•2 - Un bambino cattivo.

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Non sono mai stato un bravo bambino. Voglio dire, alle elementari facevo impazzire le maestre, alle superiori i professori e adesso tutti gli uomini.
Non sono il prototipo di "ragazzo di vent'anni con la testa sulle spalle", non sono un bravo ragazzo, non sono perfetto e sicuramente non sono obbediente.
Fin da bambino, ho sempre fatto uscire tutti di testa.

Al liceo, ci ho provato con il mio professore di ginnastica e sono stato mandato dal preside anche se lui aveva allungato le mani sotto ai miei pantaloncini.
Sono uscito per un po' con un uomo sposato, non portava la fede ma l'ho capito subito.
E poi Park, mio dio quell'uomo è totalmente pazzo di me. È un cinquantenne in crisi con la moglie, che passa le sere al club solo per me.

«Ti ho portato un po' di soldi» dico, dandole la busta. «Oh tesoro, dovresti tenerli per te.»
«Mamma, se guadagno dei soldi, lo faccio anche per voi. Lo so che ti servono.»
Mi siedo sulla sedia del tavolo in soggiorno.

«Mi preoccupa molto Jaemin» dice, con un sospiro. Alzo gli occhi su di lei, «che ha fatto?»
«Ieri, mi hanno chiamata da scuola dicendo che aveva saltato delle lezioni, che risponde agli insegnanti e i suoi voti sono notevolmente calati.»

Jaemin, è il mio fratellino. So bene che ce l'ha con me, per averli lasciati per andare a vivere da solo ma con il mio ritmo giornaliero avrei scombussolato tutto.
Li ho lasciati soli e lui è dovuto diventare l'uomo di casa.

«E Yena?» Le chiedo. «Lei non ha nessun problema, ma gli manchi molto.»
Sorrido. Sono due gemelli, Yena e Jaemin, hanno solo quindici anni.
«Oggi vado a prenderli e li porto a fare un giro, okay?»
Appoggia una mano sulla mia guancia e l'accarezza. «Grazie di tutto, Kookie.»
Scuoto la testa, «e di cosa? Siete la mia famiglia.»

[...]

Aspetto i miei fratellini, vicino alla mia auto mentre guardo tutti i ragazzini che stanno uscendo da scuola.
La prima a notarmi è Yena, che sorride.
«Oppa!»

Jaemin, sospira e insieme alla sorella mi raggiunge. «Ciao» dico, loro.
«Sono così felice di vederti» dice, lei, per poi abbracciarmi. «Anche io.»
Rivolgo uno sguardo a mio fratello, ma pare che lui preferisca restare in silenzio.

«Salite, vi porto al centro commerciale.»

Vorrei far capire a Jae, che non ho mai avuto nulla contro di lui e che me ne sono andato solo per aiutarli.
Solo per permettere ai miei fratelli, di avere l'adolescenza che io non ho potuto avere.

Mi mordo le labbra in modo insistente e sospiro, tenendo gli occhi sulla strada.

Appena arriviamo al centro commerciale, ci fermiamo a prendere dei frullati.
«Sei fantastico» mi dice, Yena, restando seduta al tavolo. «Possiamo parlarne» sussurra, Jae.
Ingoio un groppo, laccandomi le labbra.

«Come va a scuola? La mamma mi ha detto che vi state trovando bene» dice, per cercare di cambiare discorso. «È vero, i professori sono bravissimi.»
Inclino la testa di lato, «e tu Jae? A scuola?»

Alza le sopracciglia, schioccando la lingua.
«Perché dovrei dirtelo, Jungkook?»
Appoggia il frullato sul tavolo e fa spallucce, continuando a guardarmi attentamente.
«Cosa te ne importa?» Sibila, facendomi sussultare. Scuoto la testa, «perché mi detesti così tanto?» gli chiedo.

«Perché sei solo un egoista. Hai lasciato me, la mamma e Yena, da soli. Per cosa? Per strusciarti su degli uomini ogni sera.»
Jaemin, mi sta sputando così tanto veleno e ammetto che mi ferisce sentire queste parole proprio da parte di mio fratello minore.
«Jae, te l'ho già spiegato, l'ho fatto per-»
«"Voi". Come no.»

«Vieni a trovarci così raramente che ormai, non ricordo nemmeno più il tuo viso. Quindi, non fingerti il fratello maggiore dell'anno perché io e Yena non ne abbiamo bisogno.»

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