Capitolo 21

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La stanza era a malapena illuminata dai primi raggi del Sole

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La stanza era a malapena illuminata dai primi raggi del Sole. La tapparella era abbassata per non disturbare il sonno del ragazzo biondo steso sul lettino singolo, rialzato con delle sbarre di metallo. Le pareti erano bianche, spoglie. Tipiche di una stanza ospedaliera.
L'odore di agenti chimici, disinfettanti e garze riempivano ogni ambiente e Jungkook si sentiva ormai soffocare da quel forte odore.

Lui non dormiva. Non come Taehyung. Aveva perso il sonno e la tranquillità nel momento stesso in cui aveva ricevuto la chiamata dalla centrale di polizia.
Dopo aver ritrovato Taehyung, il biondo era stato portato in ospedale per essere curato e per degli accertamenti più dettagliato sul suo stato di salute. Jungkook era salito in ambulanza con lui, Yoongi e Jimin che la seguivano in macchina per le strade di Seoul.
Jimin aveva ben presto avvisato tutti i loro amici che si erano fatti trovare all'ingresso del Seoul National Hospital.

Taehyung era stato visitato da un medico che gli aveva fatto fare una tac e vari altri esami per controllare che internamente andasse tutto bene nel corpo del suo paziente. Il biondino non aveva riportato nessun altra ferita a parte quel taglio netto che partiva dall'attaccatura dei capelli e proseguiva per circa 4 centimetri. Erano bastati un paio di punti per richiuderla.
Fastidiosi certamente ma la il danno sarebbe guarito in fretta. Non come quello psicologico che Taehyung aveva riportato.

Lo psicologo dell'ospedale che l'aveva visitato, aveva avvisato Jungkook di come il suo fidanzato avesse un lieve shock post traumatico e che avrebbe avuto bisogno di qualche seduta con lui per superare l'accaduto. Inoltre aveva aggiunto che anche a lui avrebbe fatto bene parlarne perché aveva notato come il corvino fosse piuttosto scosso dall'incidente.
Dopo una flebo di antidolorifico e pochi millilitri di sonnifero, Taehyung era stato preso dalle braccia di Morfeo.

Jungkook aveva allora detto ai loro amici di tornare a casa senza problemi e di tornare l'indomani. Aveva parlato con i suoi genitori che erano subito corsi in ospedale per assistere al meglio i loro, ormai due, figli.
A parlare con la famiglia Kim ci avrebbe pensato Taehyung, lo aveva detto lui stesso prima di crollare.
Il corvino non aveva voluto sentire ragioni quando sua madre gli aveva chiesto di tornare a casa con loro e la signora Jeon non aveva neanche insistito perché sapeva che suo figlio non avrebbe mai lasciato da solo il fidanzato.

Il più piccolo si era infatti seduto sulla poltrona accanto al letto di Taehyung e l'aveva guardato in stato di trance fino a sentire gli occhi lacrimare dal bisogno di chiudersi anche solo per un secondo.
Era rimasto nella stessa identica posizione per tutta la notte e ancora stava così. I suoi occhi scuri passavano in rassegna il viso sereno del suo fidanzato: la fasciatura incastrata tra i capelli biondi; le ciglia lunghe ad accarezzare le palpebre abbassate; il naso perfetto e le labbra semi aperte da cui uscivano piccoli sbuffi sottili.

I poliziotti stavano ancora lavorando sul luogo dell'incidente. I morti erano almeno una decina, i feriti il triplo e qualcuno era ancora disperso sotto le macerie. Era stato trovato un ordigno danneggiato ed esploso dagli artificieri e la polizia aveva spostato l'indagine da una fuga di gas accidentale ad un attentato voluto.
Questo aveva confermato ogni dubbio dei due ragazzi sul fatto che dietro ci fosse Dongyul.

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