•18 - Demoni interiori.

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Prendo un respiro profondo, mentre sto facendo il caffé e cerco di non pensare a cos'è successo questa notte.
Sul motivo, per cui mi ha detto quelle cose.
L'ha fatto così naturalmente, senza equilibrarle, dosarle...senza pensare a cosa mi avrebbero fatto.
È impulsivo e forse, quando è ubriaco lo è ancora di più.

Come può dire certe cose, con così tanta tranquillità?
Io non ci riuscirei, nemmeno se lo volessi con tutto me stesso.

«Ehi.»

Sussulto, girandomi di scatto verso la porta della sala.
Il caffé mi cade sul mobile, mentre lo guardo con le labbra strette e gli occhi sgranati.
Vorrei solo che si sbrigasse ad andarsene.
Non ha niente addosso, se non quei boxer di Gucci o di qualsiasi altra marca che costa più di casa mia. I capelli corvini, sono scompigliati e ha una faccia abbastanza distrutta.
Probabilmente sta soffrendo il post-sbornia.

«E-ehi...ti senti bene?» Gli chiedo, mentre prendo uno strofinaccio per pulire il caffé dal fornello. «Cazzo!» Sbotto, appena tocco il ferro e mi brucio.
«Ti sei fatto male?»
Cammina verso di me e prende la mia mano, per controllarla.
Il mio corpo è tra di il riapiano della cucina e lui. «È tutto okay» dico, ritirando subito la mano.

«Vuoi un'aspirina?» Domando, con un filo di voce. Lui ridacchia, mentre si passa una mano tra i capelli. «Sì, forse è meglio.»
Annuisco e lo guardo. «Dovrei andare in bagno...»
«Oh sì, scusa» dice, spostandosi per lasciarmi passare.

Prendo l'aspirina e torno in sala, prendo un bicchiere, verso dell'acqua e glielo do.
Sospira, sedendosi sul divano.

«Mi dispiace» dice, «sono veramente un coglione.»
Porto le braccia al petto, facendo spallucce.
«Sì...è vero. Che cazzo hai fatto per ridurti così?»
La sua espressione più scura, mi fa capire che forse dovrei limitarmi a farmi i fatti i miei senza indagare oltre.
«Mi succede quando perdo la testa...per riuscire a calmarmi, finisco per bere troppo.»
Guarda le nocche delle sue mani e torna su di me. «Scusami. Odio essere un peso.»

Mi gratto la testa, «ti ricordi qualcosa di quello che mi hai detto questa notte?»
Aggrotta le sopracciglia. «Cazzo...che cosa ti ho detto? Delle stronzate, vero?»

Sussulto, deluso e cerco di sforzargli un sorriso mentre sento una strana sensazione al petto.
«N-nulla di che» rispondo.
Sapevo che non si sarebbe ricordato niente, ma speravo di sbagliarmi.
Torno verso la cucina per rifare il caffé e ingoio un groppo, sentendo gli occhi lucidi.

Ti sei innamorato dell'uomo sbagliato. Di nuovo. Ti innamori sempre di quelli che sono degli stronzi.

Vorrei uccidere la mia coscienza, perché so che ha ragione a rimproverarmi.
Il Taehyung, che è seduto sul mio divano non è lo stesso che stanotte mi ha stretto a sé e mi ha detto che aveva bisogno di me.
Questo Taehyung, preferisce non mostrare quel lato di sé. Quello in grado di provare sentimenti.
E non so per quale motivo abbia costruito questo muro attorno a sé, perché finga di essere un bastardo senza cuore ma darei tutto per capirlo.

«Lui chi è?»
Mi asciugo alcune lacrime e mi giro. Mi sta facendo vedere la foto di mio padre.
Cammino verso di lui, per poi prendergliela dalle mani, con violenza e stringerla. «N-non toccarla.»
Mi guarda confuso, poi annuisce.
«D'accordo...scusa.»

La rimetto a posto e deglutisco, per poi guardarlo. «Credo che dovresti andare via.»

Mi allontano, ma lui afferra il mio polso e mi guarda seriamente negli occhi.
«Kookie, che cosa ti ho detto questa notte?»
«Ti ho detto che non era nulla.»
Scuote la testa, «evidentemente non è vero.»

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