29° Capitolo

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Salì sull'aereo. Non badai ai miei genitori che si misero subito seduti e mi fecero segno di sedermi.
Vedevo la gente sistemare i giacchettini e le borse con disinvoltura. Li vedevo inespressivi, come se prendere un aereo ed andare a più di 2.000 kilometri fosse naturale.
Non ci riuscivo. Non riuscivo a mescolarmi con quelle persone inespressive, quando dentro di me avevo una tempesta.
Mi voltai e rifeci la strada percorsa in precedenza di corsa. Vidi Andrea che si stava dirigendo dalla madre, che era venuto a prenderlo, ed aumentai la velocità ed iniziai a chiamarlo. Quando si girò gli ero a pochi metri ed in pochi secondi lo abbracciai. Lo strinsi con tutta la forza che avevo, come se avessi potuto diventare una cosa sola con lui.
"Ti prometto"*singhiozzo*"ti prometto che non crescerò più di tanto."
Gli dissi avendo come risposta una risata soffocata dalle lacrime.
Mi staccai e lo guardai negli occhi. Per la prima volta vidi nei suoi occhi ciò che volevo vedere: noi due che ci rincontravamo. Preso da così tanta felicità, per quanto potesse essere passeggera, non potei fare a meno che baciarlo con un sorriso.
Ci salutammo nuovamente e tornai sull'aereo. Mi sedetti, l'aereo parti e mentre portavo l'indice e il medio destri alle miei labbra, per accarezzarle e cercare di sentire la pelle di Andrea, mi resi conto che il nostro ultimo bacio era accompagnato da felicità e non da tristezza.
Questa certezza mi fece sentire più ottimista su quello che sarebbe potuto succedere.

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