FANTASIE

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Raggiungo la mensa sperando di incrociare lo sguardo di una determinata persona. Controllo al tavolo dove siede di solito insieme al suo gruppo, ma nulla.

Ora capisco come si sentiva Bella quando non trovava Edward ispezionando il tavolo dei Cullen.

Mi siedo al mio solito posto, "l'angolino sicuro", nome che potrebbe tranquillamente essere il titolo di un film dell'orrore. In effetti, per me la mensa è come il set di un lungometraggio horror. Ci sono troppe persone, il che per una ragazza super timida come me è un male. Se noto che qualcuno mi sta fissando comincio ad andare in ansia, temendo il giudizio che potrebbe avere quella persona di me.

Fregatene.

Una vocina nella mia testa mi suggerisce cosa fare, ma non funziona. Purtroppo non riesco a fregarmene di cosa pensano gli altri di me, è un aspetto sul quale non ho il minimo controllo.

Perché mi sta fissando in quel modo? Forse non ha mai visto una ragazza truccata peggio in vita sua?

Un'altra vocina mi insinua il dubbio di aver speso troppo poco tempo davanti allo specchio.

Fuggi via.

Una terza vocina mi consiglia di correre al riparo, lontano da tutti questi occhi.

Tranquilli, non sto impazzendo. Questa è la mia normale routine quotidiana, le vocine rappresentano il vortice di pensieri che si agita nella mia testa.

Tornando a noi, decido di continuare a camminare facendo finta di nulla. Cerco di togliermi dalla mente il pensiero di centinaia di sguardi che giudicando il mio scarso senso della moda, il modo in cui cammino oppure chissà cosa. Chi più ne ha più ne metta.

Riesco finalmente a raggiungere "l'angolino sicuro" senza troppi tremolii scatenati dall'ansia e tiro un sospiro di sollievo, poi estraggo un sandwich dallo zaino e ripenso alle prime ore di questa "nuova" giornata.

Nuova nel senso che è differente rispetto alle altre. In poche ore sono già successe un sacco di cose imprevedibili. Daniel Moore si è proposto di aiutarmi ed è effettivamente quello che ha fatto più di una volta, preoccupandosi sul serio per me. Inoltre, ha stretto la sua mano nella mia e ha persino detto che siamo amici.

Amici.

Questa parola mi fa ancora un effetto strano. Non ho... non avevo amici da qualche anno. Dopo la fine delle scuole medie l'unica amica che avevo si è totalmente dimenticata della mia esistenza. Mi ci sono volute decine di telefonate senza risposta per rendermi conto di non aver mai significato nulla per lei. Già all'epoca ero una "secchiona", la ragazza di cui approfittarsi per evitare di fare i compiti ed avere così il pomeriggio libero. All'inizio cercavo di dare un'altra spiegazione all'improvviso distacco, non volevo credere che le ore perse a chattare e le uscite serali fossero tutta una farsa, ma per fortuna alla fine ho accettato la realtà dei fatti.

Non starò di certo qui a dirvi quante lacrime ho versato una volta incanalata la verità. Questa "secchiona" da allora ha imparato la lezione e ha capito che se qualche compagno di classe le chiede i compiti svolti lei deve girare i tacchi ed andarsene. Non commetterò lo stesso errore una seconda volta. Non ho bisogno di falsi amici. A dirla tutta, non ho bisogno di nessuno.

Finito il sandwich al prosciutto mi dirigo verso il cestino per buttare il tovagliolo in cui l'avevo avvolto.

A domani, film dell'orrore.

Esco trionfante dalla mensa. Per molti sembrerebbe una cosa da nulla, ma per me non è scontato aver superato il momento peggiore della giornata scolastica. È una piccola ma importante soddisfazione personale.

Io odio l'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora