Uscito me ne andai sul tratto di spiaggia dove ero andato qualche giorno prima con Andrea.
Il mio corpo era in balia della tempesta di emozioni che infuriava nella mia testa. Rabbia, odio, disprezzo, disperazione, delusione, speranza, sfinimento.
Non riuscivo a capire quella confusione nella testa.
Fino a poco prima non riuscivo neanche a salutare qualcuno senza imbarazza e invece adesso litigavo con mia madre in continuazione, andavo in giro infischiandomene di quello che gli altri pensavano di me.
Forse era vero, Andrea mi stava rovinando.
No. Non poteva. Mi ha mostrato come amare, come essere me stesso, come vivere.
Mentre ero immerso in quei pensieri due mani familiari mi chiusero gli occhi.
"Dai smettila, non sono in vena."
Dissi.
"Com'è possibile? Non ti stancavi mai di questo gioco. Non intendeva quello che pensi."
Mi disse Andrea.
"Come lo sai?"
"Ho sentito quello che vi siete detti, ma non ho fatto in tempo a fermarti. Ho parlato con mia madre e mi ha spiegato che la tua le ha detto che avevi problemi con la rabbia. "
"Eh, perché non mi sorprende?"
Gli risposi con un cenno di rabbia.
"Cos'è successo?"
Mi chiese.
"Ci trasferiamo."
Gli risposi scoppiando a piangere.
Lui mi abbracciò cercando di consolarmi.
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Ricordi
RomanceSTORIA A TEMATICA GAY. *"Allora non ho un figlio." Cosa ci può essere di peggio di sentirsi dire dalla persona che ti ha cresciuto che non vai bene così come sei?* Questa è la storia di un ragazzo, un po' timido, riservato, amante della lettura, all...