⚠️Ei tu, so che probabilmente per te non sarà importante e che penserai che è solo una perdita di tempo, ma ti chiedo per favore di lasciare una ⭐⭐⭐ se ciò che leggi ti piace. Per me e molte altre autrici è una cosa veramente preziosa che ci dà la carica per andare avanti e ci aiuta a crescere e fare arrivare le storie ad un maggior numero di persone.⚠️
Ti ringrazio🤍
Damian's P.O.V.
Mi trovavo seduto su una piccola cassetta di legno in prossimità di casa mia, con una bottiglia di acqua in mano e un caffè al lato, bella scena vero? No per nulla, ma l'ironia era l'unica cosa che in quel momento sarebbe stata in grado di farmi rimanere fermo, mentre la mia voglia di buttare giù ogni cosa era alle stelle. Avevo bisogno a tutti i costi di far passare la sbronza di quel pomeriggio per poter rientrare in casa senza far preoccupare la mamma, già nervosa di suo. Da quando avevo capito che il periodo che stava passando non era dei migliori, mi ero ripromesso di non combinare nessun guaio, fallendo miseramente. Pensavo di essere cambiato, di essere cresciuto mentalmente, ma in fin dei conti ero ancora uno stupido bambino spaventato che tentava di ferire gli altri per evitare che questi gli si avvicinassero più del dovuto.
Avrei dovuto porgere le mie scuse a Claire, se e quando mi avrebbe rivolto la parola, e dare delle spiegazioni ai ragazzi, in particolare a Caleb, che era l'unico tra tutti che conosceva la mia storia a trecentosessanta gradi. Decisi quindi di chiamare proprio lui per primo. Era arrivato il momento di non tenere più nessun segreto tra noi, aveva aspettato anche troppo.
Presi il telefono, composi il suo numero e aspettai che mi rispondesse. Arrivato al quarto squillo cominciai a perdere ogni speranza, ma fu proprio in quel momento che sentii la sua voce da dietro lo schermo.
«Pronto»
«Caleb, posso parlarti di presenza?»
«Certo bro, lo sai che ci sarei sempre stato per te, nel bene e nel male, ma non ti permetterò di urlarmi in faccia come un pazzo squilibrato, soprattutto adesso che sei completamente ubriaco» disse lui.
Quanto tempo era passato dalla mia ultima sbronza? Facevo fatica a ricordarlo. Bevevo come un pazzo per dimenticare i momenti in cui ogni cosa crollava a pezzi, per scordarmi di aver commesso un guaio enorme, per scordarmi che mia mamma soffriva, che mio padre era andato via. Bevevo per porre rimedio al senso di colpa che mi attanagliava il cuore ogni volta che rivolgevo i miei pensieri a tutte quelle persone che, involontariamente, stavo ferendo con il mio carattere burbero e cattivo. Bevevo perché avrei desiderato porre fine ad ogni cosa piuttosto che continuare a combattere per un futuro del tutto incerto.
«Sono seduto su una cassetta di legno da circa quarantacinque minuti e sto bevendo tanta a acqua e tanto caffè per far passare la sbornia. Sono molto più lucido di prima, non ti urlerò contro. Devo rivelarti una cosa di una certa importanza per me e per qualcun altro a noi tanto vicino» cercai di mantenere il tono di voce abbastanza basso, onde evitare che qualcuno potesse ascoltare questa nostra conversazione.
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Persa nella tua bugia
Romansa/cà·sa/ sostantivo femminile Costruzione eretta dall'uomo per abitarvi, suddivisa in vani ed eventualmente in piani. Per Claire Marchetti, ragazza Italo Americana, trasferitasi a Manhattan con i genitori per via del lavoro del padre, sempre solare c...