26. Amici

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Dopo la spettacolare frode assicurativa cui si susseguì una fuga da filmaccio nigeriano, Luca sparì da Genova sino al placarsi delle acque. Gli andò bene che la compagnia dove lavorava era già inquisita per reati maggiori del suo furtarello aumm aumm; fu inglobata da un'azienda meno losca, allora l'antitrust smise di cercarlo.

Giusto in tempo fece a montare sul treno per tornare - in Provenza andò in astinenza di sesso e stava impazzendo. In perfetta concomitanza col suo rientro gli arrivò una telefonata che non si aspettava di ricevere: era Azzurra, che elargì alcuni impacciati convenevoli per sembrargli corretta, ma era nel panico più totale.

«Stai tornando?» gli chiese sensibilmente agitata.

«È successo qualcosa?» subito si stranì lui.

«No, no» mentì la ragazza, «o sì, vedi... Dimmi tra quanto torni.»

Luca udì un singhiozzo strozzato, cambiò vagone. «Azzurra, cos'hai?»

«Puoi venire da me appena torni? Mi serve il tuo aiuto.»

«Ma mi dici che cazzo c'è, Dio maledetto?!»

«Te lo dico appena arrivi, ti vengo a prendere a Brignole*. Devo andare, ci vediamo lì» e butto giù.

«Azzurra! Azzurra! Porca troia, gli chiedi cos'hanno e loro ti rispondono niente anche se stanno prendendo fuoco, deficienti! Mi verrà l'esaurimento nervoso!»

Oppure un mezzo mancamento quando la preoccupazione lo fece scendere alla stazione indicata dalla cubista, invece che a quella dove il suo bar di fiducia era più vicino. Ci arrivò ugualmente con una Tennent's, mentre lei in mano teneva la borsetta con una sgradevole quanto prevedibile sorpresuccia. Gliela mostrò su una scala imboscata nel quartiere ove conviveva col bel Francesco, ignaro della novità.

Luca guardò le due tacchette e sbuffò, Azzurra pianse. «Siamo nel fottuto duemilaquindici e tant'è non ce la fate ancora. Congratulations, félicitations ami. Non li usate i gondoni**, cazzo?»

«Ho interrotto la pillola perché mi stava facendo ingrassare come un maiale» si struggeva lei. «Non m'insultare, ti prego.»

«T'insulto sì, scimmia, cerebrolesa!» s'inviperì l'altro. «E adesso che vuoi da me? Voi e 'ste cazzo di fisse con la linea, poi finite in ospedale o rimanete fregate! Non vi sopporto più!»

«Stai calmo, Lu...» lacrimava senza sosta la gravida.

«Calmo un belino***! Fammi bere!» disse lo scrittore, e bevette alla goccia per entrare nel mood. «Okay, ora sono calmo. Partiamo dalla base. Non ti chiedo com'è successo perché è ovvio, e se non lo è ripeto che sei una cogliona, e lui anche. Hai voluto vedermi, quindi Francesco non sa nulla, bingo?»

Azzurra annuì, lui le diede un fazzoletto che avrebbe altrimenti usato in caso di orgasmo. «Che aspetti a dirglielo?»

«Perché Franci vuole figli, Lu. Sono quasi due anni che conviviamo e ne abbiamo parlato tante volte, ma non li abbiamo mai cercati.»

«Meno male, pensa se fosse stato il contrario» ironizzò il cattivo. «Hai smesso con la cocaina?»

«Sono pulita, fumo ogni tanto e basta.»

«Good, una vittoria per Franci e un sollievo per me. Capisco però dalla tua precedente risposta che figliare sia un desiderio soltanto suo.»

«Per il momento, sì» rispose lei con convinzione. «Non sono pronta per fare la mamma, non ancora. Mi sono rimessa a studiare per diplomarmi, Francesco paga il grosso delle spese perché non guadagno abbastanza. Ci sto provando a trovarmi un altro lavoro, ma una studentessa cosa speri che possa trovare? Da cameriera vengo pagata anche peggio.»

Boarspotting - La città si sta annoiando [VM 18]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora