9° Capitolo

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In pochi giorni lo sapeva tutta la scuola. Non mi dava particolarmente fastidio, in confronto a quello che sarebbe potuto accadere se i miei genitori ne fossero venuti a conoscenza non da me.
Così, dopo aver parlato un po' con Andrea di questo, riuscì a organizzare una cena con Andrea e i miei genitori.

Durante tutta la cena mi sentivo ansiosissimo e non riuscì a mangiare quasi niente di tutto quello che mia madre aveva preparato.
Dopo cena ripulimmo la cucina e ci mettemmo a parlare. In realtà erano i miei a parlare e noi ascoltavamo,annuendo ogni tanto.
"Mamma, papà."
Dissi.
"Si?"
Risposero in coro.
"Vi devo dire una cosa."
"Vi dobbiamo dire una cosa."
Replicò Andrea.
"Cosa?"
Mi chiese mio padre.
"Bhe, vedete.......noi due.....insomma.....noi....."
"Voi?"
Chiese mio padre.
Non riuscivo a finire la frase. Avevo troppa tensione addosso.
Andrea mi prese la mano e mi disse che sarebbe andato tutto bene ed io ripresi a parlare.
"Noi stiamo insieme."
"In che senso?"
Chiese mia madre, con la voce un po' alterata.
"Nel senso che ci amiamo." Rispose Andrea.
Scese un silenzio tombale in casa.
Poco dopo, questo silenzio venne rotto, come un bicchiere di vetro, lasciato cadere a terra da un ubriaco, che continua a bere, fregandosene del bicchiere, da mia madre.
"Vattene."
In quell'unica parola era racchiusa tutta la sua rabbia.
"No. Lui non se ne va."
Le dissi, mettendosi tra lei e Andrea.
"E invece si."
Ribatte, iniziando ad alzare voce.
"Lascia stare Luca. Me ne vado."
Mi disse Andrea, prendendo il telefono e il cappotto e uscendo, con la faccia di chi ha commesso un omicidio e lo capisce troppo tardi.
Cercai di fermarlo, senza successo.

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