GATTAMORTA

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<Eccoci qui> annuncia Daniel appena raggiungiamo la palestra.

È un edificio, come ha detto poco fa, che si trova al centro della città. Presenta un singolo piano, il che è il motivo per cui non ci ho mai fatto caso. Solitamente le palestre sono strutture giganti con almeno due piani, invece questa ne ha a malapena uno. Lo spazio, almeno a giudicare dall'esterno, appare piccolo, basti pensare che la palestra è circondata ai lati da due vicoletti oltre i quali si trovano un supermercato e un bar, i quali ricoprono un'area decisamente maggiore.

Decido di focalizzarmi sulla facciata della palestra piuttosto che sulle sue dimensioni e la mia attenzione viene immediatamente catturata dalla scritta sopra la mia testa.

Energy.

<È un nome un pò strano, non trovi?> chiedo perplessa dalla scarsa originalità del proprietario della struttura.

<Secondo me è una scelta azzeccata. In palestra ci vuole energia, la forza di volontà da sola non basta> è la risposta del dio greco al mio fianco.

Mi giro a guardarlo e vedo un sorriso comparire sul suo bellissimo viso. Per poco non mi lascio sfuggire che è così bello quando sorride.

<Sei carica?> domanda Daniel voltandosi nella mia direzione.

Giro istintivamente la testa di sessanta gradi e torno a fissare la scritta di fronte a me.

Speriamo non se ne sia accorto. Ah, che figuraccia!

Una vocina mi ricorda che di figuracce ne ho già fatte un bel pò oggi, e questa in confronto non è niente.

<Certo> annuisco convinta.

Mentre attraversa l'entrata, però, mi sorge un dubbio.

<Aspetta, in che senso carica? Io devo solo appuntarmi gli esercizi più adatti per me, no?> chiedo invano.

Nessuna risposta, sento solo il suono di una piccola risata. Mi sembra di essere in un videogame, una volta avviata la scena storia non si torna indietro.

Le pareti bianche con appesi qua e là riconoscimenti vari sono le prime cose che osservo. Cerco di leggere qualche merito, ma per il mio vocabolario sono perlopiù parole straniere. Penso siano i nomi di diversi esercizi, a giudicare dalla struttura in cui ci troviamo.

Focalizzando l'attenzione frontalmente, la schiena marmorea di Daniel è il panorama che mi si palesa davanti agli occhi. Non male, devo dire.

<Bentornato, Daniel> sento salutarlo una voce femminile.

<Ciao, Anna> ricambia lui gentilmente.

Appena si scosta leggermente di lato dandomi così l'occasione di esaminare il bancone centrale, noto una ragazza più o meno sulla ventina con dei lineamenti perfetti. Il primo pensiero che mi viene in mente è che avrebbe persino potuto evitare di usare il poco trucco che si è messa sul viso. La sua pelle sarà sicuramente perfetta anche senza.

Avvicinandomi ulteriormente scorgo la treccia che racchiude i suoi lunghi capelli rossi posata sulla spalla. La maglietta che indossa è dello stesso colore, fatta eccezione per un piccolo cerchio blu con all'interno il logo di un brand molto famoso.

<Lei è Lisa, una mia amica> mi presenta Daniel.

<Piacere, Anna> mi sorride la ragazza.

Non ci casco, gattamorta.

Conosco fin troppo bene la tattica dell'essere gentile con la concorrenza quando il ragazzo che ti piace è nei paraggi. Dai rapidi sguardi con occhi dolci che rivolge alla divinità attualmente impegnata con me è impossibile non accorgersi della voglia che ha di saltargli addosso. Ma non permetterò mai e poi mai che una cosa del genere accada in mia presenza.

Io odio l'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora