Amore 2.0

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"Tu sei l'amore in ogni senso,  tu  sei amore,  l'amore non c'è se non ci sei tu Simo'. Senti, ci vieni al mare con me? Mh? Ne parliamo da vicino. Dimmi di sì, ti voglio portare in spiaggia, c'andiamo a vede' il tramonto".

E Simone,  forse per la prima volta nella sua vita, è rimasto senza parole.

Le dita intorno al telefono stringono tantissimo e vorrebbe così tanto lasciarsi andare e basta, senza farsi domande, senza fargli domande, ché Manuel sembra così euforico e radicalmente convinto di tutto quello che gl'ha detto, ma la paura d'una delusione imminente gli attanaglia il petto assieme alla più complessa confusione.

Simone, in breve, non ci sta capendo un cazzo.

"Manu,  ma l'hai capito che stai parlando con me, sì? Simone".

Dall'altro capo del telefono Manuel si lascia andare ad uno sbuffetto divertito.

"Eh, Simone. Sto venendo eh, non perdere tempo a farti bello che tanto già lo sei" esclama, poi butta giù.

Simone stacca il telefono dall'orecchio con lentezza disarmante, lo guarda come fosse prole del demonio,  e per buona misura si pizzica pure una guancia - e si fa male.

Poi si rende conto di tutto quello ch'ha fatto e sbuffa,  io appresso a questo sto perdendo il cervello.

Si morde il labbro.

Al mare.

Ti voglio portare al mare.

Amore.

Tu sei l'amore.

Si precipita giù.

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Non è vero manco per il cazzo che l'attesa aumenta il piacere.

Simone si sente morire,  gli tremano le mani,  sta sudando tantissimo e ha pure mal di stomaco. Sembra un soldatino di piombo,  stanziato sulla veranda in attesa di un segno,  un indizio, qualcosa, qualsiasi cosa che palesi l'arrivo di Manuel.

Niente. Niente nel niente finché il rombo della moto il niente se lo mangia,  e assieme al niente scompare anche l'ultimo barlume di calma che Simone conservava.

Correrebbe in casa ma le gambe non collaborano, quindi si limita a fissare inebetito Manuel che scende dalla motocicletta.

Ha l'impressione che si stia muovendo a rallentatore, e da qualche parte nel suo cervello parte una musichetta che ricorda vagamente la sigla di baywatch.

Riprenditi.

Manuel toglie il casco e scuote i ricci, gli sorride, mostra i canini.

Seh, vabbè.

Il più grande s'avvicina a passo svelto,  sta mantenendo una busta ma la lascia cadere senza cura per afferrare le guance di Simone con entrambe le mani e baciarlo lì, sulla veranda, sotto al sole e con gli uccellini che cinguettano e il cuore di Simone che minaccia di scappare via dal petto.

È talmente irruento che il piccolo si trova a dover indietreggiare finché non incontra il muro con fin troppa violenza, ché si fa male ed un mugugno tutt'altro che piacevole gli scappa dalle labbra e fa staccare Manuel. Gli rivolge uno sguardo così apprensivo e preoccupato che Simone si sente quasi in colpa d'essersi fatto male.

Il più grande gli accarezza una guancia e poi la bacia, Simone si rende conto di star tremando, "ti sei fatto male? "

"No- no, solo-solo il colpo- Manu che succede?  Che stai facendo?"

"Che intendi?"

"Tu,  io- che cos'è questo?"

"Sono io che ho capito che ti amo Simo'" mormora. Si china a raccogliere la busta abbandonata e ne tira fuori un pupazzetto piccolino a forma d'orsetto che regge un cuore.

È bruttissimo,  pensa Simone, È tanto tenero quanto brutto.

"È bruttissimo, 'o so. Ma non volevo veni' a mani vuote e c'avevo fretta d'arriva'."

Manuel porta una mano dietro la testa a scompigliare i capelli e con l'altra gli allunga il mostro. Simone l'afferra e si sorprende di quanto sia morbido al tatto,  sul cuore c'è scritto "sei la mia vita " e Simone improvvisamente è talmente felice che ha voglia di piangere.

"È vero?" mormora,  e Manuel evidentemente non capisce,  che aggrotta le sopracciglia e lo guarda confuso. Simone schiarisce la gola è sente le guance bruciare,  "quello che dice il pupazzo, è vero?"

E Simone s'aspetta sproloqui, parole infinite,  ma Manuel si limita ad annuire con gli occhi grandi e sinceri.
E allora non ce la fa più e le lacrime gli sfuggono, ma assieme ad un sorriso, e si getta addosso a Manuel con l'orso ancora in mano.

Manuel che lo tira sù e lo fa girare,  e il pianto si trasforma in risate che poi diventano schiocchi di baci e parole sussurrate.

Non ci vanno in spiaggia, restano in giardino con la piscina che fa da mare.

"Simò?"

"Mh?"

"Se schiacci la zampetta dell'orso parte barbie girl".

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Tentatissima di chiamarla "Amore 14"

"Un segno,  un indizio,  qualcosa, qualsiasi cosa"  presa da "Anastasia"

Non ha molto senso,  lo so.

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