Capitolo 22

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Taehyung era tranquillo

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Taehyung era tranquillo. O almeno era questo che continuava a ripetersi costantemente nella testa. Era passato solo un giorno da quando stava a casa della famiglia Jeon e quindi appena 2 giorni dall'esplosione che aveva coinvolto il negozio di videogiochi eppure gli incubi non lo avevano ancora lasciato andare.
Nonostante dormisse con Jungkook tra le braccia o lui tra le forti braccia del corvino, a seconda di come si muovevano nel sonno, non riusciva ad avere una notte tranquilla.

Molte volte cedeva agli incubi e lasciava che la sua mente viaggiasse tra quelli spettacoli dell'orrore che l'inconscio gli proiettava. Sentiva il ticchettio della bomba prima che esplodesse, vedeva le fiamme del fuoco avanzare verso di lui a rallentatore, inspirava la puzza densa di fumo e la polvere dei detriti e le sue orecchie straripavano dalle urla.
Le urla di Jungkook. Il corvino urlava, chiamava il suo nome a gran voce mentre si arrampicava sugli edifici distrutti. Le mani e i vestiti sporchi di sangue e il viso deturpato dalle lacrime eppure non si fermava, non arrestava la sua corsa.

E Taehyung ci provava. Oh come se ci provava ad urlare, a farsi sentire da lui, a dirgli che era lì. Ad appena pochi passi da lui ma Jungkook non sembrava sentirlo. Sicuramente non lo stava ignorando ma...Diamine! Era davvero a pochi centimetri da lui. Com'era possibile che non lo sentisse?
E poi l'incubo svaniva e lui si svegliava con il pigiama stropicciato sul petto, da quanto forte l'aveva strattonato tra le mani, e la fronte imperlata di sudore.

Allora non ci pensava neanche a mettersi di nuovo a dormire. Aveva troppa paura di rivivere ancora quelle immagini terribili così si dedicava al suo passatempo preferito: guardare Jungkook.
Il suo etereo fidanzato che dormiva dolcemente al suo fianco. I capelli corvini che aderivano al cuscino morbido, gli orecchini posizionati in modo che non gli dessero fastidio durante il sonno, il respiro tenue che fuoriusciva dal suo naso piccolo e le labbra leggermente schiuse.

Jungkook dormiva nello stesso modo di un bambino piccolo: i pugni chiusi sempre a stringere qualcosa che poteva essere il cuscino, le lenzuola oppure la maglietta di Taehyung; le gambe chiuse e le ginocchia portate contro il petto in posizione fetale.
Restava a guardarlo fino a quando l'alba non illuminava la stanza o fino a quando non suonava la sveglia per avvisare il corvino che doveva prepararsi per recarsi a scuola.

Anche quella notte Taehyung si svegliò per via di un incubo. Guardò la radiosveglia sopra il comodino e segnava le 3 del mattino. Aveva ancora diverse ore per bearsi del silenzio di casa Jeon e per guardare il suo fidanzato. Sperava sempre che il suo sguardo intenso non disturbasse il corvino, rovinando il suo sonno ma a quanto pare anche Jungkook aveva il sonno pesante come il padre.
Quella notte però, Jungkook non aveva il viso rivolto dalla sua parte. Era girato dall'altra parte, con un braccio sotto il cuscino e una gamba accavallata sull'altra.

Il biondo quasi rise dal modo in cui il fondoschiena del corvino fosse sporto all'insù. Jungkook non si smentiva mai. Era così dannatamente carino e sexy al tempo stesso che il maggiore era sempre indeciso sul pizzicargli le guance come si fa con i bambini oppure riempirlo di baci fino allo sfinimento.
Non potendo guardarlo in viso, decise di sdraiarsi al suo fianco e abbracciare timidamente la sua vita, sperando che non si svegliasse. Ma non sapeva che il corvino stava tutt'altro che dormendo.

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