31. Segnali

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La sveglia di Can suonò presto. Si alzò, si preparò e fece colazione. Sanem dormiva beatamente e non voleva svegliarla. Ma prima di andare in agenzia passò a salutarla. "Sanem?" la chiamò a bassa voce chinandosi verso di lei. Dormiva a pancia in giù, abbracciata stretta stretta al cuscino. Era di una tenerezza unica. Can non potè resistere. Fece il giro del letto, prese la macchina fotografica che aveva sul comodino e la fotografò. Tornò di fronte a lei e si abbassò sulle gambe per guardarla bene, poi scattò. Le accarezzò i capelli delicatamente. Posò sul comodino il biglietto che aveva scritto per lei e con un bacio sulla fronte la salutò e uscì, prima che il sorriso che spuntò sul viso di lei, lo facesse restare a casa.

Sanem dormiva beatamente. Questa volta era dentro ad un sogno molto reale. Talmente reale che questa volta non era spettatrice di se stessa, ma protagonista. Il sogno era ambientato lì nella tenuta, nel giardino accanto alla piscina. Lei e Can uscirono abbracciati di casa con in mano due vassoi, uno con tre panini tenuto da Can e l'altro con tre succhi di frutta tenuto da Sanem. In sottofondo si sentivano gli urletti gioiosi dei bambini. Lei indossava un leggero abitino rosso a pois bianchi con dei volant sull'incrocio sul petto. Completavano il look, una collana etnica e due cavigliere al piede sinistro. Era a piedi nudi. I capelli erano lisci e sciolti con la divisa laterale. Can invece, indossava una t shirt verde militare abbinati a dei pantaloni sportivi grigi scuri. I capelli erano legati nel suo solito curatissimo chignon spettinato. E con sua sorpresa, Sanem notò che indossava a malapena due anelli, oltre alla fede nuziale. Indossava delle scarpe da ginnastica bianche e nere, sopra una delle quali era legata una bandana verde. Aveva una sola collana al collo e uno o due bracciali. Davvero pochi per Can Divit!

"Tesoro, approssimativamente per quanti anni ancora salteranno? Perchè saltano da quando sono nati!" esclamò Can mentre si dirigevano verso i bambini.

"Can, sono una meraviglia! Giocano, ecco." rispose Sanem.

"Ci semplifica la vita questo trampolino!" commentò Can mentre raggiungevano il giardino al di là della piscina. Era molto diverso da adesso. C'era un trampolino su cui saltavano i loro tre figli.

Un grande telo steso sul prato che fungeva da area gioco e dozzine di giocattoli sparsi in giro. Il tutto, all'ombra di un grande ombrellone da giardino. Lì accanto alla siepe, c'era anche la loro gigantesca e amata amaca. Dietro di loro spuntava a distanza, una piccola serra. Era la casetta per le piante di Sanem, e poco più indietro, si intravedeva l'orto. In piscina galleggiavano ancora le ciambelle di una scorsa nuotata.

Can e Sanem arrivarono all'area gioco.

"Piccoli?" li chiamò Sanem mentre raggiungevano l'ombrellone all'esterno, sotto al quale avevano steso una classica coperta da pic nic, a quadri bianca e rossa.

"Dai anche tu." disse Sanem a Deniz vedendolo esitare.

"Dai, venite, lo spuntino è pronto!" esclamò Can facendo spazio tra le montagne di giocattoli ammassate sulla coperta.

"Dai, ho fatto i vostri panini preferiti!" aggiunse Sanem. "Anzi... in realtà li ha fatti vostro padre, ma comunque sia..." ammise con un filo di voce.

"Dai, altrimenti li divorerò tutti io." disse loro Can.

"Nooo!" esclamarono accorrendo di corsa.

Una vocina, quella di Ates, rispose: "Va bene, arriviamo mamma."

Scesero dal trampolino e li raggiunsero.

"Molto bene." disse vedendoli arrivare. "Allora, per prima cosa mangerete questi deliziosi panini." li istruì Sanem cercando di invogliare la loro fame annusando il vassoio su cui erano riposti.

1. QUESTO E' SOLO L'INIZIO. STORIA DI UN FINALE MAI RACCONTATO (ITA VERSION)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora