•28 - Il morto dell'anno.

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«Buon compleanno!» Esclamo, per poi abbracciare i miei fratellini. «Grazie!»
Rivolgo un'occhiata a mia madre, che mi sta sorridendo e poi torno su Yena e Jaemin.

Mentre loro due guardano i regali e stanno seduti sul divano, mi avvicino a nostra madre e sospiro.
«Sono cresciuti così tanto» dico, portando le braccia al petto. «Anche tu.»

La guardo e ridacchio, annuendo. «Già.»

Ha ragione, sono consapevole di essere cresciuto da quado ho lasciato casa. Anche se fisicamente non sono cambiato tantissimo, adesso riesco a vedere il mondo con una maturità che prima non avevo.

[...]

Mentre sto andando verso il café, incontro Kyungjae.
Sospiro, roteando gli occhi e cerco di ignorarlo.

«Ehi - afferra il mio polso - non fare così, voglio solo parlarti.»
Lo fulmino con lo sguardo. Parlarmi?

«Kyu, non riuscirai a farmi cambiare idea sul mio ragazzo» spiego, semplicemente.
«Purtroppo lo so, ma lui ti ferirà in ogni caso.»
Mi stacco dalla sua presa, «vaffanculo.»

Mi allontano, scuotendo la testa. «Mi dispiace di essere stato uno stronzo quando stavamo insieme, ma sono serio quando ti dico che mi manchi.»
Stringo i pugni, girandomi di scatto e mi lecco le labbra. «Devi levarti dai coglioni.»

Ridacchia, «andiamo, piccolo, non fare così. So che anche io ti manco.»

Rido, buttando la testa all'indietro. «Sai qual'è l'unica cosa che mi manca di te?»
«Quale?»
Mi lecco le labbra, «il tuo gatto.»

Sospiro ed entro nel café, per prendere il capuccino al cacao.
Dico sul serio, il suo gatto è troppo carino per stare con un bastardo del genere. Meriterebbe di meglio.

Appoggio la schiena al bancone, mentre bevo il cappuccino e guardo la tv.
Piego le labbra in un sorrisetto, appena vedo il mio uomo sullo schermo.
«Cazzo, quanto sei figo» dico, mordendomi il labbro. «E sei solo mio.»

Sento il mio cellulare squillare, così controllo l'orario.
Rispondo, inclinando la testa.
«Dimmi, Jin.»

Lo sento sbuffare. «Hoseok è morto.»

Sgrano gli occhi, guardando l'orologio ancora una volta. «Come? Di già? Andiamo, è ancora troppo presto» mi lamento, alzando gli occhi al cielo. «Doveva morire alle otto! Sono a malapena le sette. Cazzo, non sa neanche morire in orario.»

Alcuni sguardi si posano su di me, con un'espressione sconvolta così faccio spallucce, alzando le sopracciglia.

«Vieni a casa mia. Ci prepariamo per il funerale delle undici. Ti ho preso un bellissimo top.»
«D'accordo, prepara la vodka per festeggiare la morte.»

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