29. Per il suo bene

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Atterro con una capriola poco aggraziata, ma non impiego molto a rimettermi in piedi. Corro verso il centro dove sono raccolti tutti e mi accosto alla spalla di Dalia che mi guarda sbalordita.

«Che ci fai qui?»

«Ho preso il sentiero sbagliato.»

Sospira e il suo volto si incupisce, tuttavia crede alla mia menzogna. Se le dicessi la verità si sentirebbe in colpa e, in questo momento, è fondamentale che sia lucida.

«Qual è il piano, Loto?» domando al principe, fermo come una sentinella.

Si volta verso di me con gli occhi spalancati e vi leggo dentro tutta la sua inquietudine: è spaesato. «Iris, anche lei ha...»

Gli afferro il mento e gli abbasso il capo per portare il suo sguardo dritto nel mio. «Si concentri, Loto, dobbiamo trovare una strategia per uscirne vivi.»

Mille emozioni attraversano il suo sguardo, ma alla fine annuisce. «Dobbiamo trovare qualcosa per difenderci.»

Si volta verso Hollis che guarda i felini con le palpebre sbarrate dalla paura. Gli avvolge un braccio attorno alle spalle e gli sussurra qualcosa all'orecchio che non riesco a sentire, ma, qualsiasi cosa sia, noto il suo viso acquisire un po' di colore. Chiama le ragazze del suo gruppo, mentre Loto riporta la sua attenzione su di me.

«Che cosa gli ha detto?»

«Quello che lei ha detto a me. Ci serve un piano e lui è quello con le idee più brillanti.»

Un ringhio basso mi fa girare verso sinistra, dove una pantera ha smesso di osservarci per avanzare verso di noi con passo cauto, studiandoci. Le altre ragazze indietreggiano e io mi ritrovo davanti senza sapere cosa fare. Scappare non è una possibilità: siamo in uno spazio chiuso, primo o poi ci prenderebbero.

«Tenga, Iris.» Hollis mi porge una forcina d'argento robusta e abbastanza appuntita. «Fortuna che qualcuna di loro aveva i capelli raccolti.»

Afferro l'oggetto tra le mani e sollevo gli angoli della bocca. Non so quanto possa servire per fronteggiare un felino, ma almeno non sono del tutto disarmata.

«Cerchi di non tagliarsi, sulla punta c'è del veleno.»

«Come è possibile?»

«La sera del ballo ho portato qualcosa di scorta, tutto quello che ho potuto e mi sembrasse utile, anche se, molto probabilmente, era contro le regole.»

Lo guardo con ammirazione e gli scuoto i capelli con affetto. «Lei è un genio, Hollis.»

Lui mi sorride nello stesso istante in cui l'animale inizia a correre. Non ho il tempo di vedere se le altre pantere stanno attaccando perché mi precipito in avanti, con il ferretto stretto tra le dita pronto all'uso. Devo avvicinarmi quel tanto che mi basta a graffiare la sua pelle con la punta. Non che l'idea di uccidere un animale mi entusiasmi, ma non voglio morire agonizzante nelle sue fauci.

Ci corriamo incontro e, all'ultimo secondo, mi scosto dalla sua traiettoria per colpirla su un fianco, ma i suoi artigli si infilzano sul mio braccio destro e mi trascinano a terra, con il respiro corto per via del dolore. Rotoliamo sul terreno battuto e cerco di allontanare i suoi denti appuntiti dalla mia gola, mentre, con un gemito e un urlo disperato, sollevo il braccio ferito per infilzare l'aculeo nella schiena dell'animale.

Trascorrono pochi istanti prima che veda le sue iridi rosse perdere di vitalità e spegnersi del tutto, accasciandosi priva di vita su di me.

Sfioro la superficie del manto con le dita e, stranamente, non percepisco nessun calore. Tocco la cute e sotto uno strato morbido percepisco una consistenza più dura, facendomi ricordare la pelle del serpente che scintillava a contatto con le pietre. Non sembrano del tutto reali, eppure ho visto con i miei occhi del sangue fuoriuscire dalle loro ferite.

Iris - Il regno di FloraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora