✨Lingerie

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Il babydoll è quasi effimero, una stoffa leggerissima d'un lilla chiaro, sfiora la parte superiore delle sue cosce il po' che basta per coprire l'intimo che gli fascia i fianchi e le natiche

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Il babydoll è quasi effimero, una stoffa leggerissima d'un lilla chiaro, sfiora la parte superiore delle sue cosce il po' che basta per coprire l'intimo che gli fascia i fianchi e le natiche.

Le bretelline sono così sottili.

Simone non crede d'aver mai indossato nulla di tanto delicato in vita sua.

Non sa neanche spiegarsi dove abbia trovato il coraggio d'acquistarlo, quel completo, se nemmeno nel privato della sua stanza riesce ad alzare gli occhi sul suo stesso volto, ché lo sguardo gli si ferma sempre all'altezza delle clavicole, dove una collanina ne sfiora le sporgenze.

Le mani, delicate, sfiorano il bordo della camicetta quasi con timore.

Osserva come le sue stesse dita risultino più delicate, circondate da quella stoffa.

E si sente in colpa, per quanto ci si sente bene.

Le guance sono in fiamme, d'una vergogna cattiva e crudele che non gli lascia scampo. Eppure le sue stesse gambe tremano nello spuntare da quella nuvola pastello.

Ed è così dolce, permettersi d'immaginarsi avvolto da braccia forti e amorevoli, lasciarsi andare completamente, confessare ogni piccolo, nascosto desiderio, tanto dolce quanto terribilmente distante, ché non crede ne avrà il coraggio, mai, di lasciarsi guardare a quel modo, e gli occhi gli si riempiono di lacrime.

Sei ridicolo.

Sei immondo.

Sei disgustoso.

"Sei stupendo".

E gli occhi saettano verso lo specchio, e alle sue spalle si staglia la figura di Manuel, immobile contro la porta.

Manuel, che lascia correre gli occhi lungo il suo corpo più e più volte, con interminabile lentezza, e Simone s'immobilizza, intrappolato nella vergogna.

E Manuel s'avvicina, inspira forte l'odore della sua pelle. Lo stringe per i fianchi, stropiccia la stoffa delicata per stringerlo contro il suo corpo solido, gli occhi incatenati nei suoi attraverso lo specchio.

Simone sente tutto il peso di quello sguardo schiacciarlo, gira il volto finché Manuel non lo costringe a guardarlo nuovamente, stringendogli il mento.

"Guardami"

"Io-io- Manuel, mi dispiace tanto, non so, io-"

"Shhh- di che ti dispiace amore? Sei così bello"

"Ti- ti piace?"

Manuel ride piano, nasconde il volto contro il suo collo, "io- Simone, ci sono così tante cose che vorrei farti in questo momento. Ma dovrei spogliarti, e sei così tanto bello, e io voglio solo guardarti".

E le sue dita, incredibilmente decise rispetto a quelle di Simone, sollevano la stoffa fino a scoprirgli lo stomaco, mostrando il bordo delle mutandine costellato da fiorellini ricamati che a Simone sono piaciuti tanto dal primo istante che vi ha posato su gli occhi,

"Cristo".

"Manuel"

"Sto qua amore, sto qua. Reggi questo per me, mh? Fa'il bravo, dammi una mano".

Gli lascia un bacio tra i ricci, sfiora le natiche di Simone con entrambi i palmi e freme quando il piccolo reagisce mordendosi le labbra, "Così tanto bello. Così bravo, mh? Che sei bravo tu, solo per me".

Manuel gli morde forte l'orecchio, gli schiaffeggia una natica con violenza e avvolge il braccio libero attorno alla sua vita, strofina l'evidente erezione contro la stoffa delle mutandine e abbandona ogni tipo di dolcezza, beandosi del tremore delle gambe di Simone.

"Lo sai cosa facciamo adesso amore? Adesso fai il bravo, ti stendi sul letto, e cominci piano piano a prepararti, mh? Mi fai vedere 'ste dita quanto' so brave ad aprirti per me.
Poi ci mettiamo qua, davanti allo specchio. Ti siedi sul mio cazzo e resti fermo, zitto e buono mentre io ti guardo con questa meraviglia addosso e il mio cazzo sprofondato nello stomaco.
E se vieni Simone, se vieni ti sculaccio finché non piangi".

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Non mi piace mi dispiace

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