•4 - Voci di corridoio.

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Il giorno in cui morì mio padre, è stato il giorno peggiore della mia vita

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Il giorno in cui morì mio padre, è stato il giorno peggiore della mia vita.
Ero un ragazzino, ma sapevo che qualcosa sarebbe cambiata per sempre.
E non c'è giorno, che non mi penta di non avergli detto "ti voglio bene" una volta in più.

Un incidente fatale. Potremmo dire così, ma sappiamo tutti che non è stato affatto un incidente. Mio padre, iniziava a sapere troppo e quando una persona sa troppo, diventa un problema per i potenti e dopo, si arriva al punto di non ritorno. È la fine.

Quindi, non è c'è un singolo secondo della mia vita in cui non provi odio e rabbia verso quei bastardi che me l'hanno strappato. Perché loro non ne avevano il diritto, mio padre era un uomo di famiglia, aveva tre figli da crescere e una moglie da amare. Non doveva morire, non sarebbe dovuto finire sottoterra, con una dannata lapide che ricorda il suo viso.

Nessuno ha voluto indagare, perché sarebbe stato come sfidare il diavolo. E piuttosto che fare la stessa fine di mio padre, hanno preferito rinunciare ancor prima di iniziare.

Come può, un essere umano, fare una cosa così orribile?
Come può vivere in pace con se stesso, dopo aver spezzato una vita per sempre?
Come può, guardarsi allo specchio senza vomitare?

Mi chino, per pulire la foto mentre le lacrime continuano a scorrere sulle mie guance.
Continuo la stessa morsa allo stomaco, che sentii quel giorno.
Mi succede ogni volta che vengo qui, sulla sua tomba.

«Ciao» sussurro, «è da un po' che non vengo a trovarti.»
Lecco le mie labbra, tirando su col naso.
«Sto bene, papà, non devi preoccuparti per me. E anche la mamma, Yena e Jae stanno bene.
Anche se, ogni tanto, combino qualche casino so sempre tornare sui miei passi. So bene, di non essere diventato ciò che speravi ma spero e credo che comunque tu sia lo stesso orgoglioso di me.»

Mi passo una mano sulle guance e prendo un respiro profondo, chiudendo gli occhi per qualche istante. «Mi dispiace, se invece dovessi deluderti in qualche modo...io sto cercando di fare del mio meglio, per questa famiglia.
Mi manchi. Ogni giorno, non riesco più a respirare perché la mancanza è troppo forte.
Vorrei solo...s-solo vederti tornare a casa.»

Singhiozzo e stringo le labbra, rivolgendo uno sguardo al cielo.
«Spero che tu stia bene» sussurro, per poi alzarmi e appoggiare una mano sulla foto.
Faccio un piccolo sorriso. «Ti amo, papà.»

Raggiungo l'uscita del cimitero e mi fiondo nel café più vicino, per sciacquarmi il viso.
Mi lavo le mani, la faccia e cerco di stabilizzare il respiro mentre guardo il mio riflesso.

Appena sento la porta aprirsi, faccio di tutto per asciugarmi il viso e nascondere gli occhi gonfi.
Però, la persona che entra è l'ultima che mi sarai aspettato di incontrare in un café alle due del pomeriggio.

Anche lui, è abbastanza sorpreso mentre mi guarda dal riflesso dello specchio.
Ingoio un groppo e mi giro.

«Kim Taehyung...che ci fai qui?» Gli chiedo, portando le braccia al petto.
«Prendo un caffè.»

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