Lungo quel breve viaggio non parlammo. Non so bene il perché. Probabilmente avevamo capito che non ci saremmo visti e sentiti per molto e questo ci mise una tristezza così grande addosso che non sapemmo cosa dire. O semplicemente avevamo già detto tutto il necessario.
Senza rendercene conto ci ritrovammo a casa mia.
Mia madre mi aspettava in macchina, mentre mio padre chiudeva la casa per l'ultima volta.
"Forza andiamo."
Disse mio padre guardandoci per poi salire in macchina.
"Eccoci"
Risposi salendo insieme ad Andrea in macchina.
Durante tutto il viaggio mia madre non parlò altro di come sarebbe cambiata la mia vita, di come sarei 'guarito' ed altre cose che avrebbero migliorato la mia vita.
Cercai in tutti i modi di non mostrare la mia preoccupazione, ma ogni tentativo fu vano. Andrea se ne accorse e mi strinse la mano fino all'aeroporto, aumentando la stretta quando vedeva che stavo per esplodere. Era come se dicesse 'Non preoccuparti, questa è la mia mano, sono io e ci sarò sempre.'
Riusciva sempre a capire come mi sentivo ed aiutarmi.
Arrivammo in aereo porto un quarto d'ora dopo, Andrea ed io ci sedemmo su delle sedie, che davano su una finestra, mentre i miei genitori andarono a prendere i biglietti.
Il nostro volo sarebbe partito dopo un ora, così Andrea ed io ci mettemmo a parlare. E parlammo ancora, e ancora. Non smettemmo di parlare neanche per un secondo. O almeno fino a quando Andrea non andò in bagno.
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Ricordi
RomanceSTORIA A TEMATICA GAY. *"Allora non ho un figlio." Cosa ci può essere di peggio di sentirsi dire dalla persona che ti ha cresciuto che non vai bene così come sei?* Questa è la storia di un ragazzo, un po' timido, riservato, amante della lettura, all...