INCONTRO

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                                          LA SERA PRIMA

Vedo una ragazza salire in una macchina verde e mi precipito verso lo sportello del passeggero. Tiro la maniglia e in un batter d'occhio mi ritrovo col fondoschiena appoggiato sul sedile.

Cavolo, cosa ho appena fatto? Sono entrata nell'auto di una sconosciuta. La parte di me soggetta all'avere sempre il giusto comportamento mi sta ordinando di chiedere scusa ed uscire immediatamente da qui, ma decido di ignorarla. Preferisco di gran lunga affrontare l'estranea seduta al mio fianco piuttosto che il ragazzo che amo. Se parlassi con lui adesso poi non resterebbe altro da fare che scavare una fossa, gettarci dentro il mio cuore ed infine mettere una piccola insegna con la scritta "qui giace il cuore della giovane Elizabeth Lewis, venuto a mancare a causa di un amore non corrisposto".

<Dove ti porto?> domanda all'improvviso la ragazza al posto del guidatore.

Mi giro verso di lei e mostro un'espressione interrogativa.

<Non mi chiedi cosa ci faccio nella tua auto?>

<Non ce ne è bisogno. Qui vedo una ragazza con le guance piene di lacrime, lì invece un ragazzo che sta cercando qualcuno> risponde allungando un dito nella direzione di Daniel.

Sta cercando me?

Cuore, non illuderti, non più, ti prego.

Mi passo una mano sul viso per cancellare le scie di acqua salata partite dagli occhi.

<Allora, dove ti porto?> ripete la sconosciuta al mio fianco.

<A fare un giro, non posso ancora tornare a casa, devo prima riprendermi>

<Per quello ti ci vorrà un pò> dice lei prima di mettere in moto e partire.

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Sono circa dieci minuti che il silenzio vige in quest'auto. Da quando ci siamo allontanate dal parcheggio vicino alla spiaggia nessuna delle due ha più detto altro. E in fondo a me va bene così. La situazione è per ovvie ragioni abbastanza imbarazzante, ma la ferita che ho dentro ha la meglio sull'imbarazzo. Il mio cuore sta soffrendo come un matto, e solo il tempo potrà aiutarmi.

<Quanto ci vorrà?> domando impaziente di sapere per quanto tempo ancora farà male.

<Per cosa?>

<Quanto tempo dovrà passare prima che la smetta di fare così male?> riformulo la domanda, stavolta in modo più completo.

<Dipende da quanto è forte ciò che provi e da come ti comporterai> risponde lei.

Allora sono messa male.

<A proposito, io sono Elizabeth> dico sperando in una presentazione della ragazza al mio fianco.

<Olivia. Ti stringerei la mano, ma, sai...> rivela finalmente il suo nome.

<Certo, stai guidando, tranquilla, non fa nulla> sparo a raffica.

<Abbiamo rotto il ghiaccio, vedo> sorride continuando a tenere gli occhi puntati sulla strada.

<Essere timidi ha i suoi vantaggi> sorrido a mia volta.

<Comunque puoi chiamarmi Ol, nomignolo gentilmente offerto da mio fratello>

Emetto una leggera risata.

<Lo so, suona davvero male>

<Scusa, però tranquilla, non è per quello>

<Però lo ammetti che suona male, eh?> mi rivolge una scherzosa occhiataccia.

Io odio l'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora