25

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Chaper 25: i want him.

Aprii gli occhi; attorno a me tutto era nero, buio. Immediatamente mi salirono i brividi.

<aiuto..> sussurrai. Non avevo voce.

<aiuto!> riprovai, ma invano.

Non sapevo dove fossi, siccome era tutto buio.

Mi arresi e provai a muovermi. Nulla. Non riuscivo a fare niente. Ero bloccato.

All'improvviso un bagliondi luce si accese illuminando il corpo del mio amato Minho.

<minho..> lui mi sorrise, ma dopo qualche secondo tornó serio.

<jisung>
La sua maglia bianca inizió macchiarsi di un rosso scuro.

Spostó la sua mano sul suo stomaco e si accovacció.

<minho?>
Dio solo sa quanto io abbia voluto avvicinarmi a lui in quel momento.

Cadde a terra e anche il pavimento prese a sporcarsi di quello che sembrava essere sangue.

<minho!> provai ad urlare riuscendo ad emanare un insulso sussurro.

Alzó la testa verso di me sussurrandomi un 'grazie'.

<minho!> riprovai.

Una lacrima rossa lasció i suoi occhi scuri e insieme a quella anche la sua anima si allontanó.

Un dolore mi strinse il petto.

E li, li riuscii ad urlare. E urlai forte.

<minho!>
<minho!!> gridai alzandomi a sedere.

Aprii gli occhi solo dopo accorgendomi di non trovarmi nella mia stanza. Nella sua casa. Con lui. Attorno a me si respirava il male.

Nel giro di cinque secondi tutto tornó in mente.

La stanza era tutta grigia, piccola e vuota. L'unica cosa che la riempiva ero io e un lettino anch'esso grigio.

Faceva freddo nonostante la copertina che mi aveva poggiato su chissa chì.

No...non di nuovo...ti prego minho salvami..

Feci una smorfia schifata, una puzza si fece spazio mentre il rumore di tacchetti risuonava nel silenzio.

<minho,minho, minho. Sempre questo Minho esce dalle tue labbra. Sei monotono amore mio> sentii e dopo ció la porta grigia di aprì rivelando un uomo di bassa statura, vestito con giacca e pantaloni neri con sotto una cicetta bianca e una cravatta. Insomma, molto elegante. Non era brutto, aveva il suo fascino, ma i suoi occhi mi fecero salire i brividi e il nervoso.

<non. mi chiamare.così.> lo fulminai.

Lui rise. <tiri fuori i denti castoro? Sei proprio uguale a tua madre.>

Avevo paura. I suoi occhi erano fissi nei miei e non si muovevano di un millimetro. Ero troppo orgoglioso per abbassare lo sguardo, quindi strinsi i denti e lo ressi.

<cosa sei diventato mio piccolo..> disse con tono dispiaciuto avvicinandosi.

<guardati, sei cresciuto tanto..> continuó posando la sua mano destra sulla mia guancia.

Nyctophobia*- h.J X l.m.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora