14. Gas, gas, gas

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«Al momento del ritorno della lucidità
percepisci il triplo del malessere fisico. Nausea, indebolimento muscolare, emicrania,
tutti i sintomi ti portano al pentimento.
Ma il peggio arriva con la perdita
del senso di onnipotenza:
appena la sbronza passa, cadi in depressione e ci resti fino a che non sei di nuovo pronto alla prossima cassa di birra.»

Dal Vangelo secondo Luca,

Colloqui con la psicologa 25:17

Naskavic odiava la sua ragazza. Vi fu un tempo in cui l'aveva amata, ma era finito, lontano, dimenticato. Lei non era la campagnola stereotipata in stile bella lavanderina, con gli stivali in gomma e le braccia sporche di terra. Per quel poco che gli Ignoranti poterono conoscerla, aveva un bel modo di fare, una mente aperta e una discreta propensione al divertimento sano, un bicchiere di vino una tantum. Essendo una caruccia acqua e sapone, spesso molti non intuivano che il bestiale Naskavic accanto fosse il suo uomo.

Aveva però il suo "lato oscuro": a due anni di tolleranza, aveva preso l'abitudine di urlare ai viziacci dell'ubriacone esigendo più rispetto. Della coca non era al corrente, come quasi tutti gli amici, sennò avrebbe sbottato così forte da farsi sentire dal basso Piemonte.

Liti spiegabili, strilli, qualche strattone. Naskavic perse un po' alla volta quello che fu il sentimento. Lei sapeva cosa stava succedendo, a casa sua ci stava praticamente tutti i giorni, ma non poteva perdonargli l'autodistruzione per non affrontare la vita. Lui non più, lei ancora sì, e amare senza essere amati è uno schifo da digerire, figuratevi dopo aver accarezzato l'idea del matrimonio.

All'ultima cena, Naskavic era circondato dai suoi apostoli a una fiera di paese. Lei gli stava seduta davanti e non aveva fame. Il porco aveva mandato giù di tutto e tracannato pure gli avanzi dai bicchieri degli altri. Funda alcolica, quando il sapore dell'ebbrezza si mescola ai resti dell'uva sai di aver cominciato a scavarti la fossa.

Benché stesse zitta, all'apparenza datasi per vinta, il nasone non ce la faceva ad averla di fronte, gli dava ai nervi. Si fece una rapida sniffata dietro una trattoria, poi barcollò tra i paesani in festa ed ebbe ancora sete. Sgattaiolò tra le bancarelle e si attaccò a un fusto presto notato da alcuni suoi compari, che bevendo oltre la propria resistenza si fecero riconoscere da tutto il paese nella successiva mezz'ora.

Naskavic odiava anche loro, non ne poteva più della campagna, del pendolarismo, della poca offerta dell'appennino dove era tristemente famoso, tanto da aver reso "Cosa hai detto su mia madre?!" un canto di guerra tra i più giovani. Giacché sazio della provincia, per motivarsi ad andarsene via in fretta si licenziò dal lavoro e smise allora di tirare cavi sui tralicci; al padre una simile mossa parve il più grande atto di vigliaccheria che il figlio potesse sognarsi, data la situazione in cui vivevano. Ma a Naskavic andava bene così, già solo pensarci lo sollevava: che bello poter fare serata ogni settimana con quei malati mentali degli Ignoranti senza dover viaggiare per chilometri.

Al centro della piazza, il nasone sognò ad occhi aperti e i suoi compagni di sagra si allontanarono alla ricerca di un punto nascosto ove sboccare. Lei però era vicina, sola a studiarlo e a comprendere che non ci fossero più speranze per tornare a essere ciò che erano stati. Quante gliene aveva perdonate, tradimenti supposti o confermati inclusi, perché un dolore del genere lei poteva soltanto immaginarlo e resistere, resistere, resistere per lui.

Naskavic la vide dinnanzi al baretto, sullo sfondo gente allegra che festeggiava. Le sue lacrime non gli fecero né caldo né freddo. Voleva farsi di nuovo, fanculo ad altri pensieri.

"Allora, addio..." non disse lei. «Cazzo piangi?» mormorò lui tra sé e sé prima di voltarsi e sparire. «C'avete tutte 'sta cosa dei finali melensi come se voleste dare un senso al dolore.»

Boarspotting - La città si sta annoiando [VM 18]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora