32. La sincerità dei reietti

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«Sono più tranquilla per tua sorella. È una femmina, può lavorare part time e trovare uno che la mantenga.
Tu sei un uomo, è diverso.»

Mia madre, anno 2011

Lui e soltanto lui la guardava come se non esistesse niente di più bello. Che idiota, pensava lei. Era una tossica, una stronza arida di sentimenti e un'egoista conclamata che vomitava cinismo dal suo serbatoio di odio. L'odio per il padre, che non ricordava mai i suoi compleanni; l'odio per la madre, che si drogava di Xanax perché era assurdo che la figlia preferisse vivere da barbona quando i soldi non mancavano; l'odio per il mondo che era terrorizzato dagli spiriti liberi, dalle donne libere.

Lei non aveva l'aspetto delle sottomesse principesse Disney e alle favole preferiva Freddie Krueger, poi i manga seinen*, la musica hard rock, il pugno sinistro alzato contro tutto e tutti. Non era fatta per essere ideale, eppure per lui era quanto più di vicino v'era alla donna perfetta, col suo carattere indomabile, la volontà feroce e l'intelligenza superiore. Gli dava quel che nessun'altra offriva, forniva spunti di riflessione e soprattutto gli teneva testa, ch'era lo stesso motivo che lo rendeva amico di persone da lui diversissime. Brevemente: lo faceva evolvere.

Stavano spesso sul letto a non fare nulla, parlavano. Ogni giorno poteva essere lo stesso, un'eterna ripetizione del loro stare sdraiati; cambiava solo l'argomento, e ogni volta c'era qualcosa di nuovo da scoprire.

Camilla aveva la sigaretta tra le labbra, puntava il soffitto con gli occhi semichiusi. Faceva caldo, lei se ne stava sulle lenzuola in intimo a vagare tra i ricordi. Luca, zitto, toccava la pochezza delle carni coperte dal reggiseno, in bilico tra il desiderio di farsi uccidere e il bisogno di ascoltarla parlare.

«L'ho fatto per la prima volta a tredici anni» se ne uscì lei roca. «Bei tempi, le medie dei primi duemila t'insegnavano ancora a lottare per sopravvivere. Mia madre si svegliava per controllare come mi vestissi, non sapendo che quando mi alzavo per pisciare di notte mettevo in cartella la roba che compravo di nascosto coi soldi della paghetta. Passavo per il giardino nel retro del condominio, voltavo l'angolo e andavo a cambiarmi in un bar. Facevo la mia porca figura con le Squalo e la maglietta che lasciava scoperto l'ombelico. Giù per la scalinata che portava alla scuola c'erano dei buchi nei muri, ci mettevamo le sigarette. I bulli per certi atteggiamenti ci andavano a bagno**, e come ben saprai alle medie la vera guerra è tutta al femminile per chi si tira più pisellini dietro.»

Luca fece un sorrisetto calibrato, un po' geloso ma conscio di essere adesso il predatore alfa. «Ho la sensazione che la prima del ranking eri tu.»

«Non è stato facile», chiosò lei fumando, «ma alla fine vince chi ha più tenacia e meno inibizione. Sono nata e cresciuta in un quartiere ricco, le puttanelle coi soldi te la fanno odorare finché non si cagano addosso al momento clou. Io sono questo, Lu. Sono sempre stata questo: una selvaggia, un animale che non si può incatenare. Se loro ambivano a consolidare la sicurezza nella propria infantile femminilità, io volevo il brivido, la scoperta. Dominare la giungla, se preferisci. Manco a farlo a posta, accadde nei bagni dei maschi, dopo essere stata sfidata a fare un pompino. Quel bulletto aveva un cazzo così piccolo che avrebbe fatto meglio a usare le dita per non smaccare***, e durò persino meno di te. È più corretto dire che quella fu la sua prima volta, mentre per me iniziava una lunga serie di deprimenti successi, se capisci cosa intendo.»

Passò il mezzino al ragazzo. Una tirata per rischiare la domanda sbagliata. «E adesso questa serie di deprimenti successi si è interrotta?» chiese Luca, il cui scopo era davvero banale per Camilla.

«Su questo non cresci mai, Yoda. Cosa vuoi che ti dica? Che sei il migliore che mi sia mai scopata? O il primo con cui mi sono avvicinata a fare l'amore? Non ti servono risposte, lo sai già di tuo» disse lei in pace, e lo scrittore annuì rilassato. «Lo chiedi perché sei cresciuto male e hai imparato peggio dal mondo che ti circonda. Essere bravo a far sesso per costruirti la mascolinità tale e quale a come quelle piccole troiettine la facevano odorare per sentirsi speciali, oh, quanto mi mancano le attenzioni del mio papino. Ma a che ti serve, chiedo io? Hai un sacco di talenti che sfrutti in modi sbagliati, avere doti a letto è soltanto un optional in più. Non sei in competizione con nessuno, Lu. Io non ero in competizione con nessuna. Scegli liberamente, scegli per te, vivi una vita da ricordare perché lo vuoi per te, accidenti. Il meglio del tuo salame dallo per far godere le donne, non per farti grosso con gli uomini.»

Boarspotting - La città si sta annoiando [VM 18]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora