Draco
Hermione smette di muoversi in cima alle scale, proprio mentre escono dalle cantine. Per un momento, Draco presume che abbia bisogno di riposo. Odora di morte, come il fetore miserabile di rifiuti, marciume e miseria. Anche lei lo guarda: capelli arruffati, occhi infossati, pelle color cenere, atteggiamento instabile. Eppure, non è mai stato così sollevato di essere alla presenza di un'altra persona in tutta la sua vita.
Il cordone d'oro praticamente vibra tra loro, vibrando di quella che sembra soddisfazione, come sicurezza.
Non sono neanche lontanamente al sicuro.
Draco si posiziona tra Hermione e la porta del salotto dove giacciono i corpi sia Greyback che di Dobby: comicamente enorme e comicamente piccolo in egual misura non comica. Non riesce a pensare a tutto il sangue che inzuppa i suoi vestiti, non se vuole rimanere in piedi.
Più tardi, forse, risparmierà un pensiero per l'elfo domestico che aveva salvato e condannato per sbaglio. Come poteva sapere che Greyback sarebbe stato proprio lì quando sarebbero atterrati? Che gli piaccia usare le mani, facendo a brandelli il piccolo elfo nel giro di pochi battiti di palpebre? Che quando un Avada non ha funzionato, perché Draco non l'ha mai avuto in sé, usare un Imperius per fare a pezzi una persona è molto, molto peggio?
Lo stomaco di Draco si gira; ci ha già pensato troppo.
Si guarda per incontrare lo sguardo di Hermione e la trova che non riposa affatto.
Sta pensando.
Che è un segno davvero orribile per lui. Prima che lui possa aprire bocca per ricordarle che sono attualmente nella sua casa di famiglia ancestrale, dove il Signore Oscuro può o non può essere residente, e quindi devono andarsene, e giudiziosamente, lei lo anticipa con una sorta di cosa che avrebbe dovuto aspettarsi.
Se solo sapesse pensare come un Grifondoro.
Ma così com'è, le sue misere riserve di coraggio e sacrificio personale sono state tutte esaurite, gettate in questo orribile piano per salvare questa donna impossibile.
Il suo petto si contrae.
"Dove sono tutti gli altri?" La sua voce suona orribile come sembra, come se forse non l'ha usata per tutto questo tempo. Riesce a malapena a immaginarlo, Hermione Granger tranquilla. Colpisce con qualcosa come tristezza, perdita.
"Ho a malapena controllato quando sono arrivato." Comincia a spostare il suo peso corporeo, inclinandosi per insinuare che dovrebbero muoversi in una direzione particolare. In fondo a questo corridoio, attraverso l'atrio, tagliando per il solarium, e nell'ala est con l'ingresso della servitù dove possono scappare ai giardini e al bordo delle barriere.
"Voglio dire..." inizia, ondeggiando. "George. Neville. Padma e..."
Draco non si rende conto di averla interrotta con un brusco movimento della testa finché non vede i suoi occhi spalancarsi, la paura che sgorga dalle pupille nere, dalle iridi marroni e dai bianchi iniettati di sangue. Tutto splendente d'oro in un corridoio buio.
"Ci sono state dei processi. Non credo...non saranno più qui. Ma dobbiamo andare, Hermione. Adesso."
Detto questo, si fa avanti, agganciando il braccio attorno al suo gomito e cercando di tirarla il più delicatamente possibile. Non vuole fermarla. Sembra ferma come un solitario filo d'erba incolta. Una sola raffica di vento potrebbe ribaltarla.
"E...Ron? Dov'è...o Justin? Non sono stati" - ingoia le parole che si rovesciano a pezzi - "catturati, giusto?"
"Non lo so."
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A Season For Setting Fires - mightbewriting - TRADUZIONE ITALIANA
FanfictionLa tortura profuma di primavera. Come narcisi e tulipani e bucaneve. Come i mazzi di fiori portati all'interno dai giardini del maniero per dare la vita ai freddi muri di pietra che ospitano i criminali. La Pasqua mista a follia ha senso in questo p...