8. Allenamento

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Il bruciore intenso della gola mi fa spalancare gli occhi e odo il battito frenetico del mio cuore pulsarmi nelle orecchie. Sento ancora la presa salda di Glad attorno al collo e un misto di sentimenti mi si avvinghiano alla bocca dello stomaco. Mi sollevo dal divano e la vista mi si offusca per il movimento brusco, mentre un senso di nausea aumenta il mio malessere. Sono costretta a sdraiarmi nuovamente sulla pelle nera per non perdere di nuovo i sensi.

«Era ora che si svegliasse.»

Porto lo sguardo in direzione della voce e mi ritrovo a guardare Lien, seduto sul bracciolo del divano con le mani all'interno delle tasche dei suoi pantaloni scuri e un sorriso di scherno che rende il verde dei suoi occhi più vivace.

Mi mordo il labbro inferiore e mi siedo lentamente, incurante del capogiro che mi investe.

«Me la pagherete, tu e il tuo... padrone» sibilo tra i denti.

«È una minaccia?»

«Deicidi tu come interpretarla.»

Scuote la testa in segno di disapprovazione. «Deve sapere una cosa. Io non eseguo le richieste se non sono d'accordo» afferma, mostrandomi un'espressione seria. «A proposito, si rivolga a me dandomi del lei. Non le ho mai concesso questo privilegio.»

«Privilegio?» Sbuffo infastidita prima di alzarmi piano, aiutandomi con le braccia; emetto un respiro profondo quando mi accorgo di non avere più vertigini.

«Per voi che abitate in città è normale dare del tu ai vostri coetanei, qui le formalità sono ben diverse.»

«Mi vuole strangolare ancora una volta perché, secondo lei, le ho mancato di rispetto?» domando acida.

«Non sarebbe una cattiva idea.» Mi lancia un'ultima occhiata prima di allontanarsi dal divano per andare verso la porta. «Si muova, non abbiamo tutto il giorno.»

Stringo i pugni e lo seguo. Usciamo dalla stanza e percorriamo il corridoio fino all'ingresso. Osservo le sue spalle ampie mentre penso ai possibili modi con cui posso vendicarmi. È scorretto attaccare qualcuno da dietro, ma lui si è dimostrato tutto tranne che leale. La cintura attorno alla mia vita si fa più pesante e mi immagino di sfilarla dai passanti e avvolgerla attorno al suo collo per fargli sentire quello che ho provato io...

«Qualsiasi cosa le stia passando per la testa, non funzionerà» dichiara come se mi avesse letto nella mente.

«Lo vedremo.»

Volta il capo all'indietro e io gli rivolgo un sorriso sinistro, di sfida, che spero lui colga. Non sono una persona che si lascia intimorire facilmente.

«Dove stiamo andando?» gli chiedo mentre percorriamo nell'ennesimo corridoio asettico.

«Le altre hanno già iniziato l'addestramento da due ore.»

Svoltiamo verso sinistra e ci ritroviamo davanti una scala in marmo che collega il piano terra con quelli interrati. Mi sporgo dal parapetto in vetro e dal numero di rampe che conto ci dovrebbero essere minimo sei livelli sottoterra.

«Andiamo, siamo già in ritardo.»

Scendiamo i gradini e percorriamo il primo corridoio che incontriamo sulla nostra destra di cui non riesco a vedere la fine a causa del buio che lo avvolge. Lien fa un passo in avanti e al suo movimento i sensori accendono le lampade alle pareti che proiettano una luce bianca, rendendo l'ambiente ancora più sterile e privo di colori. Oltrepassiamo diverse porte in metallo grigio, in netto contrasto con le decorazioni raffinate che adornano quelle dei piani soprastanti.

Sento dei rumori giungere da dietro alcune ante chiuse, ma mi mordo la lingua per non chiedere nulla al ragazzo che mi cammina davanti. Tutti i miei sensi sono in allerta: Lien potrebbe benissimo condurmi in una prigione o in una stanza per le torture per quanto ne so.

Iris - Il regno di FloraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora