Outro: •Ready?•

320 35 8
                                    

6 mesi dopo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

6 mesi dopo

Tutto bene quel che finisce bene, scrisse Nari nel suo quadernino. Le sue dita lunghe e leggermente storte, erano macchiate d'inchiostro dalla fretta con cui aveva scritto tutte quelle parole. Il suo quadernino personale non era mai stato così pieno ma adesso, aveva riempito pagine su pagine di quella storia che Jungkook le aveva raccontato in un lungo pomeriggio passato insieme.

Non voleva ancora mettere la parola fine però. C'erano ancora degli avvenimenti che voleva scrivere. Avvenimenti che necessitavano nuovi racconti di Jungkook e soprattutto più dettagli da parte anche di Taehyung.

Due mesi dopo il blitz della polizia alla Seoul Electronics e dopo l'arresto di Dongyul e di molti dei suoi complici, si era tenuto il processo vero e proprio. L'aula del tribunale era strapiena di persone. C'erano quasi tutti i dipendenti di Dongyul che volevano assistere al suo arresto o che sarebbero stati chiamati a testimoniare contro di lui.
Dall'altra parte della giuria invece c'era Minji, colei che era risultata essere il mandante di tutte le informazioni che incastravano il suo stesso capo.

Il processo fu lento, molto articolato e soprattutto difficile da sopportare. Jungkook, Taehyung, Jimin e Yoongi erano seduti esattamente dietro Minji e il suo avvocato, sia per sostegno morale e sia perché il corvino soprattutto, era uno dei testimone chiave.
Nessuno di loro disse mezza bugia e non solo per via del giuramento di lealtà e sincerità che avevano recitato prima di entrare nell'aula ma perché non erano loro quelli in torto.

Jungkook parlò come un adulto, forse cresciuto troppo in fretta. Raccontò di come tutto era iniziato con Taehyung e la loro storia, risparmiando alla giuria i dettagli non attinenti al caso come i loro sentimenti, la loro amicizia e il loro amore.
Raccontò di come un gioco solare e pacifico come CountrySide, fosse stato rovinato dalle ambizioni di un uomo bastardo ed egoista.

Di come Dongyul aveva rovinato la vita di molte persone nella realtà e nella realtà virtuale, di come le aveva fatte precipitare nel terrore di perdere i loro cari o di perdere la loro stessa vita.
Fu straziante ascoltare la registrazione della conversazione tra il corvino e Dongyul. Soprattutto quando l'uomo ammise sfacciatamente e con piena soddisfazione, quello che aveva fatto al Player One e a tutte le persone innocenti che erano morte sotto le macerie per colpa sua.

Per Taehyung fu ancora più difficile ascoltare quelle parole. Si riteneva quasi responsabile di quelle vite perché in fondo, era lui che Dongyul voleva ed era a lui che voleva arrivare mandando quella bomba. Lui era vivo e vegeto e stava bene ma erano morte delle persone. Delle persone reali, con delle vite, dei sentimenti, un lavoro, una famiglia.
Non era un gioco anche se Dongyul continuava a ripetere che in realtà tutto lo era. Per lui tutto si basava su schemi, azioni, combattimenti, vendette.

Taehyung difese con onore se stesso e soprattutto suo padre. Dongyul aveva avuto l'idea per creare CountrySide quella notte di tanti anni prima nel vicolo lurido e puzzolente di un bar ma era stato il signor Kim a mettere mente, cuore e lavoro nell'ideare la realtà virtuale e certo la colpa non era la sua se poi Dongyul lo aveva tradito e ci aveva fatto quello che voleva per anni.

CountrySide/ Taekook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora