Freak.

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2.

Mi siedo vicino al finestrino e sento che sto per soffocare rinchiusa qui dentro, tra le mille voci che sento e tra le insulse chiacchiere che credono che io non capisca, stanno palesemente parlando di me e di come sono cambiata nel corso di quest...

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Mi siedo vicino al finestrino e sento che sto per soffocare rinchiusa qui dentro, tra le mille voci che sento e tra le insulse chiacchiere che credono che io non capisca, stanno palesemente parlando di me e di come sono cambiata nel corso di questi mesi.

Alcuni dicono che sono peggiorata e altri che mi manca sicuramente qualche rotella fuori posto, oppure che non dovrei ancora starci male per una persona che è morta tempo fa e dovrei andare avanti, uh sai che novità!

Max invece è seduta in fondo e non presta la minima attenzione a nessuno, se ne sta per le sue con le cuffie e lo sguardo perso nel vuoto.
Vorrei andare a parlarle, a dirle tutto quello che mi tengo dentro da quella mattina e invece non ci riesco, mi sento bloccata da qualcosa più forte di me.

Ho bisogno di uscire da qui, fermo l'autista del bus immediatamente e gli chiedo di aprire le porte subito perché non riesco più a sopportare le cose orribili che stanno dicendo sul mio conto, sono stremata all'idea di dover passare tutto l'anno insieme a queste persone.

Cammino verso la scuola a piedi e quindi prendo una scorciatoia attraverso la foresta, non sono mai passata di qui se non in compagnia di Billy e mi fa strano in questo momento guardare gli alberi e le foglie che cadono senza i suoi commenti irrilevanti e squallidi, è tutto andato a quel paese da quando lui non c'è più.

Continuo a guardare per terra fino a quando non sbatto contro qualcuno che mi fa salire i nervi in nano secondo, ma chi diavolo è? Cioè si può mai mettere in mezzo alle scatole e farmi prendere uno spavento del genere? Pensavo di essere sola e invece..

«Oh ehm scusami cioè scusa davvero, tutto ok?» Alzo lo sguardo pronta per insultare la persona che ho di fronte ma il sorriso e lo sguardo divertito mi fermano dal farlo, non ho mai visto questo ragazzo in giro e sinceramente mi domando dove sia stato nascosto per tutto questo tempo, forse a farsi crescere i ricci ribelli che ha in testa per affascinare le ragazze?

«No, non mi sono spaventata figurati. Sei solo apparso dal nulla mentre camminavo, normale no? Far spaventare la gente senza un motivo giusto?»

«Non era mia intenzione te lo assicuro, ero solo qui che girovagavo per la foresta e cercavo di scappare dalla scuola, immagino che tu non facevi una scampagnata o sbaglio?» La curiosità a volte uccide, ma alla fine siamo tutti e due sulla stessa barca quindi perché non dovrei dire la verità?

«Non è la mia giornata tutto qui, non sono ancora pronta per affrontare nuovamente la quotidianità... Penserai che sono una codarda e ti darei ragione, chiunque lo pensa in questa città e francamente non me ne importa più di tanto. Essere diversi dagli altri ti concede tanti privilegi, penso.»

«Pensi? È assolutamente così, guarda me. Essere strani come dici tu è un'enorme privilegio, possiamo essere chi vogliamo e verremo ricordati anche per questo un giorno, però chi è nostro amico sa che non siamo poi tanto diversi dalle persone comuni, sappiamo sempre distinguerci dalla massa.»

Fa strano parlare con uno sconosciuto e sentire uno strano senso di tranquillità dentro il cuore che ti è mancata per lungo tempo, ma poi chi è in realtà? E perché io sono ancora qui ad ascoltarlo? Potrebbe benissimo essere un serial killer, un assassino spietato o semplicemente il ragazzo "strambo" della situazione.

«Io sono Emily comunque, so che non te l'ho detto prima ma non volevo interrompere il tuo discorso da vecchio saggio.» Mi stringe la mano per poi fermarsi a guardare le cicatrici che ho vicino al polso, segni che purtroppo non possono scomparire in fretta, infatti la ritraggo subito cercando di nasconderli ai suoi occhi.

«Io sono Eddie Munson, lo strambo della scuola e che ama sopratutto suonare la sua chitarra durante le varie ricorrenze.» Per fortuna non ha accennato a quello che ha visto e ne sono felice, non è male come pensavo questo Eddie in realtà ma solo che è pur sempre uno sconosciuto. «Se vuoi Emily posso darti un passaggio fino alla scuola, alla fine guarderanno male più me che te quindi non ci faranno caso. Ci stai?»

«Mi dai un passaggio con la macchina o?» Ma quale macchina? Se è venuto a piedi sarà sicuramente a piedi, sta cercando di farmi ridere in un modo o nell'altro e direi che ci è riuscito per bene.

«Si lo ammetto non ho un veicolo e le uniche cose che ho adesso sono le mie braccia e le mie gambe, posso solo scortarti e far sì che non ti accada nulla di brutto durante il tragitto.» Eddie continua a sorridere e aspetta che sia io a fare la prima mossa così inizio a camminare da sola.

Nessuno dei due dice una parola fino a quando non arriviamo vicino la scuola, la prima ora è iniziata da poco e dovremmo trovarci tutti e due nelle proprie classi invece di stare ancora qui a non fare nulla.

«Devo dire che è migliorato l'aspetto di queste quattro mura alla fine, non me lo aspettavo. In che classe sei tu?»

«Quinto superiore tu? Devo diplomarmi quest'anno.» Eddie mi sorride subito e dice che anche lui è in quinto superiore ma da ripetente cioè è stato bocciato tre volte, come immaginavo non ha di certo 18 anni ma forse qualche anno in più di me.

Entriamo entrambi dentro la scuola e vedo che alcuni ragazzi ci fissano e poi bisbigliano tra di loro, al contrario mio invece Eddie se ne frega di ciò che dicono e continua a camminare verso l'aula che per fortuna raggiunge in fretta.

«Sai che forse siamo nella stessa classe? Io sono un ripetente e ho cambiato sezione molte volte, questa sarà quella buona me lo sento.»

La professoressa che ci vede arrivare chiede i nostri nomi e ci avverte di non fare più ritardi del genere o saranno guai seri.

Mi siedo in fondo all'aula per non avere addosso troppi occhi indiscreti mentre Eddie invece sceglie un posto più avanti del mio e ogni tanto si gira a guardare come sto e cosa sto facendo.

È carino da parte sua, in fondo.

𝐔𝐧𝐝𝐞𝐫 𝐘𝐨𝐮 |𝐄𝐝𝐝𝐢𝐞 𝐌𝐮𝐧𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora