36. L'unica certezza

10 2 4
                                    

«Allora, ci darai dentro?» chiese Camilla accompagnando Luca alla porta l'ultima volta che si videro.

Lo scrittore doveva dir lei quel che poteva essere approvato, e non la verità. Che non aveva davvero voglia di ripartire, che si sentiva di continuare a scappare, che per quanto ci provasse non esisteva niente a eradicare Camilla dai suoi pensieri, soprattutto dopo aver gioito per i grandiosi miglioramenti che la ragazza conseguì. Si era disintossicata, aveva trovato un lavoro decente, viveva ancora come una hippie ma almeno dava dimostrazioni di star raggiungendo un equilibrio tra sé e il mondo. Non da meno, mostrava segni di affetto che portarono Luca a dedurre che non soffrisse di alcuna sociopatia, ergo che fosse possibile, per Camilla, condurre un'esistenza normale. Non "normale", ma normale. «Vado a fare casino, come sempre» mentì Luca, reduce da molte battaglie non condivise.

Lei gli credette perché voleva sperarci. «In bocca al lupo» disse, e gli aprì la porta.

Lui uscì, ma non ce la fece a non voltarsi. «Ci vediamo, okay?»

«Sì, ci vediamo» disse lei tra la porta e lo stipite.

«Bene, allora... buonanotte... e grazie per tutto»

«Quando vuoi...» sorrise Camilla. Luca se lo fece bastare e s'incamminò per non vederla chiudere. Di nuovo col cuore afflitto, ancora verso avventure che non avrebbero cambiato niente. Sparì nella notte e lei restò poggiata alla porta resistendo al male che non la mollava mai. Lo pensò. Lo pensò tanto, lo ripensò sempre.

Luca amava Camilla e Camilla si era innamorata di Luca, alla fine. Maledetta diagnosi sbagliata, strada del non ritorno verso un destino infausto per entrambi.

Ha gli occhi semiaperti, il vomito seccatosi in gola, sulle labbra e sulla guancia. Già il corpo non ha mai avuto grasso, ora è scheletrico. Tre giorni senza vita sul pavimento, forse quattro, cinque. L'inquilino ha fatto la stessa fine, overdose che li ha colti contemporaneamente; il gatto non può per sua natura lanciare allarmi, e nelle condizioni in cui si è sempre trovato persino miagolare gli costerebbe un colpo al cuore. C'è una puzza pestilenziale nell'appartamento, si diffonde nelle scale passando sotto la porta. Nessuno degli altri sbandati occupatori dell'edificio s'interessa, dato che la zona è impregnata di odori fognari.

È Zizou a fiutare per primo la puzza, le narici di Luca sono tappate dal troppo fumo. Nei vicoli sopraggiungono Begbie e Topo, aspettano giù in strada che l'amico riabbracci l'amore della sua vita, ma nessuno scende. Il sardo batte il pugno sull'uscio, ipotizza che l'appartamento sia stato abbandonato. Luca è sicuro che Camilla sia lì dentro, non può essersene andata senza avergli riferito del cambio di residenza – poi c'è ancora il suo cognome sul citofono. Il motociclista si stufa di aspettare e sale, mentre l'odoraccio inizia a dare preoccupazioni.

Una spallata, due. L'arte imparata e messa da parte torna utile per scassinare la resistente porta. Vorrebbero non averlo mai fatto appena spalancano e vedono il disastro in cui verte la casa: ci stanno bevande rovesciate, un nido di topi, plichi voluminosi di cartacce sparse, le persiane a cui mancano dei pezzi; le luci non funzionano a dovere, qualcuno ha lasciato della pasta ad ammuffire in cucina.

Il gatto "sta bene", si solleva sulle zampe sperando che i nuovi arrivati gli diano qualcosa di sano da mangiare per non crepare di stenti. Il tizio che Cami si è presa nell'appartamento sta contorto sul divano, occhi sbarrati e polso mezzo rosicchiato da un ratto che non fugge.

Topo, memore delle formazioni in primo soccorso durante i periodi in cui fu imbarcato, trattiene il fiato e si fa largo tra il disgusto collettivo. La salma è lì da giorni, il tizio avrà avuto a esagerare venticinque anni e il pallore della pelle risalta i buchi sul braccio; tracce di eroina stanno sul divano, per terra e sul pelo lercio del gatto. Ovviamente c'è un pensiero immediato ad attivare Luca, che come gli altri ne ha già visti di cadaveri, ma ogni volta che ne vede uno nuovo viene ingorgato dall'adrenalina, e non figura la conclusione più logica perché non l'accetta. Non sa perché si mette a ispezionare l'appartamento in ogni fatiscente angolo, dacché è convinto che Camilla se la sia data a gambe appena l'inquilino ha tirato le cuoia.

Boarspotting - La città si sta annoiando [VM 18]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora