8° Capitolo

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Il giorno dopo, appena sveglio, cercai su whatsapp il suo numero per dargli il buon giorno, ma non lo trovai.
Era incredibile, non ci eravamo ancora scambiati i numeri di telefono. Mi sentivo malissimo, non poter parlare con l'unica persona che mi piaceva, mi faceva stare male.
Quella sensazione di impotenza e quasi di solitudine mi accompagnò per tutta la giornata, fino a che non mi arrivò un messaggio.
"Hei, abbiamo pensato a tutto tranne che ai numeri "
"Come hai fatto ad avere il mio numero?"
"Tua madre lo ha dato a mio padre, che lo ha dato a me."
Era una donna ossessionata da me mia madre, se avesse potuto mi avrebbe abbracciato sempre e avrebbe fatto qualsiasi cosa per rendermi felice. All'ora mi dava un po' fastidio, ma adesso mi manca molto.

Restammo per ore a parlare della sera prima. Non mi sembrava reale, ma come fingere, era troppo bello.
Il giorno dopo ci rivedemmo in piscina, ma questa volta non ci guardavamo soltanto da lontano, ma ci guardavamo anche nell'anima, negli occhi, nella pelle. Ogni singolo particolare era stottoposto ad una accurata osservazione e ogni volta era più bello di prima.
Poco prima di andare via incontrammo di nuovo quei ragazzi che avevano picchiato Andrea e decidemmo di affrontarli. O meglio decisi di affrontarli.
"Hei, guardate chi esce da dietro le orecchie."
Disse il capo del gruppetto, seguito da risate e battute simili.
"Spero che ti senta meglio dopo questa battuta, perché vorrei rispondere alla tua ultima domanda."
Mi opposi a lui.
"Quale? Quella per la quale ti sei fatto la bua?"
"Esattamente."
"Allora sentiamo."
"Si."
Detto questo ce ne siamo andati lasciandoli a bocca aperta.
"Wow. Nessuno era mai riuscito a farli rimanere a bocca aperta."
Disse Andrea.
"Forse nessuno ci aveva provato."
Ci fu un attimo di silenzio, poi Andrea si girò verso di me e disse.
"Ti amo."
"Ti amo."
Gli risposi e ci baciammo.

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