Eppure sorrido

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Strinsi la felpa gialla, come per sprofondarci dentro.
Le mani completamente coperte dalle maniche ormai malridotte e sporche, mi facevano male.

Ero intorpidita, dalla testa ai piedi, e la mano sinistra mi dava più fastidio del solito.

Erano passati tre giorni da quando avevamo cominciato a seguire i binari, ma sembrava un percorso senza meta.
Gli altri sembravano abbastanza speranzosi, ma quel sentimento aveva abbandonato completamente il mio cuore.

Mika non mi aveva più mollato da quando ci eravamo rincontrate, ed era l'unica a cui permettevo tutta quella confidenza.

《Rose, ti fa male??》

Me lo aveva chiesto già tre volte, con quella curiosità senza cattiveria che avevano i bambini quando si parlava di cose brutte.
Cercavo sempre di sviare il discorso, non perché mi pesasse, ma perché avevo timore che si impressionasse.

《No, non preoccuparti, è passato tutto.》

Rispondevo con un sorriso forzato.

《Mika lasciala un pò respirare, forza!》

Tyreese si era avvicinato a noi e stava provando a spegnere quel chiacchierare insistente della bambina.

《So che fai molta fatica a parlarne, ma se dovessi avere bisogno noi siamo qui per te. Non sei sola.》

Era molto gentile con me e tutti avevano cercato di farmi aprire nei giorni seguenti alla tragedia che avevamo vissuto, ma per me era ancora troppo complicato.
Stavo in silenzio tutto il tempo, dicendo solo il necessario.

《Grazie Tyreese, ma va tutto bene.》

E poi mentivo. Loro lo sapevano, eppure non smettevo comunque di farlo.
Le bugie sono molto più facili della verità.

Mi passò una mano sulla spalla, stringendola in segno di conforto.

《Fermiamoci un attimo, devo dare un pò di latte alla piccola e farla calmare.》

Carol sembrava parecchio preoccupata dal rumore che stava facendo quello scricciolo, avrebbe potuto attirare dei vaganti.

La aiutai e involontariamente mi ritrovai a sorridere guardando quella creatura felice e inconsapevole.
Desideravo di tornare piccola, quando ancora non sapevo soffrire.

Un rumore ci riscosse e la piccola cominciò a piangere, il bosco intorno a noi sembrò animarsi in modo spaventoso ed ebbi la sensazione che fossimo osservati.

《Carol c'è qualcuno qui intorno, forse sono solo vaganti... non possiamo stare qui. Forza, continuiamo.》

Avrei voluto che il mio tono sembrasse meno spaventato ma non sapevo quanto successo avessi riscosso.
Gli altri mi guardarono timorosi anche di respirare e riprendemmo il cammino.

La piccola sembrava essersi calmata e la situazione pareva abbastanza tranquilla.

I binari sotto ai nostri passi mi davano un senso di stabilità.
Continuavano davanti a noi a perdita d'occhio e, avere un percorso da seguire, teneva a bada la mia ansia dell'ignoto.
Non sapevamo cosa avremmo trovato alla fine di quel percorso, ma sembrava l'unica pista possibile da seguire.

La sensazione di vuoto riempiva il mio cuore di ghiaccio e difficilmente sarei riuscita a farlo sciogliere di nuovo.

Alex cercava di starmi vicino, più di tutti in effetti, ma non ero in grado di dargli corda.
Avevo capito di piacergli, ero certa che fosse affezionato in modo sincero a me, ma non riuscivo ad immaginare nemmeno per un attimo a come avrebbe potuto funzionare tra di noi.
Anche solo pensare di stargli vicino in modo diverso da come la ero adesso, mi spaventava.
Ma la cosa più difficile da fargli capire era che, in realtà, semplicemente, non lo volessi.
Era come se avesse i suoi sentimenti per me gli offuscassero la vista e non sapevo come evitare di farlo star male.
In quei giorni di viaggio aveva provato spesso a farsi avanti con me, in modo dolce e premuroso, ma lo avevo sempre respinto.
Ma lui sembrava non darsi per vinto, un pò lo ammiravo per questo.

Promise  |||  The Walking DeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora