37. Scegliere un'altra vita

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In base all'attuale costo della vita, mantenere un figlio sino alla maggiore età, lo ripetiamo, costa centoquarantamila euro, più di settemila euro l'anno. Bisogna occuparsi dei suoi bisogni primari, farlo integrare, finanziare un'attività sportiva, sostenere colloqui dall'asilo sino al liceo, indirizzarlo verso scelte congrue alla sua intelligenza, al suo carattere e alle sue propensioni.

Bisogna essere un maestro, un riferimento, un amico, un appoggio, un padre. Bisogna avere la donna giusta accanto e un ambiente famigliare a modo, essere disposti al sacrificio, rivedere alcune delle proprie posizioni in fatto di società.

Fare i genitori è un casino per tutti. Per Begbie è una merda assoluta, un suicidio dilatato nel tempo.

E non parliamo di come gira il mondo, tutto fuorché idoneo, per lui e per altri, a ospitare infanti. Pandemie, guerre, crisi economiche mondiali per l'avidità di un élite di americani mangiahamburger, plastica nei mari, apocalisse preannunciata, cibi zeppi d'interferenti endocrini. Oddio, gli interferenti endocrini. I giovani mangiano mai tante schifezze con dentro i suddetti interferenti oggigiorno; si spiega come mai siano tutti stranosessuali, con le bambine che hanno le mestruazioni a nove anni e i bambini sempre più androgini.

Scegliere di non avere una donna è la sua atarassia, la tecnica personale per non avere rotture – le paranoie femminili, il materialismo femminile, quel periodo femminile, il ghosting femminile e l'inclinazione femminile a far di lui bancomat e banca del seme, o uomo di famiglia medio; scegliere di non avere figli ha uno scopo più cristiano, collettivista: fa un favore al pianeta e fa un favore a quelli che, nascendo, lo erediterebbero.

Eppure Begbie non è misogino e non odia i bambini. Odia i cani e i gatti, ma non le donne e nemmeno il futuro della nostra sciagurata, autodistruttiva specie. Sente lo stomaco strizzarsi a rivedere Gloria, al parco, con suo figlio, che per la fortuna del matrimonio somiglia tutto alla mamma, e di Begbie non ha che il DNA nei piccoli testicoli. È proprio un bel bambino, c'è da ammetterlo. Felice, sano, con una madre che dimostra quanto l'ha voluto amandolo più di qualsiasi cosa. Gioca a pallone con altri bambini tra le aiuole. Il motociclista preferirebbe che non si rincoglionisse col calcio, ma, d'altronde, ha scelto lui di non essere nella posizione per dire la sua.

«È lui?» gli chiede Topo, che lo ha accompagnato per dargli man forte.

«È lui, non c'è dubbio» annuisce Begbie. Non aggiunge altro.

«E... che vuoi fare ora? Vai a parlare con Gloria?»

Begbie non si concede neanche un istante per riflettere, ha già deciso. «No» è la risposta secca.

«Perché no? Cosa sei venuto a farci qua sennò?»

Il motociclista, ormai niente più che l'ombra del corridore che fu, invita l'amico a guardarlo e poi a dare un'occhiata a Gloria. «Era l'intenzione all'inizio, ma adesso non è proprio il caso. Apparteniamo a realtà diverse, e la mia è un veleno per la sua. Guarda come parla con le altre mamme, guarda come sta bene. Non capirò mai perché la gente scelga la vita, però ci sono alcuni che sembrano felici. Lei, suo figlio... nostro... no, suo, io non sono che quello che ci ha messo la materia prima mentre è un altro uomo a crescerselo. A vederli così, direi che ci riesce bene. Forse il bambino ha riportato la serenità nella coppia. Me lo auguro per lei, perché merita questa felicità.»

Topo non è d'accordo, una volta tanto. «Ma quale felicità, Beg? È finta, costruita su una menzogna. Lei lo ha tradito e lui si tira su il frutto del tradimento. È brutto, fa perdere la fiducia nei confronti degli altri. Lo avevi detto te con la teoria del vizietto, quello che ha fatto lei potrebbe capitare a uno a caso di noi, o a tutti, e non potremmo saperlo.»

Boarspotting - La città si sta annoiando [VM 18]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora