QUAL È LA STRADA GIUSTA?

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Spesso la vita ci mette a dura prova con lo scopo di farci crescere. Lo fa con tutti. Insomma, chi non si è mai trovato in una situazione difficile? Ognuno di noi ha la sua prova da superare per poter accedere alla prossima, perché sì, diciamoci la verità, la nostra esistenza è fatta di sfide. Sia i momenti belli sia quelli brutti altro non sono che la derivazione del modo in cui ci siamo comportati. A chi si arrende è ovvio che spetta un periodo triste, mentre a chi combatte si aprono due strade.

La prima include la vittoria, ovvero, come specificato poc'anzi, il raggiungimento di un momento felice al quale seguirà prima o poi una nuova prova.
La seconda invece comprende la sconfitta. Non sempre lottare porta alla supremazia sul nemico, e a volte non è nemmeno questione di quanto una persona sia determinata ad andare avanti. Semplicemente non tutte le sfide poste sul nostro cammino sono superabili nell'immediato futuro.

Se ci pensate bene, è un pò come un videogioco. Se non hai raggiunto il livello necessario per sconfiggere il boss di turno non puoi accedere alla prossima parte della storia. Puoi provare quanto ti pare, ma alla fine capisci di dover accumulare ulteriori punti esperienza per continuare il gioco.

La vita è per grandi linee esattamente così: per superare un ostacolo ti serve una certa esperienza. Se la possiedi già bene, ma in caso contrario non ti resta che provare tutte le alternative possibili sperando di trovarla una volta giunto al termine della strada.

Io ad esempio ho imboccato la via dell'indifferenza e adesso ne sono arrivata alla conclusione. Ad attendermi però non ho trovato l'esperienza che cercavo, quella che aiuta un cuore ferito a guarire, bensì il boss dal quale sto fuggendo. O meglio, stavo, siccome mi ha trovata. Ecco, nei videogiochi il nemico si trova in un punto preciso della mappa, mentre nella vita vera potresti trovartelo alle spalle da un momento all'altro.

<Puoi spiegarmi cosa significa "vorrei che tu sparissi per sempre dalla mia vita"?> ripete Daniel.

A questo punto non ha più senso evitare di pronunciare il suo nome. La fuga è finita, tanto vale essere realistici e affrontare il problema.

<Daniel...>

Non riesco a formulare alcuna frase di senso compiuto. Sono prigioniera tra le sue braccia, il suo corpo è spaventosamente vicino al mio.

Ho paura.

Di che cosa?

Lo sai bene.

Dillo.

Ho paura di crollare. La misera distanza che c'è adesso non è sufficiente per proteggermi, l'effetto che lui ha su di me sta buttando giù le mura che ho eretto attorno al mio cuore.

Affrontalo.

Non posso, non ne sono capace.

Allora menti, sei consapevole che è una delle tue doti migliori.

Mi volto lentamente, ben cosciente di non avere un piano.

<Lisa, ti prego, dì qualcosa> sono le parole intrise di preoccupazione sussurratemi da Daniel.

<Io...>

La mia mente sta lavorando troppo lentamente. Ho bisogno di spazio, e soprattutto di aria, Daniel me ne sta privando poco alla volta.

Poggio una mano sul suo braccio sinistro e ricorro al briciolo di forza che mi scorre in corpo per allontanarlo, ma lui esercita resistenza. Ritorno a concentrami sui suoi grandi occhi blu e vi scorgo un mare in tempesta che non vede l'ora di annegarmi.

<Lisa, voglio aiutarti> mormora piano.

Allora perché sembra il contrario?

<Puoi spiegarmi cosa significano le frasi scritte sul tuo block notes?>

Io odio l'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora