<Cosa significa che ti ha preso in giro perché non hai più una mamma?> chiedo il più pacatamente possibile.
<El, lascia stare, torniamo a casa> risponde Ben.
Evidentemente ha notato che sembro una caffettiera sul punto di esplodere.
<Col cavolo che torniamo a casa. Dimmi chi si è permesso di fare una cosa del genere e ti prometto che non lo rivedrai mai più>
<El->
<No, Ben, non insistere. Al momento sono un mare in preda ad una forte tempesta che non vede l'ora di affogare qualcuno, quindi dammi il nome del colpevole, così prima gli chiederò di raccontarmi perché lo ha fatto poi lo ridurrò in tanti minuscoli pezzettini>
Sento la rabbia dentro di me crescere in maniera notevolmente veloce. È vero che perdo facilmente la pazienza, ma difficilmente raggiungo il livello di alterazione al quale mi trovo adesso.
<Ben, forza, sputa il rospo> ordino alzando la voce.
<El...> pronuncia lui cominciando a piangere.
Cosa ho appena fatto? Mio fratello sta piangendo per colpa mia. D'istinto lo stringo forte a me e gli sussurro che andrà tutto bene.
<Smettila di trattarmi come un bambino> è il lamento che emette col viso poggiato sulla mia spalla.
Smetto di accarezzargli i corti capelli biondi e rinsavisco. Mi allontano da lui il tanto che basta per dargli un pò di spazio.
<Ben->
<No, El, adesso sei tu quella che sta ad ascoltare me. Oggi non era la prima volta che venivo preso in giro. È da tre anni che i bulli della classe si divertono a colpirmi con le loro parole, perché sanno che ogni colpo va a segno. E sai che c'è? Sono stato io a mettermi in questa situazione. Il giorno della festa della mamma, un mese esatto dalla sua scomparsa, la maestra ci ha chiesto cosa avremmo regalato alla nostra mamma immaginando di poterci permettere qualsiasi cosa. Quando è giunto il mio turno io ho risposto che... che...>
Gli occhi del mio fratellino si riempiono di lacrime. Sta cercando di combattere il dolore e allo stesso tempo di trovare la forza per continuare il discorso.
<Ehi, sono qui, tieni, prendi un pò delle mie energie, ma non troppe, mi raccomando, non fare l'ingordo come sempre> dico mettendo i palmi delle sue mani sui palmi delle mie.
Dopo la scomparsa della mamma, Ben aveva bisogno di aiuto. Per lui il dolore era troppo per poterlo affrontare da solo, quindi mi sono inventata qualcosa che potesse aiutarlo.
<Metti le tue mani sulle mie, così. Adesso rilascerò il sigillo che impedisce alle mie forze di abbandonarmi, in maniera che tu possa prendere tutte quelle di cui hai bisogno per combattere il temibile nemico che ti sta facendo soffrire. Allora, senti qualcosa?>
<Sì, sento le tue energie attraversarmi le mani e le braccia. Mi sento più forte>
<Perfetto, ora distruggi il tuo nemico, fagli capire che non ha alcuna speranza di sconfiggerti, urlagli contro che tu non sei da solo, accanto a te c'è e ci sarà sempre la tua super mitica sorellona El. Vedrai che si spaventerà e se ne andrà una volta per tutte>
Quel giorno Ben ha imparato che il dolore può essere affrontato e sconfitto. Il sorriso che gli è comparso sul viso dopo aver vinto contro un grande male che lo aveva logorato dall'interno è stato il primo dopo mesi. Mesi, di questo me ne rendo conto solo ora, resi ancora più difficili da un gruppo di ragazzini che gli rinfacciavano in continuazione la triste verità.
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Io odio l'amore
ChickLit"Ciao, mi chiamo Elizabeth Lewis. Sono una ragazza allegra, solare, determinata e soprattutto... timida" Queste sono le parole utilizzate da Elizabeth per descriversi. Lei è una ragazza americana come tante altre. Studia, legge molti libri d'amore...