ed ho anche inflitto tu nun saje neanche aro sta' e cas. Perché tu sei un'anima pulita." - mi dice avvicinandomi e accarezzandomi una guancia.
"Anche tu lo sei. Non è colpa tua se sei cresciuto in mezzo a tutto questo." - provo a spiegargli, ma lui fa dei passi indietro.
"Ti voglio mostrare un'altra cosa ancora." - mi dice cambiando nuovamente discorso. Ormai ho capito che fa così, quando non vuole rispondere alle mie domande.
Mi trascina dietro degli scatolini, dove c'è qualcosa coperto da un telo bianco.
"Che cos'è?" - chiedo confusa ma anche curiosa.
Lui toglie velocemente il telo e da sotto ne esce un pianoforte nero lucido.
"Me lo fai un regalo? Me la suoni di nuovo quella canzone? "- mi chiede assottigliando lo sguardo.
"Posso veramente?" - gli chiedo titubante.
"Non aspetto nient'altro." - mi risponde indicando lo sgabello davanti al pianoforte.
Prendo posto, sistemandomi il vestito rosa pallido che indosso  alla meglio che posso.
Però prima che possa mettere mano sulla tastiera, Ciro mi ferma.
"Aspe' ce manc na' cos." - mi dice ed io lo vedo allontanarsi per prendere qualcosa da uno scatolone.

Quando torna da me, si siede al mio fianco sullo sgabello a gambe aperte.
Tra le mani ha una coroncina di plastica piena di pietre colorate, una di quella che usano le bambine da piccole.
"Era di Anita ma come puoi immaginare non ci ha mai giocato." - mi spiega mentre me la appoggia tra i capelli.
Ed io rido al sol pensiero che Anita che è un maschiaccio posso aver mai indossato questa coroncina.
"Mo' si proprio na' Principessa." - mi dice lui mentre sogghigna.

Io mi risistemo e finalmente poggio le mani sulla testiera.
Inizio a suonare le note dolci della canzone di Ultimo, ma questa volta avere Ciro al mio fianco mi da una carica in più.
Ci metto dentro tutte le emozioni che sto provando in questo momento, sono confusionarie ma intense, così forti da farmi girare la testa.

A canzone finita mi giro verso Ciro che aveva tenuto gli occhi chiusi tutto il tempo.
"Nessuna mi aveva mai dedicato una canzone." - mi dice riaprendo piano gli occhi.
"C'è una prima volta per tutto." - gli dico sorridendogli.
"Tu sei la mia prima volta in tante cose." - mi confida avvicinandosi e facendo strofinare i nostri nasi.
"Anche tu lo sei per me." - gli sussurro.
Non riesco più a resistere e lo bacio, lui ricambia subito. Mi accarezza una gamba, lasciata scoperta dal vestito, l'altra la appoggia sul mio fianco attirandomi verso di lui il più possibile.
"Principe' non c'è la faccio più a resistere, devi essere mia." - mi sussurra sulla bocca.
"Voglio essere tua." - gli confido sicura.
Mi alza rudemente e mi fa sedere a cavalcioni su di lui.
Mi bacia il collo, e le sue mani si insinuano sotto il mio vestito fino ad arrivare al mio sedere che afferra con forza.
"Aspetta!" - lo fermo alzandogli il viso per farmi guardare.
"Io non l'ho mai fatto con nessuno, cioè sono vergine." - gli confesso titubante.
I suoi occhi si incendiano, e la sua presa diventa più salda.
"Se vuoi mi fermo, ma sappi che questo non è un problema per me, anzi..."- si lecca le labbra eccitato.
"Non voglio che ti fermi, solo vacci piano." - lo imploro.
"Principe' abbiamo perso già troppo tempo." - mi dice prima di baciarmi ancora.
Impacciatamente, con ancora me in braccio, si toglie i jeans e anche gli slip ed insieme ai miei vestiti li lancia in qualche parte della stanza.
"Tu me fatt perder a cap." - mi sussurra con voce bassa mentre entra in me togliendomi il respiro.
Non avevo idea che si provasse tutto questo quando si fa l' amore per la prima volta, o forse è semplicemente perché sono qui con lui.
Mi bacia con passione, mi tiene stretta a lui come se potessi scappare, mi riempie di morsi sul collo.
Mi aggrappo a lui, voglio sempre di più, voglio fondermi con lui, e lui mi asseconda fin quando il culmine del piacere non ci coglie  entrambi.

"Chest nun te serv chiu - mi sfila la coroncina dalla testa - pecchè sacc ca nun si' per niente na' princess."
"Solo con te, però." - gli dico ridendo con ancora il fiatone.
"Solo con me."- mi dice prima di riprendere a baciarmi.

Sono pazza, sono totalmente pazza di questo ragazzo.

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now