Non riesco a guardarmi allo specchio. Non per un motivo particolare, ma perché so di avere le labbra troppo gonfie e rosse.
E so anche, che stanotte non riuscirò a dormire tanto facilmente senza far vagare la mia mente nelle cose più sporche che avrebbe potuto farmi.
Sbatto le mani sulle mie guance, per cercare di riprendermi da quanto successo poco fa.Sono una persona orribile.
Devo tornare a casa, farmi una doccia fredda e mettermi a letto.
[...]
Raggiungo il café e mi fermo al bancone, appoggiando i gomiti su di esso.
«Cosa ti preparo?»
«Un cappuccino al cacao da portare via.»Appena si allontana, mi massaggio le palpebre e sospiro. Stanotte, alla fine non sono riuscito a dormire. Potrei dire che fosse per il caldo estivo, ma siamo a fine ottobre e non fa sicuramente caldo.
Ieri sera, è successo un casino. E io non riesco a smettere di pensarci, ma se continuo così finirò per impazzire.
Giro la testa per guardare il telegiornale sullo schermo della televisione, ma non faccio in tempo perché rimango immobile appena vedo la persona che è di fianco a me e che molto probabilmente sta aspettando il suo doppio caffé americano.
È vestito con un completo elegante, perché dovrà andare in ufficio.
La cosa positiva è che lui non mi ha visto e spero che continui così.
Sospira, allentandosi il nodo della cravatta mentre tiene gli occhi sul suo cellulare.«Ecco a te» la voce del barista, attira la mia attenzione su di lui. «G-grazie» balbetto, per poi dargli i soldi.
Afferro la mia borsa, convinto che sia meglio uscire alla svelta prima che si giri verso di me.
Appena l'aria fredda colpisce il mio viso, faccio di tutto per non sbattere la testa contro al muro e mi limito a maledirmi mentalmente.
Riprendo fiato, chiudendo gli occhi.«Però - sussulto, girandomi di scatto - non pensavo che ti avrebbe fatto un effetto così devastante.»
È appoggiato al muro, con il caffé in mano e un braccio al petto mentre mi guarda come se fosse soddisfatto.
Sento la mia bocca tremare. Non so cosa dire.Poi, assottiglio gli occhi e mi lecco le labbra.
«Mi segui?» Gli chiedo. «E tu?»
Inclino la testa di lato, per poi bere il mio cappuccino. «No» rispondo.
Resta a guardarmi, senza dire una sola parola ma con un'espressione del cazzo sul viso.«Sei pentito?» Domanda. «Io? Se mi ricordo bene, sei stato tu a mettermi la lingua in gola. La domanda giusta, sarebbe se tu sei pentito.»
«Però tu hai ricambiato.»So benissimo, che questa cosa non finirà bene per me. Lui non è un tipo con cui poter giocare e l'ho capito, ma chissà, magari riuscirò a fargli capire che non è dio sceso in terra.
«Devo andare» gli dico, dopo aver buttato il cappuccino nel cestino.
Afferra il mio polso, così mi giro a guardarlo.
«Non sfidarmi, Jungkook.»Mi lecco le labbra, ridacchiando. «E perché? È così divertente farti incazzare» rispondo, senza pensarci.
Stringe i denti e afferra i miei fianchi, facendo scontrare la mia schiena con il muro.
Mette le mani ai miei lati e io lo guardo sorpreso.«Devi stare attento, perché potresti farti male - avvicina le labbra al mio orecchio - perché quando mi fai incazzare, mi fai desiderare di scoparti così forte da farti piangere.»
I suoi occhi incontrano i miei e sfiora la mia guancia con il pollice. «E so benissimo che tu non sogni altri se non di essere preso.»
Ingoio un groppo, poi arriccio il naso.
«Hai un autocontrollo del cazzo.»
Schiocca la lingua, «lo so, per questo devi fare il bravo.»
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STRIP
FanfictionJungkook è tutto ciò che un ragazzo di vent'anni non dovrebbe essere: uno stripper. Lo è da quando era un ragazzino, per aiutare la sua famiglia che vive nei problemi economici da quando il padre è morto. Lui è sicuro di sé, arrogante, testardo e...