Speranza

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La rabbia che ribolliva dentro di me per la perdita che avevo subito non si placò.
Per giorni continuai ad odiare quel moncherino e non ebbi mai il coraggio di guardarlo senza fasciatura.

Le giornate passavano lente, poiché potevo fare poco con una mano che rischiava di infettarsi.

La prima settimana fui costretta da Hershel a non fare praticamente nulla, aveva timore che saltassero i punti e che la ferita non si rimarginasse a dovere.
Capii che era una scusa per farmi riposare un pò, d'altronde avevo perso due dita, non la mano!

Cercavano tutti di starmi vicina, di fare le cose al posto mio, ma quel senso di impotenza che provavo mi faceva arrabbiare solamente di più.

Dopo quella prima settimana infernale ritornai un pò più trattabile e sopportabile.
Carol, Beth, Lori e Hershel cercavano di farmi aprire di più ; Glenn, Maggie e Carl di farmi ridere ; Rick mi trattava come una figlia e Michonne stava diventando davvero importante per me, come molte persone del gruppo.
Anche Daryl faceva la sua parte, da lontano, a modo suo.
Dopo la nostra ultima discussione, una settimana prima, non avevamo parlato molto. Lui era sempre disponibile se avevo bisogno, come tutti, ma avevamo fatto un sacco di passi indietro dalla notte dell'attacco.

Nonostante la buona volontà degli altri non riuscivo a riprendermi del tutto. Ero cambiata, di nuovo, e aspettavo solo di tornare a come ero prima di perdere due dita.

Carol ed Hershel dicevano che ci sarebbe voluto tempo, che avrei dovuto abituarmi e poi sarebbe andata meglio, ma non sapevo se crederci del tutto.

L'unica cosa che mi fecero fare, in quella prima settimana da quando mi ero svegliata, era badare ai bambini.
C'era una parte della prigione adibita a questo, e passai molte ore di quei pomeriggi con loro.
Li facevo giocare, gli leggevo delle storie, gli spiegavo italiano e matematica.
Erano bambini di diverse età, ma essendo la fine del mondo, si accontentavano della reciproca compagnia.
Le regole dettate da Hershel erano che dovevo stare rigorosamente seduta, non fare movimenti bruschi o scontrare la mano.
Inutile dire che fu molto difficile, i bambini erano molto curiosi di sapere cosa mi fosse successo e io raccontavo le storie più strampalate, per farli ridere.

Stare con loro mi faceva bene, mi ricordava il periodo precedente a questo.
Quei pomeriggi mi ridiedero un pò di speranza, e vedere dei bambini crescere nella felicità e nella spensieratezza, nonostante tutto, mi fece imparare tanto.

Poi la settimana di convalescenza imposta da Hershel passò e di prima mattina, come una fulmine, andai in ambulatorio per il controllo finale.

《Buongiorno Hershel, sono pronta!》

Ero speranzosa di passare indenne la sua ispezione.

《Vedo che sei allegra stamattina!》

Rispose l'uomo, prendendomi in giro.
Gli sorrisi e aspettai che levasse la fasciatura.
Non appena la sfilò mi girai, non l'avevo ancora guardata.
Lui rimase in silenzio per qualche secondo e poi disse, sereno :

《Bene, Rose. La ferita sembra guarire al meglio, è un pò arrossata ma è normale.
Puoi riprendere a fare quello che facevi, ma con moderazione, mi raccomando. Ti fa ancora male?》

Il sorriso che avevo assunto sparì dal mio volto, fissai Hershel come un cane bastonato, avevo paura che dicendo di sì mi avrebbe fatto stare ancora ferma.
Non potevo mentire a lui, ormai avevo imparato.

《Si, mi fa ancora male. Ma solo ogni tanto.》

Era una cosa di cui non parlavo mai : sindrome dell'arto fantasma, l'aveva chiamata lui. Era frequente circa nel settanta per cento delle persone che hanno subito un'amputazione, e si manifesta con il dolore e la sensazione di avere ancora la parte amputata.
Ero parte di quel settanta per cento.

Promise  |||  The Walking DeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora