14. La sorpresa

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Erano le otto di mattina. La sveglia suonò. Can si svegliò e con una mano spense quel suono fastidioso. Guardò fuori dalle vetrate davanti a sé. Era una bella giornata.

Ieri sera si erano dimenticati di chiudere le tende e un fascio di luce illuminava la stanza.

Abbassò lo sguardo e vide che Sanem era immobile, profondamente addormentata e completamente rannicchiata sul suo petto. Praticamente non aveva mai cambiato posizione.

In quel momento borbottò qualcosa di incomprensibile e cambiò leggermente posizione. Aveva rivolto il viso proprio in alto, in direzione di Can e aveva tirato su un braccio appoggiando la mano chiusa a pugno sul suo petto. Aveva assunto esattamente la posizione di un neonato che dorme supino sul petto dei propri genitori. Can si fermò a guardarla e sorrise dolcemente. Le scostò una ciocca di capelli dal viso che in quell'esatto momento venne raggiunto da un raggio di luce proveniente dalla vetrata. Segno che il sole si stava alzando in cielo.

In quel momento la luce era perfetta. "Sembra proprio un angelo" pensò Can tra se e sé. Sarebbe stato perfetto scattarle una foto in quel momento, ma la sua macchina fotografica era appoggiata sulla scrivania all'ingresso della camera. E ciò significava alzarsi e di conseguenza scomodare Sanem. Allora per non perdere il momento e immortalarla, prese al volo il cellulare dal comodino di fianco a sé e scattò diverse foto. Can non era un amante dei selfie e neanche delle fotografie scattate con il telefono. Essendo un fotografo professionista, preferiva una vera macchina fotografica. Magari una vintage! Gli dava più soddisfazione e con essa riusciva ad avere un controllo migliore della luce. Si può dire che era un fotografo all'antica. Ma era assolutamente un maestro artigiano nel suo lavoro. Una volta fatte, controllò gli scatti e tutto sommato non erano venuti poi così male.

In fondo, avere uno smartphone di ultima generazione aveva i suoi pregi.

Poi alzò lo sguardo verso la sua macchina fotografica sulla scrivania e pensò che non aveva ancora scaricato le ultime foto fatte durante il loro viaggio di ritorno. Doveva ancora controllare la cartella con tutte quelle del resto del viaggio. Tra paesaggi e tramonti, Can aveva immortalato tutte le sfaccettature possibile e immaginarie di sua moglie. Era lei la vera protagonista nella maggior parte delle foto scattate, e guardando quelle appena fatte, gli balenò un idea per la testa. Forse aveva appena trovato un possibile regalo per il loro secondo anniversario di nozze. Poi gli balenò un'altra idea che mise subito in pratica. Da quel momento in poi, avrebbe messo una delle sue macchine fotografiche sul comodino. A portata di mano. Per non perdere altre occasioni come quella.

Guardò Sanem e piano piano le accarezzò la schiena con gesti continui. Le dispiaceva così tanto doverla svegliare, ma era necessario. Con Mihriban, se tutto andava per il verso giusto, avevano appuntamento per l'ora di pranzo in agenzia.

Si chinò verso di lei, e le sussurrò piano piano accarezzandole le guance con due dita: "Sanem?"

"Sanem, Amore?"

Sanem si mosse e piano piano aprì gli occhi. Mise a fuoco Can e sorrise beata. Era ancora nel mondo dei sogni. "Can?"

Can si abbassò e la baciò. "Buongiorno."

"Buongiorno." rispose accarezzandogli il viso e riappoggiando la testa sul suo petto.

"Oddio che ore sono?" Scattò Sanem tirandosì su di colpo.

Aveva i capelli sconvolti.

Can glieli sistemò subito dietro le orecchie.

"Sono le 8.30 circa. La sveglia è suonata alle 8, ma era presto, perciò non ti ho svegliata. Dormivi così beatamente."

"Mi hai guardata dormire fino ad ora, non è vero?"

Can si illuminò e sorrise come un bambino. Poi le prese il viso tra le mani e la baciò sulla guancia.

1. QUESTO E' SOLO L'INIZIO. STORIA DI UN FINALE MAI RACCONTATO (ITA VERSION)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora