FINGERE

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Sono proprio una stupida. Mi sarei dovuta aspettare di tutto, ma ho permesso al mio cuore di prendere il sopravvento e mi sono lasciata trascinare dallo stesso sentimento che poi l'ha portato a soffrire. E il dolore ancora non se ne va.

L'immagine del bacio tra quello che ritenevo un amico e colei che ha ottenuto ciò che voleva è ben impressa nella mia mente.

Che colpa ne ha lui?

Bè, vocina, tanto per cominciare aveva promesso di non abbandonarmi. Le ricordo ancora le sue parole.

"Stasera non ti lascerò sola neppure se dovesse cadere un meteorite dal cielo"

Le promesse, quando vengono infrante, bruciano sempre così tanto?

Sei stata tu ad allontanarlo.

Ma lui poteva benissimo fregarsene delle mie parole e venire ad abbracciarmi.

Perché avrebbe dovuto? Non è a te che è interessato, lo vuoi capire?

No, non lo voglio capire, ok? Vallo a spiegare tu al mio cuore sanguinante che tutto quello che ha vissuto con lui non ha mai avuto alcun senso.

È la verità, e la verità va sempre accettata.

Vorrei farlo, ma non ci riesco. Nonostante tutto il sangue che sta perdendo, il mio cuore continua ancora ad avere speranza.

Parlaci.

Per te è facile, ragione. Tu non sai cosa sia la speranza, credi solo in ciò che vedi e in ciò che sai. Per te è semplice accettare la realtà dei fatti, perché a differenza del cuore sei priva di alcuna emozione e sentimento. Se fossi anche tu soggetta di questi ultimi allora sì che capiresti quanto a volte sia difficile ammettere che sei stata l'unica a provarli. Non ti arrenderesti neppure quando la verità sarebbe ormai stata messa davanti ai tuoi occhi come un pezzo di carta con una scritta che qualcuno sta cercando insistentemente di farti leggere.

Che cosa folle. E sentiamo, qual è l'emozione o il sentimento di cui il tuo stupido cuore è schiavo?

L'amore, mia cara amica, la malattia più pericolosa di tutte.

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Apro lentamente gli occhi. Il piccolo spiraglio di luce che invade la stanza è abbastanza potente da infondermi tristezza. La sua intensità infatti mi porta a pensare che è ormai giorno, quindi a breve Angie busserà alla mia porta dicendomi di andare a fare colazione. Peccato che il solo pensiero di abbandonare le soffici lenzuola custodi notturne del mio dolore e l'adorato cuscino bagnato dalle lacrime che ho versato fino a poche ore fa mi rattrista.

Uscire dal letto significa abbandonare ogni difesa e prepararmi al confronto con la vita, che al momento ha in serbo per me un temibile ostacolo di nome Angie. Sono sicura che lei potrebbe darmi una mano, magari dispensando uno dei suoi saggi consigli, però non è quello che voglio adesso. Sento come il bisogno di soffrire ancora per un pò prima di mettermi comoda ed affrontare il dolore faccia a faccia.

Questo mi porta a pensare a quando la mamma se ne è andata. I giorni successivi alla sua scomparsa li ho trascorsi non facendo altro che piangere. Ogni nuova serie di lacrime sembrava non finire mai, sentivo la necessità di liberarmi di tutte loro e lo facevo, ma non c'è stata una singola volta in cui mi sia sentita soddisfatta. Ogni volta che le lacrime si fermavano sentivo come se avessi ancora bisogno di piangere. I miei occhi reclamavano la loro tanto attesa pausa, ma a me non importava di concedergliela. Non dovevano riposarsi fino a quando il dolore non se ne sarebbe andato.

Ed è la stessa cosa che sto facendo adesso, sto ricommettendo lo stesso identico errore che ho fatto in passato. Il dolore non può essere estirpato, dargli modo di uscire non lo allontanerà. Piangere serve solo a soffocare una misera parte della sofferenza che proviamo, se si vuole davvero affrontare il dolore allora bisogna saperlo accettare.

Io odio l'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora