"No, no, NO."
Iniziai a strillare.
"Smettila. Abbiamo sopportato anche troppo le tue cavolate. Adesso è ora di smetterla."
Mi disse mia madre.
"No. Non può essere. Non possiamo andarcene così presto, non possiamo."
Urlai camminando agitatamente.
"Possiamo eccome. E adesso vatti a fare la valigia."
Me ne andai in camera mia.
"Ehi, posso entrare?"
Mi chiese mio padre dopo aver bussoto alla porta.
"Preferirei di no."
Gli risposi.
"Perché sei così triste in questo periodo?"
Mi chiese dopo essersi seduto affianco a me sul letto.
"È così difficile da immaginare? Mi avete dato dell'innaturale e fate di tutto per non farmi stare con Andrea."
"Ascoltami. Forse abbiamo esagerato, lo ammetto, ma non puoi dire che sia naturale."
"Quasi quanto non lo è quello che fai."
"Cosa intendi?"
Rimase basito.
"Lo so che tradisci mamma con la psicologa."
Gli risposi.
"Cosa vuoi?"
"Non partire."
"Lo sai che non è possibile."
Mi rispose.
"Allora cerca di convincerla a partire il pomeriggio."
"Perché?"
"Andrea mi ha invitato a dormire a casa sua domani."
"Va bene, ci penso io."
Mi disse ed usci dalla stanza.
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RomansaSTORIA A TEMATICA GAY. *"Allora non ho un figlio." Cosa ci può essere di peggio di sentirsi dire dalla persona che ti ha cresciuto che non vai bene così come sei?* Questa è la storia di un ragazzo, un po' timido, riservato, amante della lettura, all...