7. Un vero cavaliere

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Diciotto anni compiuti, finalmente il traguardo era tagliato. In occasione del suo compleanno, Ginevra voleva una serata speciale, senza limiti, di quelle che la famiglia esigente non le aveva mai concesso. A pensare che avrebbe presto cominciato a frequentare la scuola guida, la fanciulla andò su di giri.

La casa era libera quel giorno, e ne era felice, perché senza quei rompipalle dei suoi avrebbe usufruito dello spazioso appartamento per fare sfilate. Kevin, però, non era quel tipo di amico indicato per dirle quale vestito le stesse meglio, sebbene lavorasse come commesso in un negozio di abbigliamento.

L'omosessuale sedeva in salotto con le gambe comodamente accavallate, leggeva Vanity Fair e fingeva di prestarle attenzione, mentre lei balzava da una stanza all'altra con un abitino sempre diverso, più provocante, più sobrio, più sconsigliabile, più fatale per i depravati che bazzicavano lontani dal suo altolocato quartiere di residenza.

«E questo come mi sta?» domandava effervescente, roteando su tacchi dai quali cadeva a ogni proponimento.

«Sì» rispondeva lui indifferente, William e Kate erano più interessanti.

Ginevra pretendeva considerazioni, ma conosceva bene il suo partner in crime. Dato che i suoi pedanti genitori non c'erano e Kevin aveva altre preferenze, la gingerina si tolse le scarpe, sfilò via il vestito e saltellò per la casa in mutande, facendo ballare le invidiabili grazie al vento. Neppure così Kevin smise di leggere la rivista, le diede giusto un'occhiata assente e riprese silenzioso a concentrarsi sui misfatti della royal family. Ginevra cominciò a saltargli davanti e a cantilenargli di guardarla. «Li vedi questi meloni?» si palpeggiò i seni. «Ti ci metto la testa in mezzo e te la spremo. Guardami! Guardami e dammi consigli!»

«Qualsiasi consiglio ti dia», mormorò Kev, «te risponderai con le prevedibili lagne di voi signorine, gioia. "Ma non mi convince questo, ma mi vedo grassa, ma hai dei gusti di merda" eccetera, eccetera. Quindi, per risparmiarmi una scena cliché, ti dico che va bene tutto quello che indossi, tanto so cosa vuoi fare.»

«Non è vero, non lo sai» lei sorrise sbarazzina, con un dito tra le labbra.

«Eccome se lo so» sottolineò lui, voltando pagina. «Diciotto anni si compiono una volta sola nella vita e tu hai puntato il cameriere dello Scandic. È una brutta combinazione quando il tizio vive già da solo e te hai voglia di notti magiche.»

«Sbagliato, amore mio bello.»

Gin gli balzò addosso ed era entusiasta. Lo sbaciucchiò tutto. Kevin, che odiava il contatto umano più degli umani stessi, salvo quando aveva da fare una delle sue orge, la spintonò a terra disgustato. Lei era felice e continuava a ridere. «Stasera voglio che mi porti al Virgin Club. Quel Francesco è proprio uno gnocco.»

Ci volle la menzione al locale gay perché il commesso chiudesse la rivista e avesse un brivido a fargli rizzare la schiena. «Te sei tutta scema, non ti ci porto manco morto in quel posto.»

La ragazza s'inginocchiò giocosamente supplichevole, una bambina prostrata alla più matura conoscenza del mondo dell'amico. «Perché no?» fece lamentosa. «Voglio andare da Franci e provarci come se non ci fosse un domani. Dicono che sia anche un vero cavaliere, lo voglio tutto per me!»

Le mani congiunte in segno di preghiera non convinsero affatto l'altro. «Gioia, ascoltami bene. Lo so che sei una povera ingenua che sogna di mettere nella sua gabbietta per uccelli l'uomo della vita, e preferisco di gran lunga la tua sincerità alle paranoie di tua cugina, che nella gabbietta c'infila oggetti oblunghi di gomma. Questo tuttavia non mi convincerà a portarti in quel cesso di discoteca.»

«Daiiii! Daiiii che ti amo tanto e ti offro tutti i colpi.»

«Fuori questione, al Virgin Club ci va gente che non voglio che ti si avvicini. Stasera Scandic e fine della discussione. Se vuoi farti la storia d'amore con Marcancesco, scrivigli su Facebook e vedetevi da un'altra parte.»

Boarspotting - La città si sta annoiando [VM 18]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora