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Simone ha messo una camicia con le maniche un po' larghe, quella sera.
È lilla.
C'ha due perline al posto dei bottoni sui polsini. Risalta che è una meraviglia contro la sua pelle,e Manuel s'è sforzato tantissimo per non buttarlo direttamente sul letto appena l'ha visto uscire dal bagno.
Ora, però, nel bagno ci si ritrova lo stesso - nel bagno del locale, con una mano infilata nei pantaloni di Simone e l'altra a reggersi contro il muro, Simone che gli si muove addosso, la bocca stretta attorno al suo collo per soffocare i gemiti.
E a Manuel non piace, che vuole sentirlo.
E vuole vederlo.
E vuole spogliarlo- togliergli tutto, meno che la camicia, lasciarla tutta sbottonata tranne i polsini, stretti stretti attorno alla pelle di Simone.
Riesce quasi a vederlo.
Simone lascia che il piatto della lingua risalga il suo collo e Manuel affonda una mano nei suoi ricci, lo tira via con violenza, lo guarda fisso negli occhi, "non ti scopo qua Simone. Smettila".
Simone si lascia andare ad un lamento, prova a riavvicinarsi e Manuel gli blocca i polsi, sfila via la mano dai suoi pantaloni e lo spinge contro il muro,
"senza che ti lamenti Simò, 'o sappiamo chi è che decide qua. Prima te fai vede' così, poi me trascini fuori, e adesso vuoi essere scopato in un cesso squallido mentre I tuoi colleghi c'aspettano di là? Che tanto o'sanno che sta succedendo, che mi stai a prega'd'esse scopato come 'no squallido ragazzetto. Che è amo' te vuoi fa' senti'? "
Simone annuisce, frenetico, e Manuel gli stringe forte la mascella tra le dita, lo costringe ad aprire la bocca," E n'vece no Simo', che qua non puoi fa' casino, e io ti voglio scopare finché non piangi. Adesso esci, saluti, e t'avvii in macchina, mh? Al resto ci penso io", dice, rafforza la presa sui polsi e sul volto, pressa i loro nasi insieme, "È guai a te se provi a toccarti Simo', giuro te combino così male sto culo che c'hai che n'te poi sede' pe'na settimana".
