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𝒢uardai l'ora sul mio orologio al polso e sbuffai.
Due ore davanti lo specchio e non avevo ancora deciso cosa indossare per il mio primo giorno di lavoro.

Sapevo di dover mettere qualcosa di semplice, ma non volevo fosse fin troppo semplice.

Alla fine scelsi un jeans scuro ed una maglietta color cipria, a maniche corte e degli stivaletti con un modesto tacco.

Aprì l'acqua della doccia e, mentre aspettavo che diventasse calda, legai i capelli in uno chignon disordinato.

Adesso che ci ero vicina, mi sentivo sempre più nervosa.
Purtroppo ero fatta così, lasciavo che le mie emozioni prendessero il sopravvento. Sapevo di dover cambiare questo mio aspetto, non era affatto semplice, ma avrei continuato a provare.

Una volta uscita dalla doccia mi vestì. Sciolsi i capelli e arricciai leggermente le punte. Poi mi truccai, un trucco semplice ma impeccabile. Indossai qualche gioiello e passai alle scarpe.

Guardai distrattamente l'ora sul mio orologio al polso mentre correvo in corridoio per prendere il cappotto e la borsa dall'appendiabiti.

«Io e Scott potremmo fare un salto più tardi» affermò Emma, uscendo dalla cucina, avvicinandomisi, «Sarebbe bello!» le risposi, con un sorriso, «Vedrò di convincerlo» mormorò lei, facendomi l'occhiolino, risi e scossi il capo.

«Come sto? Va bene come primo giorno di lavoro?» le chiesi poi, facendo un giro un me stessa, lei sorrise, «Uno schianto!» esclamò, risi di nuovo, «Addirittura?» le chiesi mentre chiudevo la zip del cappotto, «Dovresti truccarti così più spesso...» suggerì, mentre si poggiava con la spalla allo stipite della porta, mi voltai verso di lei e sorrisi.

«Lo farò» concordai annuendo, «Oh e grazie per prestarmi l'auto! Ti sono infinitamente grata, per tutto!» le dissi poi, prendendole le mani, «Amy, farei questo ed altro per te! Adesso vai, il tuo primo giorno di lavoro ti aspetta!» rispose lei, entusiasta, presi un respiro profondo ed annuì, «Vado!»

Il locale fortunatamente non distava poi così tanto da casa.

Alle otto in punto avevo già parcheggiato l'auto.

Diedi un'ultima occhiata alla mia immagine riflessa allo specchio e, dopo aver preso la borsa, scesi.

Potevo farcela.

«Guarda chi c'è! In perfetto orario...» affermò Can, non appena mi vide arrivare al bancone, «Punto a favore, no?» gli chiesi divertita, tenendo lo sguardo su di lui.

Indossava una camicia bianca, leggermente aperta sul davanti, lasciando intravedere alcune collane, sotto dei pantaloni scuri con delle scarpe nere a punta.

Lui sorrise ed alzò il viso dallo schermo del suo cellulare, incontrando così il mio sguardo, «Si, un punto a tuo favore...» confermò, «Vieni, ti mostro lo stanzino sul retro dove puoi posare le tue cose...» disse poi, facendo un cenno col capo.

Lo seguì in silenzio, guardandomi velocemente intorno, notando che il locale fosse praticamente vuoto, ma forse era ancora troppo presto.

«La mano?» mi chiese ad un tratto, non appena mi tolsi il cappotto e lo appesi, istintivamente alzai la mano e scrollai le spalle, «Bene... Credo...» risposi, leggermente divertita, «Scommetto che non hai nemmeno tolto la garza per controllare quest'oggi!» affermò lui, scuotendo il capo, mi morsi il labbro e scossi il capo, «Ok. Lo faremo più tardi...» disse lui, uscendo poi dallo stanzino.

Lo faremo più tardi? Anche no...

Avrei potuto farlo benissimo da sola.

Sapevo badare a me stessa.

𝐋𝐨𝐬𝐭 𝐨𝐧 𝐘𝐨𝐮 || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora