La realtà virtuale ha preso il sopravvento su quella effettivamente reale e tutto quello che succede dentro al visore si riflette anche sulla vita dei giocatori. Jungkook è un ragazzo di 17 anni,fan accanito del videogioco del momento: CountrySide...
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Era inutile negare il fatto che Jungkook fosse totalmente affascinato da tutta la meraviglia tecnologica che aveva intorno. La Seoul Electronics era già sorprendente dall'esterno con le sue vetrate fumé illuminate e la maestosità che ti facevano già intendere quanto il suo proprietario fosse potente e ricco ma l'interno era ancora più sorprendente. Dongyul aveva guidato il corvino fuori dal suo ufficio ed erano scesi un paio di piani sotto l'ultimo, iniziando il giro turistico.
Ogni piano aveva un colore diverso e ogni arredamento rispettava quel colore in tutte le sue tonalità. Il primo piano che visitarono era verde e tutto, dalle sedie e i tavoli ai quadri, erano di una delle tante tonalità di verde. Potrebbe sembrare un pugno nell'occhio descritto così ma in realtà sembrava rispettare quello che era un equilibrio naturale speciale e sereno. Ti infondeva tranquillità, benessere e anche una certa soddisfazione visiva. Jungkook detestava gli accostamenti di colori diversi per gli oggetti. Se due matite erano gialle e una blu, lui avrebbe sempre messo prima le due gialle insieme e poi la blu. Ovviamente in quest'ordine perché il giallo, nella scala dei colori, viene prima del blu.
Un comportamento maniacale e compulsivo ma che contribuiva a tenere Jungkook impegnato e soprattutto concentrato quando faceva i compiti oppure studiava. Se tutto era in ordine a suo modo, lui stava tranquillo e non doveva angosciarsi nel vedere cose che non gli piacevano. Dongyul gli spiegò che tutti i dipendenti avevano una tabella di turni lavorativi per potersi organizzare al meglio con gli impegni personali; non erano ammessi ritardi; andava timbrato il cartellino all'ingresso e all'uscita dalla struttura; la pausa pranzo durava mezz'ora, non di più; mai fare le cose di propria iniziativa ma seguire sempre gli ordini di Dongyul o il licenziamento era assicurato e Jungkook pensò che probabilmente ci sarebbe stata anche qualche altra minaccia sotto questo aspetto.
Mentre il corvino camminava al fianco dell'uomo più potente del Paese, si chiedeva perché avesse voluto rovinare tutta quella bellezza e quell'innovazione per fare qualcosa di cattivo e meschino. Perché rovinare un invenzione come la realtà virtuale che poteva unire persone di tutto il mondo, per fare del male alle persone e non solo nel gioco ma anche nella vita reale. Quante persone erano già morte da quando era stata brevettato il visore? Quante si erano tolte la vita? Quante erano state spinte a togliersela? Quante erano morte tragicamente per colpa di incidenti con i visori che potevano benissimo evitarsi?
Il signor Kim aveva costruito qualcosa di assolutamente formidabile ma Dongyul l'aveva reso un incubo a occhi aperti per la maggior parte delle persone che ci entravano in contatto. A vederlo così, il posto di lavoro sembrava il migliore che un lavoratore potesse chiedere: tutto in ordine; tutto perfettamente pulito e sicuro; tutti sorridevano e andavano d'accordo. Jungkook però sentiva l'aura oscura che si aggirava tra le varie scrivanie e gli uffici. Tutti i dipendenti sembravano sotto effetto di sostanze chimiche oppure robot.
I loro sorriso sembravano così falsi, i loro gesti pilotati da qualcun altro. Come se ci fosse qualcuno sopra di loro che muoveva i fili. Erano controllati in ogni secondo. C'erano telecamere ovunque e non solo in ogni angolo delle pareti dei vari piani ma anche negli schermi dei computer, in ogni ufficio, nelle scrivanie, le macchinette del caffè. Neanche un singolo millimetro di ambiente restava nascosto dagli occhi vigili della sorveglianza che sicuramente stava dall'altra parte di ogni telecamera. Il corvino cercò di memorizzare bene quei dettagli perché era lì per un solo scopo: portare a termine il piano.