⚠️Ei tu, so che probabilmente per te non sarà importante e che penserai che è solo una perdita di tempo, ma ti chiedo per favore di lasciare una ⭐⭐⭐ se ciò che leggi ti piace. Per me e molte altre autrici è una cosa veramente preziosa che ci dà la carica per andare avanti e ci aiuta a crescere e fare arrivare le storie ad un maggior numero di persone.⚠️
Ti ringrazio🤍
Claire's P.O.V.
Non appena entrai in casa, dopo aver lasciato Damian sul vialetto, mi affacciai per vedere se lui fosse ancora lì, ma con mia grande sorpresa vidi che non c'era più. Una parte di me sperava ancora che, nonostante le brutte parole che ci fossimo detti, lui tornasse indietro e chiedesse di me, ma evidentemente ciò di cui aveva più bisogno era proprio del tempo per sé stesso.
Sapendo che mancavano pochi minuti al rientro dei miei genitori, decisi di salire in camera mia, indossare il pigiama e scrivere loro un biglietto nel quale dicevo che non volevo cenare perché troppo stanca per via della scuola. Una grande scusa alla quale avrebbero creduto a fatica, soprattutto mia madre, ma che mi avrebbe permesso di sviare questo argomento ancora per un po'.
Dopo aver sistemato il pezzo di carta sul bancone della cucina, afferrai il telefono dalla tasca esterna del mio zaino e mi chiusi in camera. Nemmeno il tempo di metter piede all'interno di essa che cominciarono ad arrivarmi milioni di messaggi da parte di Anastacia, visibilmente preoccupata a causa della mia lunga assenza. Dato che non avevo voglia di parlare con lei, né di spiegarle come erano andate le cose tra me e Damian, spensi il cellulare, lo misi in carica e mi addormentai.
Il mattino seguente a svegliarmi fu l'incessante suono della mia odiosa sveglia rosa. Con molta lentezza mi alzai dal letto, mi recai in bagno, lavai la faccia e mi resi presentabile. Tornai in camera, camminando come uno zombie, per scegliere i vestiti e optai per qualcosa di semplice. Rubai una delle magliette extra large di mia mamma e ci abbinai un paio di jeans scuri con le mie adorate Vans.
Una volta scesa in cucina, pronta per riempire la mia pancia brontolante, incrociai lo sguardo ammonitore della donna di casa che, seppur intenta a lavare i piatti, non smetteva di fissare il biglietto lasciato sul bancone la sera prima. Sapevo che non le avrei potuto nascondere a lungo il mio litigio con Damian, ma allo stesso tempo confidavo con tutto il cuore nel fatto che capisse che avevo solo bisogno di un po' più di tempo da dedicare a me stessa prima di potermi aprire con lei.
Dal primo momento in cui misi un piede fuori da casa mia, tutto quello che c'era intorno a me scomparve per lasciare spazio a pensieri basati sulla discussione avvenuta il giorno prima con il ragazzo che sembrava aver preso una dimora fissa nella mia testa. Incominciai a chiedere a me stessa se avessi fatto bene a dirgli tutte quelle cose, se avessi fatto la cosa giusta alzando la voce per farmi ascoltare o se fossi solo caduta nel ridicolo. Mi incominciai a domandare, senza trovare ovviamente una risposta effettiva, se Damian non avesse ragione nel pensare che fossi solo una stupida egoista che vuole aiutare gli altri. Il viaggio, forse grazie all'affollamento della mia mente che mi aveva tenuta occupata per molto tempo, sembrò durare meno del previsto, non a caso, infatti, mi ero trovata di fronte il cancello principale della scuola. Una volta individuata la posizione delle mie amiche, non persi tempo nel raggiungerle... più stavo sola, peggio era.
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Persa nella tua bugia
Romance/cà·sa/ sostantivo femminile Costruzione eretta dall'uomo per abitarvi, suddivisa in vani ed eventualmente in piani. Per Claire Marchetti, ragazza Italo Americana, trasferitasi a Manhattan con i genitori per via del lavoro del padre, sempre solare c...