21. L'istinto dell'alfa

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"La maggior parte dei maschi nutre, almeno una volta nella vita,
una sorta di invidia nei confronti delle donne per la semplicità con
cui ottengono del sesso. Ne sono felici finché sono i fortunati che
capitano al posto giusto al momento giusto, ma soffrono le restanti
volte, quando un altro individuo, considerato un bastardo
immeritevole, fa quel che loro vorrebbero. Ciò comporta il vivere
con disagio la propria mascolinità. Non è tuttavia colpa del sistema
patriarcale, ma delle leggi naturali. I maschi alfa impongono allora
i propri istinti accoppiandosi con quante più donne possibili;
i beta e gli omega tendono invece a sviluppare misoginia.
Si diviene uomini quando non si nutre più invidia, dunque
quando la sofferenza cessa."

Brown, Richard L. (1999) Dei delitti e degli istinti, 
2 ed., p. 28, Feltrinelli, Milano

Essere una donna nel corpo di un uomo. Nina Canepa riassumeva in sé l'interezza di un malessere che soltanto oggi viene discusso. Non aveva i soldi per operarsi, i genitori non volevano dargliene e i lavori non pagavano bene; qualche suo fidanzato scoprì tardi cosa ella nascondesse nelle culotte, e il finale della relazione non poteva che essere sancito. Sbagliava lei a non essere schietta, sbagliavano gli altri a non avere empatia, sbagliava la società a bollare il diverso come malato. Sbagliavano tutti, sbagliano tuttora. Non è consolante, perché i dolori non guariti si tramutano in metastasi.

Luca fu presente all'incidente, l'impatto dello scooter contro al semaforo lo fece saltare dalla panchina. Per senso del dovere nascose la birra tra i cespugli e andò a controllare che il conducente stesse bene: costui era riverso sull'asfalto in una posa innaturale, con la spina dorsale spezzata a metà e il viso del grattugiato su un lato.

Luca per primo lo riconobbe, si trattava di un suo compagno delle elementari che aveva vissuto gli ultimi anni ripulendosi la fedina da alcuni crimini minori, inezie da comunità minorile. Non gli fece però impressione, nemmeno sentì la parvenza di vero dispiacere assistendo a una morte sul colpo in diretta.

Andò alla camera mortuaria tre giorni dopo soltanto per recitare la parte del bravo cittadino in possesso di un cuore, ma non gliene fregava niente. Anzi, non riusciva proprio a capire che cazzo avessero da piangere amici e familiari, perché quell'idiota si era disintegrato come un grissino guidando quaranta chilometri sopra il limite orario: se l'era cercata e l'aveva ottenuta, a detta sua. Dovevano piangere per gli sforzi delle pompe funebri per avergli sistemato la faccia con un capolavoro di sartoria, il defunto era stato ricucito così bene da non far credere che fosse effettivamente morto.

Luca fece il buono, diede un bacio sulla fronte del vecchio compagno e tornò a farsi gli affari suoi in felice indifferenza. Altrettanto irrispettoso non fu la sera stessa, quando Begbie gli scrisse un messaggio che lo congelò.

Stasera è morta Nina Canepa, si è suicidata lanciandosi dalla finestra. Non la conoscevo così bene e posso tranquillamente immaginare i motivi del suo gesto, ma andrò lo stesso al funerale in segno di rispetto verso la famiglia. Se ti vuoi aggiungere, fammi sapere.

Lo scrittore fu pervaso dalla sensazione che maggiormente ripudiava, vale a dire il senso di colpa. Conosceva Nina Canepa meglio di tutti gli altri, il vantaggio di non essere nemmeno alla lontana omofobo gli permise di avvicinarsi senza temere per il proprio ano.

Nina era una di quelle persone che aveva tanto da dare, ma ancor di più aveva da tirar fuori, perché vivere nei suoi panni era davvero un casino, cazzo. Paura della sincerità, paura del rifiuto, paura di essere vista come un mostro; era così che non dichiarava di possedere un pene fino a quando gli altri non se ne accorgevano da soli, mettendo la mano sulla sorpresa. La transessuale, inoltre, il cuore sensibile lo aveva e non si vergogna di darlo a chi ammirava. Begbie compreso.

Boarspotting - La città si sta annoiando [VM 18]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora