31. Un uccello volato via

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«Si scappa dalla vita, dicono.
Non concordo. Ci facciamo
di qualcosa perché così diamo una
forma che ci piace di più alla vita.»

Dal Vangelo secondo Luca,
Colloqui con la psicologa, 14:8

«Perché a me piacciono le zoccole, non mi piaci tu» canticchiava irritato Naskavic, seduto sul sedile posteriore della Punto del sardo. «Zizou portami un po' a zoccole, non ne posso più. Voglio farmi una rumena, che nel cesso me lo mena, poi la scopo nel mio letto, guarda come glielo metto, perché a me piacciono le zoccole!»

Sulla vettura viaggiavano anche Topo e Begbie, unitisi alla vacanza che Zizou sperava fare bene al vecchio compagno di banco, da giorni chiusosi in casa sotto l'effetto del topiramato. Stavano andando sulle alpi svizzere, l'aria fresca lo avrebbe risanato.

Naskavic non toccava polveri sospette da un mese. Stando al parere degli esperti, due settimane erano il tempo minimo per disintossicarlo completamente dalla cocaina. Addizionando alla terapia cognitivo comportamentale l'uso di farmaci appositi, il campagnolo poteva fronteggiare l'astinenza facendo presto ritorno alla vita normale.

Naskavic tuttavia non mostrò i sintomi tipici di chi smette di farsi all'improvviso, perché aveva un problema peggiore a dargli malessere: la disfunzione erettile. Naska aveva talmente abusato della coca da aver perso la propria virilità.

L'indolenzimento muscolare non era un cazzo al confronto, né lo era il passaggio da insonnia a ipersonnia, o il vomito, l'inappetenza; era andato a stare da suo zio perché la vecchia casa gli ricordava sua madre e trascorreva le giornate nel letto in piena anedonia, incapace di provare altro che il vuoto in cui il non poter usare l'uccello l'aveva spinto. Non rideva, non soffriva, neppure manifestava aggressività perché non possedeva più uno spirito.

«Bella, mi è piaciuta» disse Zizou, mentre gli altri due non ne potevano più di canzonette dopo quattro ore di macchina. «Me ne canti un'altra?»

«Nella stradina di un brutto androne, tutte le troie senza pappone, organizzarono un bell'orgione per tirar su un malloppone. Quarantaquattro cazzi, di dietro davanti, a botte di due, sfondarono le troie, piccini normali, più grossi di un bue.»

E così finché non oltrepassarono il confine, "pronti" a un allegro weekend in compagnia del matto, l'ordigno sul piano inclinato che poteva scoppiare in qualsiasi momento.

La meta era Morcote, un suggestivo borghetto costruito sulle rive del lago Ceresio. Criminale non noleggiare una barca per portare l'amico ad ammirare quella perla incastonata tra i monti, nel placido verde ove le mattonature brunastre della cittadella venivano arse da un sole ispirante.

Però Naskavic era il mostro di Loch Ness sotto mentite spoglie, del lago e del borgo se ne sbatteva i coglioni. Si guardò il giubbottino salvagente e desiderò affondare la bagnarola. Diede una pacca sulla spalla di Begbie. «Ce le hai le paie?»

«Le paie?» fece l'altro, non conoscendo il gergo dei carcerati.

«Sì, le paie» disse Naska nervoso. «Le paglie, le stozze, le siga, ce le hai o no?»

Begbie si mise le mani nelle tasche vuote. Aveva scordato il pacchetto nello zainetto in albergo. «Cazzo... dai, le prendiamo appena ormeggiamo.»

Il campagnolo sospirò. Peggio rimanere senza paie che senza coca. Si aggrappò ai bordi della barca e li strinse. «Bestia, ho il mal di mare. Uno scrolla* senza le siga quando ha il mal di mare.»

«E vabbé, che ne sapevo io?»

«Lascia stare, non farmici pensare.»

«Perché non te le sei prese prima?»

Boarspotting - La città si sta annoiando [VM 18]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora